
Fu, evidentemente, per questo motivo, che don Pasqualino Suraci, oltre a cerchi ed hula hop, aveva comprato anche tante corde per giocarci a saltello. La corda veniva tenuta ai due estremi da due ragazzi che la facevano roteare, tanto da formare al centro un, quasi invisibile, pallone da rugby di un paio di metri di diametro. Il giocatore doveva saltellare per evitare che la corda, una volta passatagli sulla testa, finisse contro le sue gambe, nel qual caso avrebbe perso ed avrebbe dovuto lasciare il posto al prossimo agonista. Uno dei due ragazzi, che tendevano la corda, contava i salti, uno, due, tre,..dieci, cinquanta … Vinceva chi avrebbe fatto più salti. In breve, quel pomeriggio, questo gioco prese il sopravvento su quello spesso praticato: la bandierina. Era un gioco molto semplice, non costava nulla, non c’era bisogno di attrezzature, solo di un fazzoletto e di tre linee, tracciate con un legnetto sul campo in terra.
Era bello l’oratorio. Si pregava si imparava il catechismo, ma soprattutto si giocava sino allo sfinimento. Si chiudeva poi sempre con la merenda di gallette e marmellata. Don Pasqualino sapeva proprio come fare a farci diventare buoni Cattolici.
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