Nessuna soluzione, nessun accordo per i precari del Comune di Messina. È ancora fumata nera a Palazzo Zanca dopo l’incontro tra i sindacati e la Giunta comunale nel corso del quale si è registrata una posizione diversificata anche tra gli stessi componenti dell’Amministrazione. La proposta di una stabilizzazione a 18 ore riguarderebbe un numero limitato, non oltre 60 unità nel 2016 e 50 unità nel 2018, mettendo a rischio ben 76 unità lavorative che non avrebbero la possibilità di essere stabilizzate e, quindi, con il rischio concreto di approdare alla misteriosa Società Resais, ancora da definire e che già per le organizzazioni sindacali regionali, in forma unitaria, è una soluzione irricevibile. «Se non si procede alla pubblicazione dei bandi – affermano il segretario della Cisl Fp Calogero Emanuele e del Csa Pietro Fotia – verranno vanificate le aspettative di tutti i 300 lavoratori, stabilizzati e stabilizzandi, che da oltre 25 anni sono a servizio di questo Ente e oggi perdono ogni speranza di poter avere un contratto a tempo indeterminato. La Giunta Accorinti – continuano – non può tornare indietro rispetto agli impegni assunti anche con deliberazioni di Giunta Comunale che prevedono una ricontrattualizzazione delle 89 unità stabilizzate da 16 a 21 ore e dei 49 vigili urbani a tempo determinato da 18 e 24 ore a 32 ore settimanali». Per la Cisl Funzione Pubblica e il Csa l’Amministrazione deve andare avanti «perché i tempi sono scaduti, considerato che deve procedersi alla pubblicazione dei bandi e quindi procedere alla selezione e pubblicazione delle graduatorie, per firmare i contratti entro il 30 dicembre». «Abbiamo chiesto di procedere con la stabilizzazione inserendo nella delibera e nel bando la ricontrattualizzazione e le risorse necessarie, rendendo così possibile quanto sino ad ora è stata solo una promessa e restiamo in attesa di una risposta dalla Giunta», concludono Emanuele e Fotia. «È una decisione politica che spetta all’Amministrazione e come tale se ne deve assumere le responsabilità delle scelte».