
“C’è bisogno di più politica industriale in Europa ma anche di politiche industriali in Italia“, dice ancora pur non sottovalutando “i provvedimenti presi dal Governo a sostegno degli investimenti e dell’occupazione e i primi positivi risultati che hanno prodotto“.
Ma quello che occorre mettere in campo, prosegue, è “un Progetto di politica industriale per il Paese che affronti e intervenga sulle debolezze competitive della nostra industri e sostenga l’innovazione e l’internazionalizzazione delle aziende unitamente all’attrattività dei territori per gli investimenti esteri” e rilanci la produttività. E per questo, chiede, “c’è bisogno di imprenditori più coraggiosi e lungimiranti ma anche di un sindacato che sappia mettersi in gioco nelle politiche industriali, nelle politiche di sviluppo territoriale e nella contrattazione con le imprese“.
Quattro le proposte che per questo la Cisl mette in campo e su cui lavorare insieme a imprese e governo: dimensione di impresa, decisiva per le prospettive di rilancio della nostra industria “perchè ci sono troppe piccole imprese e troppo poche grandi imprese“; credito, per cui separare, in Italia e in Europa, le attività di banca commerciale da quelle di banca d’investimento e riappropriarsi di competenze industriali capaci di accompagnare i progetti di investimento delle imprese e i programmi di sviluppo dei territori. Ma anche ricerca/innovazione, “perchè occorre investire di più nella ricerca e nella creazione di diffuse e più qualificate competenze degli imprenditori, del management e dei lavoratori“; e produttività, “condizione indispensabile per recuperare posizioni competitive nei mercati e per far crescere salari e occupazione”. (ADNKRONOS)