Reggio, “decapitati” i principali clan: arrestati anche gli avvocati Giorgio e Dimitri De Stefano, “intellighenzia della cosca”

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reggio cosche città mappaL’avvocato Giorgio De Stefano, dopo avere scontato una condanna a tre anni e mezzo di reclusione inflittagli nel 2001 per concorso esterno in associazione mafiosa, attualmente era libero. Secondo gli investigatori, ha sempre rappresentato, e rappresentava tuttora, “l’intellighenzia” della cosca De Stefano, capace di elaborarne alleanze e strategie, con un impronta tipicamente manageriale, individuando le attività criminali più lucrose da mettere in atto. Nell’operazione “Sistema Reggio” sono coinvolti, oltre ai De Stefano, capi e gregari delle cosche storiche cittadine come i Rosmini, i Franco, i Serraino e gli Araniti.

reggio cosche cittàL’avvocato Giorgio De Stefano, cugino di don Paolino De Stefano, viene indicato nelle intercettazioni come “massimo” referente della cosca. In manette anche Roberto Franco (56 anni), capo dell’omonima famiglia mafiosa federata ai De Stefano, i fratelli Domenico e Mario Vincenzo Stillitano, di 54 e 50 anni, rappresentanti apicali della stessa famiglia alleata della cosca Condello, Antonino Araniti di 38 anni e Giovanni Sebastiano Modafferi di 39 anni, elementi di spicco della cosca Araniti federata ai Condello, Antonino Nicolò di 64 anni, elemento di rilievo della cosca Rosmini federata ai Condello, e Dimitri De Stefano, 43 anni, esponente di spicco dell’omonimo cosca, nonché fratello del più noto Giuseppe classe 1969, attualmente detenuto e considerato il capo crimine di Reggio Calabria.

Figlio più piccolo di don Paolino, Dimitri fino ad oggi aveva sempre mantenuto una posizione piu’ defilata rispetto ai fratelli Giuseppe e Carmine, protagonisti assoluti della strategia criminale che ha portato il clan di Archi ad affermarsi come vero e proprio perno su cui si definiscono gli equilibri del direttorio della ‘ndrangheta reggina. Gli avvocati Giorgio e Dimitri, sono stati incastrati grazie all’indagine coordinata dai pm Roberto di Palma e Rosario Ferracane, che ha permesso di ricostruire l’asfissiante attivita’ estorsiva con cui clan De Stefano e Condello, insieme alle ‘ndrine loro collegate dei Franco, Rosmini e Araniti, hanno asfissiato per anni attivita’ economiche e commerciali di Reggio Calabria.

reggio calabria _ dall'altoI clan – ha svelato l’indagine “Sistema Reggio”, partita agli approfondimenti investigativi sulla pipe bomb che l’11 febbraio 2014 ha distrutto il bar “Malavenda” – non solo tenevano sotto scacco la maggior parte delle attivita’ commerciali della citta’, ma esercitavano anche in modo sistematico il potere di regolamentazione dell’accesso al lavoro privato, come la potesta’ di regolamentazione dell’esercizio del commercio. Bisognava chiedere permesso ai clan prima di assumere un dipendente e dare sempre la precedenza ai soggetti da loro indicati, bisognava chiedere l’autorizzazione – hanno scoperto inquirenti e investigatori – prima di aprire per aprire un attivita’ o un negozio nei “loro” quartieri. Zone come Santa Caterina, storico quartiere cerniera fra Archi e la citta’, finito al centro di feroci faide prima e durante la seconda guerra di ndrangheta, quindi spartito in regime di concordia dopo la pax mafiosa del ’91. Oggi, li’ a comandare per conto dei due casati erano i Franco, espressione dei De Stefano, tramite il loro massimo esponente Roberto Franco, e gli Stillitano, famiglia storicamente condelliana, oggi gestita dai fratelli Mario Vincenzo e Domenico Stillitano. Tutti e tre sono stati arrestati questa notte dagli uomini della squadra mobile, insieme ad altre otto persone, fra cui Antonio Araniti e Giovanni Sebastiano Modafferi, elementi di spicco del clan Araniti, Antonino Nicolo’, pezzo da novanta della cosca Rosmini.

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