Opportunità del Masterplan per il Sud: si apra il dibattito partendo dalle programmazioni strategiche in essere

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Il Masterplan per il Mezzogiorno è il documento strategico presentato dal Governo e contenente le linee di per lo sviluppo del Sud del Paese, con risorse per 112 miliardi di euro da qui al 2023. Il Masterplan si articolerà in 16 Patti per il Sud, uno per ognuna delle 8 Regioni e delle 8 Città Metropolitane che definiranno gli interventi prioritari e trainanti, le azioni da intraprendere per attuarli e gli ostacoli da rimuovere, la tempistica, le reciproche responsabilità. Patti che dovranno essere sottoscritti entro il 2015 per consentire l’avvio delle progettualità già dal gennaio 2016. Dopo le polemiche per l’inspiegabile esclusione della sola città metropolitana di Messina, risolta in una pronta, silenziosa e sospetta reintroduzione (segno di una evidente e gravissima dimenticanza), solo ultimamente si sta riaccendendo il tema di come cogliere compiutamente e operativamente quest’ultimo treno per lo sviluppo. In questi giorni lo hanno fatto il prof. Michele Limosani e i deputati Enzo Garofalo e Gianpiero D’Alia, chiedendo come si intenda procedere operativamente per proporre una strategia valida per tutti i 108 comuni, ragionando in termini autenticamente metropolitani. In realtà il tema si salda a doppio filo con il caos istituzionale e normativo legato alla riforma degli enti intermedi in Sicilia, alla travagliata istituzione delle Città Metropolitane nella loro versione isolana e al superamento delle Province Regionali. In altre parole le difficoltà che Messina sta scontando nel suo essere artefice del proprio destino, nel difendere i propri interessi nei tavoli istituzionali sono proprio legate, a mio avviso, ad un evidente problema di governance. Messina fu individuata come città metropolitana dal legislatore regionale quasi trenta anni fa. La riforma regionale istitutiva delle nuove Città Metropolitane è tuttavia ancora in itinere, e mentre prosegue la fase commissariale, manca un soggetto politico capace di proporre una visione condivisa, coordinare e di rappresentare gli interessi di area vasta. Non lo riesce a essere il Comune di Messina, perché continuamente delegittimato politicamente. Ma non lo riesce a essere neanche la Città Metropolitana, ancora invischiata in una transizione senza fine. E non credo sia un caso se la stessa Autorità Portuale, la Camera di Commercio, la Corte di Appello siano a rischio soppressione e/o accorpamento. Se le Ferrovie dello Stato stiano dismettendo e se la presenza dello Stato in città, come dimostra la contrazione dei presidi e delle attività militari, si stia riducendo. Tutto ciò, probabilmente per quella afasia dovuta a polemiche locali e caos istituzionale. In questo scenario sconfortante occorre immediatamente avviare un confronto tra attori istituzionali e portatori di interessi, forze sociali e organizzazioni di categoria, come peraltro invocato a gran voce dal Presidente di Confindustria Schipani un paio di giorni fa. Lo si faccia immediatamente, si faccia veramente “sistema”, si avvii un dibattito che parta dalla programmazione già in essere. Occorre evitare improvvisazioni, il tempo è poco ed è necessario prendere con la dovuta serietà le attività di programmazione strategica e le progettualità già sviluppate. Per questo ritengo che il confronto debba partire dai due grandi strumenti di programmazione strategica e di lungo periodo già adottati: il Piano Territoriale Provinciale e il Piano Strategico Messina 2020. Due strumenti frutto di una lunga fase di analisi, con una visione strategica, delle priorità e degli interventi già individuati a partire dalle istanze giunte dal territorio e dalla società civile. Si può discutere di nuovi obiettivi e diversi progetti, ma non si possono ignorare le scelte già operate, gli indirizzi adottati, specie se di lungo periodo. Da questi occorre prendere le mosse, magari emendandoli, aggiornandoli. Tuttavia, questa deve essere la base di confronto dalla quale estrapolare gli indirizzi da proporre nel prossimo “Patto per il Sud di Messina”, uno strumento che si dovrà caratterizzare per la sua capacità di una visione inclusiva di tutto il territorio in grado di esaltarne le vocazioni e per la stretta interconnessione con le altre tre Città Metropolitane di Palermo, Catania e Reggio Calabria che può restituire alla Città dello Stretto una nuova centralità.

Gaetano Majolino

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