Il pm ha ricevuto il riconoscimento a margine di una cerimonia pubblica che ha visto sfilare le autorità
Accorinti, in particolare, ha voluto concentrare l’attenzione sull’importanza culturale della lotta per la legalità: “non possiamo pensare di delegare il contrasto alla mafia ai magistrati. Nino è un simbolo – ha affermato il primo cittadino – ma ciascuno di noi deve inserire il proprio tassello per ripristinare il diritto. Noi, oggi, ribadiamo che vogliamo sapere tutto, perché l’ombra della trattativa fra Stato e Cosa Nostra non fa stare tranquilli gli uomini onesti“.
Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha voluto presenziare in nome e per conto del più antico Parlamento d’Europa, che ha ospitato martiri come Pio La Torre e Piersanti Mattarella. Duro il suo richiamo alla politica, che deve sviluppare in sé gli anticorpi per intervenire prima delle vicende processuali, evitando di lasciare i magistrati da soli con le loro scorte. E proprio agli agenti delle forze dell’ordine ha fatto appello il pm Sebastiano Ardita: “lo Stato – ha sottolineato quest’ultimo – sono i carabinieri, la polizia, la finanzia, gli uomini della scorta che rappresentano la difesa fisica dei valori che oggi vogliamo celebrare. Messina, dopo aver dato natali a insigni giuristi, magistrati e uomini di cultura, vive oggi questa festa, che è la vera festa dello Stato”.
Un accento diverso lo hanno utilizzato il padre di Antonino Agostino ed il giornalista Pino Maniaci. Il primo da anni tiene la barba incolta e ha promesso che non la taglierà finché non sarà fatta chiarezza sulla morte di suo figlio, assassinato – a suo giudizio – da “servizi deviati dello Stato”. E proprio sulla contiguità di certi settori dell’apparto statale è tornato polemicamente Maniaci, ricordando come nel quartiere fieristico fosse presente “la parte pulita dello Stato. Ma fino a che punto – ha chiesto con tono incalzante il giornalista – ci sono state commistioni?”.
Una domanda a cui ha indirettamente risposto, a margine della cerimonia, lo stesso Di Matteo: “Qui il male si è espanso a tutti i livelli e sarebbe sciocco negarlo. Magistrati, uomini di Chiesa, sindacalisti, agenti sono stati assassinati. Dalla Sicilia, però, è partita l’azione di contrasto. Falcone, Borsellino, Cassarà, Livatino…c’è stato anche il massimo del bene! Da qui parte la ribellione alla mentalità mafiosa e questo per me è davvero l’elemento importante”.