Giuseppe Iannicelli venne ucciso per questioni legate al traffico di droga nella Sibaritide? E’ l’ipotesi che sembra prendere piede alla luce del contenuto del fermo eseguito dalla Guardia di finanza su disposizione della Dda di Catanzaro nella recente operazione ‘Gentleman’. Insieme a lui, il 16 gennaio dell’anno scorso, c’era anche il nipotino Nicolino Campolongo, chiamato Cocò, di soli tre anni, e la sua compagna. Tutti e tre sono stati uccisi e bruciati in auto in una frazione di Cassano Jonio. Nel fermo emesso dalla Dda di Catanzaro non viene contestato l’omicidio ma il quadro che emerge grazie alle dichiarazioni del pentito Pasquale Perciaccante sembra andare nella direzione di contrasti legati al narcotraffico. Il collaboratore di giustizia ha raccontato che il boss Franco Abbruzzese ”Dentuzzo” e Filippo Solimando (colpito dal recente provvedimento di fermo) hanno più volte intimidito Iannicelli al quale rimproveravano di non essere in grado di controllare lo spaccio a Cassano, mentre il fratello Battista Iannicelli ha riferito che Luigi Abbruzzese convocava continuamente Giuseppe Iannicelli a Timpone Rosso per contestargli di rifornirsi di stupefacente da canali autonomi. Perciaccante ha riportato un episodio in cui Giuseppe Iannicelli lo chiamò riferendogli che a casa sua erano arrivati Franco Abbruzzese ”Dentuzzo”, Nicola Acri e Filippo Solimando armati di kalashnikov. Il boss del clan degli Zingari gli chiese di uccidere Giuseppe Romeo minacciandolo che altrimenti lo stesso Iannicelli sarebbe stato ucciso e gli disse inoltre che avrebbe ucciso Giambattista Atene. ”Giuseppe Iannicelli non potè che accettare -racconta Perciaccante agli inquirenti- ma quando si rese conto di non essere in grado di uccidere Romeo, chiede aiuto a me che, per come ho già dichiarato, unitamente agli Abbruzzese, ho partecipato effettivamente all’omicidio di Romeo. Sempre in quel periodo, ho potuto constatare che Filippo Solimando, così come ”Dentuzzo”, era latitante e che i due si nascondevano insieme”.