
“Ne viene fuori un profilo di magistrati, che sono più vicini al popolo nel nome del quale amministrano la legge, rispetto a ciò che appare. Normalmente appare una figura solitaria o eroica, o talvolta anche antipatica, ma in questo caso viene fuori solo la semplicità, il sentire di un magistrato”, dice. Marzia Sabella racconta nel libro tanti episodi, cita molti colleghi, poliziotti, con cui ha lavorato. Ma non fa mai cognomi. Si limita a chiamarli per nome. ‘Nostro onore’ si apre con l’arresto di Provenzano: “Solo dopo averlo visto con i miei occhi mi sono convinta che Binnu, il latitante di Corleone, l’avevamo preso veramente – scrive – Il viaggio da Palermo a Montagna dei cavalli, la contrada dove si nascondeva, l’avevo fatta tutto a ripetere: “Michè (il pm Michele Prestipino che con lei a coordinato l’indagine), ma siamo sicuri che è lui?”. In questo libro si ride, ci si commuove, si piange. Se le chiedi qual è il suo ricordo più intenso, Marzia Sabella, quasi si emoziona: “Le mie prime indagini che iniziano con la pedofilia che non riuscivi a lasciare nell’armadio o nella scrivania”. Sabella racconta nel libro, ad esempio, il suo rapporto con Pio Pio, il bimbo del quartiere Ballarò, vittima degli orchi, da cui il magistrato impara che “la condanna dei colpevoli paga il conto alla giustizia ma non appaga nessuno”. “Tutti i bambini parlano – scrive nel libro – Tutti tranne Pio Pio, il più piccolo, il pulcino. Eppure aveva patito oltre quanto la legge possa immaginare che sia reato. La madre che lo dà a chi paga, raccontano i fratelli”.
Ci sono vent’anni di storia di un magistrato. Vent’anni di racconti, di lacrime, di risate. Durante la presentazione, a Palazzo Steri a Palermo, l’attrice Stefania Blandeburgo ha letto alcuni stralci del libro, strappando tante emozioni al folto pubblico presente. Marzia Sabella dedica una parte del libro ai suoi ‘angeli custodi’, gli uomini della scorta, che non l’abbandonano un solo momento. Che diventano dei fratelli, degli amici. Il libro si chiude con la sua indagine su Matteo Messina Denaro. “Non ne avrò altre – scrive il pm – Sono scaduta dalla Dda. Ciclo esaurito. Ci entri quando hai fatto poca esperienza e dopo dieci anni ci esci perché hai troppa esperienza. E’ una logica al contrario”. E oggi, durante la presentazione del libro, Marzia Sabella ha aggiunto, a voce, l’undicesimo capitolo. Quello della sua nuova esperienza alla Commissione nazionale antimafia. Con un grazie al Presidente Rosi Bindi, che l’ha voluta con se. E una promessa per il 2015: quella di smettere di fumare.