“La decisione del Giudice di sorveglianza di Reggio Calabria di far uscire da una cella il giornalista settantanovenne Francesco Gangemi, portato in carcere sabato scorso per scontare una condanna per diffamazione a mezzo stampa e per essersi rifiutato a rendere note fonti fiduciarie di notizie, va accolta con sollievo umano”. Lo dichiara il segretario della Fnsi, Franco Siddi. ”Resta pero’ lo sconcerto per la decisione a monte di mandare in galera un uomo di settantanove anni, per di piu’ malato – prosegue Siddi -, mentre la Corte Europea di Strasburgo condanna ripetutamente l’Italia per quello che rimane un mostro giuridico (il carcere per i reati a mezzo stampa). Una pena in assoluta sproporzione rispetto alla qualita’ del delitto contestato. Rimane percio’ l’amarezza che non si siano subito valutate le condizioni alternative per l’esecuzione di una condanna a pena detentiva”. ”A questo punto – aggiunge il segretario Fnsi -, ogni altro atto di equilibrio e umanita’ che possa riguardare il caso Gangemi potra’ essere preso in considerazione. La Fnsi e’ pronta anche a rivolgere un appello al Capo dello Stato perche’ possa considerare un intervento nell’esercizio delle facolta’ che gli attribuisce la Costituzione. Certamente urgentissimo e non ulteriormente rinviabile – sia alla luce delle nuovi recenti sentenze di condanna della Corte Europea sui diritti dell’uomo, sia in relazione all’ultimo caso di un giornalista condannato al carcere – la ‘riflessione’ sull’esigenza di pervenire a una disciplina piu’ equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa” sollecitata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del provvedimento di commutazione della pena che egli adotto’ alla fine del dicembre scorso nei confronti del direttore del giornale Alessandro Sallusti. La riforma del Codice su questo punto, gia’ all’esame della Camera, non puo’ essere davvero in alcun modo ulteriormente rinviata”.