Il gruppo “Porto Alegre” ha commemorato il compagno Peppino proponendo, all’oratorio di Scala Torregrotta, la visione del film biografico “Centopassi” del regista Marco Tullio Giordana. All’incontro ha partecipato Santo Laganà, presidente dell’Associazione Antimafie “Rita Atria” di Milazzo, il quale ha posto l’attenzione principalmente sull’evoluzione cronologica della questione mafiosa. Nel corso degli ultimi decenni si è assistito a notevoli cambiamenti riguardanti il legame tra la mafia e il territorio in cui è radicata. Se alla fine degli anni ’70, all’epoca in cui visse Peppino Impastato, la presenza della mafia era più tangibile e palese, ai giorni nostri essa risulta più difficile da percepire data la sua capillare diffusione all’interno della società. La contrapposizione tra mafiosi e non mafiosi oggi è più latente, la mafia riesce più che in passato ad infiltrarsi con maggiore facilità nella società e ad agire impunita e all’oscuro. Tutto ciò probabilmente è la conseguenza della legittimazione di modelli sociali scorretti, illegali, ingiusti. È proprio sulla differenza tra legalità e giustizia che si è soffermato Laganà. Spesso erroneamente si attribuisce ad entrambi i termini accezioni similari. Però il legale dall’illegale può essere più facilmente scisso, soprattutto attraverso l’applicazione e il rispetto delle leggi. La giustizia, invece, non sempre riesce a trionfare. Peppino Impastato ne è l’esempio concreto.
Il gruppo Sel Torregrotta-Monforte San Giorgio “Porto Alegre” ricorda Peppino Impastato
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