La Rivolta di Reggio 50 anni dopo, le parole di Natino Aloi: “ma quale fascisti, è stato un popolo a reagire” [INTERVISTA]

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    Foto StrettoWeb / Salvatore Dato
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La Rivolta di Reggio 50 anni dopo, le parole di Natino Aloi: “la città aveva bisogno di un interlocutore che non c’è mai stato e per questo ha reagito in quel modo”

Sono trascorsi 50 anni dalla Rivolta di Reggio Calabria, uno degli eventi più importanti della storia della Repubblica italiana e della millenaria civiltà reggina.  Natino Aloi è stato uno dei più autorevoli esponenti dei Moti e, durante il convegno dal titolo “la Rivolta di Reggio del 1970 tra società, cultura e storia”, ha dato uno spaccato di quello che fu quel periodo storico per la città dello Stretto. “La protesta è degenerata in rivolta – afferma Aloi- dopo che la città non ebbe un interlocutore serio con cui discutere e confrontarsi. A dire il vero, il Governo fece scendere a Reggio un sottosegretario che comunque non ebbe la credibilità per essere un punto di riferimento credibile per i reggini. In quella fase storica -sottolinea Aloi- Reggio Calabria era politicamente più debole rispetto a Catanzaro e Cosenza che avevano esponenti di spicco nell’esecutivo nazionale. Credo sinceramente – ammette Aloi- che se si fosse deciso dal primo istante la lottizzazione della Calabria (Catanzaro capoluogo, Cosenza Università e Pacchetto Colombo per Reggio Calabria) probabile che le cose sarebbero andate in maniera diversa”. “Fascismo? Non c’entra nulla, è stato tutto il popolo a rivoltarsi”, evidenza l’esponente della destra reggina. “Sulla mia tomba ci sarà scrittò: “amò Reggio e ne fu ricambiato“, conclude Aloi.

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