Reggio, “Panorama d’Italia”. La Lorenzin: “mi impegnerò per bloccare i tagli nella sanità”

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IMG_20140402_170145L’Italia spende in sanità molto meno di tutti gli altri Paesi europei, diciamolo, noi dobbiamo rendere migliore il nostro sistema, un sistema che deve essere in grado di affrontare i vari problemi del territorio”.

Ecco alcune dichiarazioni iniziali del Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ospite questo pomeriggio della città di Reggio Calabria, presso cui, nel Teatro Cilea, è stato addebito un palco-salotto, in cui la Ministro ha risposto a varie domande sul tema della sanità qui in Calabria, ma nel Paese in generale. Presenti all’evento, in vesti di  “intervistatori”, anche il Direttore di “Panorama”, Giorgio Mulè e il Direttore di Tgcom24, Alessandro Banfi.

Sono stati affrontati quest’oggi temi di grande attualità, riguardanti l’ambito sanitario e non, tra cui quello del bilancio della spesa pubblica e degli ingenti tagli nella sanità, di cui si sta tanto parlando, pari a ben 1 miliardo di euro:  “Tagliare la spesa pubblica è un bene per tutti – ha dichiarato la Lorenzin – bisogna renderlo evidente questo aspetto.  In Italia i tassi di disoccupazione sono altissimi, specialmente per i giovani, bisogna mettere in campo misure per creare lavoro e crescita e sicuramente una di queste si rifà all’abbassamento delle tasse, a rimettere nelle tasche degli italiani i loro soldi, dare loro fiducia. Farò di tutto – prosegue la Ministro –  affinchè questo miliardo che sta facendo tanto discutere non esca dalla sanità”.

È apparso chiaro che per la Lorenzin il recupero della spesa in ambito sanitario non può realizzarsi per mezzo dei tagli lineari (si ricordi che sono già stati effettuati tagli per 25 miliardi di euro).

La Calabria – ha sottolineato la Lorenzin – paradossalmente è una di quelle Regioni in cui si è speso di più e si è speso anche peggio.  Qui i farmaci innovativi, per esempio, non arrivano, la stessa cosa accade nel Lazio. Qui, esiste un deficit in organico pari a più di 3 mila persone. La sanità per il futuro ha bisogno di 10, 11 miliardi di euro e per avere questi soldi bisogna trovare una soluzione”.

E questo pomeriggio si è parlato anche di soluzioni, delle soluzioni che per la Ministro si potrebbero ottenere andando a monitorare le singole “voci” che non funzionano, così da poter recuperare, come lei stessa ha detto, “minimo 10 miliardi”.

Il Direttore Banfi, sempre in riguardo alle spese, si è anche pronunciato sul tema caldo dei costi standard, chiedendo alla Ministro delle delucidazioni in merito:

Mi sono occupata negli anni di federalismo e costi standard – ha risposto la Lorenzin – e posso dire che il Titolo V (quella parte della Costituzione italiana in cui vengono “disegnate” le autonomie locali) ha funzionato solo in poche Regioni settentrionali, come in Lombardia. I costi standard – continua l’ospite – si rifanno alla spesa complessiva della sanità e in questo, come ho già detto,  l’Italia non detiene di certo il primato, anzi”.

Ma ecco che “spunta” fuori dal dibattito un altro aspetto, sempre collegato all’ambito sanitario, pericolosamente preoccupante: fra pochi mesi, informa la Lorenzin, verrà messo sul mercato un farmaco che mira a sconfiggere l’epatite C (il nostro Paese ha il numero di malati di epatite C più altro), e solo parte del procedimento che fa parte della messa sul mercato del farmaco in questione costa un miliardo di euro.

Per la situazione in cui ci troviamo – spiega la Ministro – si corre il grave rischio di arrivare a dire a 500.000 italiani che non si possono curare per questa malattia. Io non sono una sindacalista del Ministero della Salute – afferma –  ma una che picchia duro sugli sprechi;  un taglio così ingente non risolve, dà la scusa a qualche Regione di non attivare i processi di riforma”.

In riferimento alla Calabria, la Ministro ha elencato essenzialmente due eventi negativi che negli ultimi anni hanno peggiorato ulteriormente la nostra posizione in tema sia di sanità che di economia: una cattiva governance e dei cattivi medici.

I commissariamenti – ha affermato la Lorenzin, riferendosi alla situazione comunale di Reggio Calabria e non solo – da una parte servono per riequilibrare il bilancio, ma prima o poi si deve pur uscire da questa fase, che deve essere transitoria. L’incremento dei processi da mettere in moto all’interno della rete sanitaria della Calabria – ha continuato – deve avvenire entro 6 mesi, e se questo incremento verrà fatto bene, la Calabria si potrebbe risollevare a livello nazionale in maniera significativa”.

In merito alla seria emergenza ospedaliera, per prima quella del servizio di pronto soccorso,  il Direttore di “Panorama” ha voluto richiamare l’attenzione non solo della Ministro in visita nella nostra città, ma anche dell’intera platea, su una lettera scritta da Alfonso Scutellà, padre del povero Flavio Scutellà, una delle non poche vittime della malsanità calabrese, indirizzata proprio alla Lorenzin: “La triste morte di Flavio descrive la condizione dell’intero Paese”.  Ecco le prime parole della lettera, lette pubblicamente quest’oggi proprio dalla Ministro.

Un tasto dolente quello della malsanità, che continua a mietere vittime, il più delle volte innocenti e ignare della situazione in cui ci troviamo. Ed un ulteriore tasto dolente per la Calabria è stato evidenziato da Banfi, nel ricordare il triste primato detenuto dalla nostra Regione, che si rifà al ritardo cronico dei pagamenti alle aziende: 2 anni e 4 mesi di ritardi nei pagamenti solo per Reggio Calabria, quasi 3 anni e mezzo per Catanzaro (solo per fare degli esempi).

Per evitare che continuino a presentarsi simili problemi – dichiara la Lorenzin –  stiamo valutando, tra le altre cose, l’ipotesi di inviare nelle Regioni, anche in quelle sub commissariate,  delle task force per garantire i servizi”.

Servizi che, osservando la nostra realtà, scarseggiano anche a causa della mancanza di organico negli ospedali; non è nuova, infatti, la polemica, ricordata anche questo pomeriggio, scaturita dalla mancanza di personale nell’Ospedale di Cosenza.

La Calabria – spiega la Ministro – richiede 380 medici e operatori sanitari. Riguardo questi, noi cittadini dobbiamo pretendere che siano i migliori medici, i migliori operatori sanitari, perché si deve puntare sulla meritocrazia. In questo ambito non ci possono essere raccomandazioni.  Noi abbiamo moltissimi giovani specializzati, soprattutto infermieri, che poi non hanno accesso al mercato sanitario. Lo Stato ha investito circa 370 mila euro in formazione, che non sono serviti a niente se poi non si lavora”.

IMG_20140402_163157Ed è proprio nel cuore della discussione, che tra il pubblico si sono viste varie donne, facenti parte della delegazione calabrese per la 194 (la legge sull’ammissibilità morale dell’aborto), all’improvviso in piedi di fronte al palco, contestando alcune dichiarazioni fatte dalla Lorenzin non molto tempo fa all’ “Avvenire”, sulla questione del calo demografico italiano. La portavoce del gruppo, che ha attirato l’attenzione non solo dei protagonisti del dibattito, ma anche di tutte le persone presenti, ha anche letto un breve comunicato, che esprime concetti semplici, ma nello stesso tempo diretti: “Non siamo macchine per la riproduzione” è stato detto, una dichiarazione fatta sempre in riferimento al piano nazionale sulla fertilità, su cui si era pronunciata la Lorenzin, rimarcando la necessità di avere dei figli almeno al di sotto della soglia dei 35 anni; “Una donna posticipa la scelta di diventare madre per altre ragioni, come la precarietà lavorativa, quella femminile, soprattutto, è allarmante. Madri se e quando preferiremmo deciderlo noi. Molti bambini nati in Italia sono stranieri e non vengono riconosciuti dallo Stato; che quest’ultimo si occupi di adozioni, di fecondazione assistita.  Nessuna donna può essere ostaggio di niente e nessuno”.

Ecco i passi salienti dell’intervento, a cui è seguita la pronta risposta della Ministro: “La 194 – ha voluto specificare la Lorenzin – fa parte della nostra cultura, della nostra legge. La questione del crollo demografico italiano non si può non affrontare, questa seria emergenza può riversarsi sul futuro del nostro Paese. Non è vero che nascono sempre più bambini dagli stranieri – conclude – in quanto gli immigrati di seconda generazione si rifanno al nostro modello culturale, non fanno bambini, quindi non si pone il problema richiamato adesso”.

In conclusione dei lavori, si è cercato di intavolare un quadro generale della situazione del nostro Paese, ricapitolando ciò su cui ci si deve soffermare.

Tutte le Regioni in piano di rientro – ha affermato a riguardo la Lorenzin – mi preoccupano (tra di esse c’è la Calabria), manca loro un pezzo di serenità per poter lavorare su un’idea, sui livelli essenziali di assistenza, che sono standardizzati, che devono essere un minimo accettabili per tutti. Con i tagli lineari – ribadisce la Ministro – alla fine si ammazzano quelle Regioni che vogliono uscire da una situazione di grave difficoltà.  Le Regioni meridionali non hanno potuto usufruire di quasi tutti i fondi degli articoli 20 (sul ripristino degli ospedali). La Calabria – ed è questo un punto essenziale su cui riflettere – adesso è nelle condizioni per poterne usufruire, bisogna muoversi, prestando attenzione anche alle minuzie, come al cibo che viene sprecato negli ospedali; per questo si potrebbe gestire meglio i turni di pranzo e cena, in modo tale che il cibo non si butti, attenzionando anche la gestione dei rifiuti ospedalieri. Per mantenere l’equilibrio – conclude la Lorenzin in questa prima giornata di eventi organizzati dalla Mondadori qui a Reggio – se mai ci si arriverà ad un equilibrio vero e proprio, si devono eliminare gli sprechi, si deve curare nel dettaglio ogni euro speso nella sanità, anche e soprattutto curando la sanità integrativa. E rimarchiamolo, aiutiamo i nostri anziani, non possiamo lasciarli soli!”.

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