Messina, dal 2 al 7 maggio arriva il Sistema Ribadier alla Sala Laudamo [FOTO]

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A Messina dal 2 al 7 maggio arriva alla Sala Laudamo il Sistema Ribadier pronto ad offrire un grande spettacolo

teatro vittorio emanuele messinaAdattamento e regia di Antonio Lo Presti in un unico atto dal testo di Georges Feydeau e Maurice Hennequin con Marialaura Ardizzone, Livio Bisignano, Giuseppe Capodicasa, Antonio Lo Presti, Marco Mondì e Claudia Zappia. La durata dello spettacolo è di circa un’ora e dieci minuti. In scena agiscono sei personaggi interpretati da: Marialaura Ardizzone, Livio Bisignano, Giuseppe Capodicasa, Antonio Lo Presti, Marco Mondì e Claudia Zappia. Feydeau è considerato, dopo Moliere il più interessante scrittore di commedie di Francia.

“Se vuoi far ridere prendi dei personaggi qualsiasi: mettili in una situazione drammatica e fa in modo di osservarli sotto un’angolazione comica. Ma soprattutto non lasciarli dire o fare nulla che non sia strettamente determinato dal loro carattere, innanzitutto, e poi dall’azione. Il comico è la rifrazione naturale di un dramma.”

Queste parole di Georges Feydeau (1862-1921) descrivono, secondo me, esattamente l’essenza dell’arte comica. In generale quasi tutte le opere di Feydeau hanno una struttura così detta ABA: in un determinato ambiente accade un avvenimento, l’azione procede in un posto diverso per tornare a concludersi, poi, nel luogo iniziale. Molto spesso egli utilizza marchingegni piuttosto complessi e descrive con meticolosità gli oggetti di scena e il loro posizionamento.  Era così meticoloso da essere definito da alcuni critici: “ingegnere della comicità”.

Dico questo perché non vorrei che si facesse confusione tra leggerezza e superficialità. Tutti noi attori e registi, quando ci troviamo di fronte alla commedia, proviamo un senso di colpa segreto, come se una voce ci sussurrasse all’orecchio: Cosa fai? Non sai che solo nel dramma puoi evidenziare la tua profondità d’animo? Non sai che dedicarti alla commedia sminuirà la tua figura artistica? etc…etc.

Lo stesso Feydeau si difende dagli uomini di cultura della sua epoca distinguendo con fermezza l’idea che il teatro sia letteratura. Egli afferma che il teatro è vita e che quindi come nella vita bisognerà adeguarsi a parlare. Il teatro non è un pulpito dal quale declamare, ma un luogo in cui vivere un’azione.

Per questo motivo egli prestava enorme attenzione a definire le caratteristiche sceniche delle sue commedie ed, in modo ancora più maniacale, i caratteri dei suoi personaggi. Figure di varia umanità che egli estrapola dalla vita reale (era un assiduo frequentatore della vita notturna parigina tanto da avere un tavolo prenotato a vita da Chez Maxims) e trasferisce sul palcoscenico.

Georges Feydeau ebbe con gli anni un enorme successo di pubblico nei teatri parigini della sua epoca. Ma solo trent’anni dopo la sua morte fu finalmente accettato tra i grandi del Teatro ed entrò a far parte di quegli autori (Moliere, Checov, Pirandello ……..)  rappresentati ancora oggi perché, pur nella loro diversità, rimangono sempre attuali.

Tra le moltissime commedie (“Occupati di Amelia”, “Sarto per signora”,” L’hotel del libero scambio” etc.) “Il sistema Ribadier” è una di quelle che sfuggono allo schema descritto in precedenza. Essa si svolge, infatti, nello stesso ambiente in un arco di tempo continuo.

Nel “sistema Ribadier” un marito oppresso dalla moglie, vedova d’un uomo che la tradiva ad ogni occasione, cerca un modo per ……….. ma qui non vado più oltre perché non mi sembra opportuno svelare quale sia questo “sistema”.

Dice Feydeau: Organizzando le follie che scateneranno l’ilarità del pubblico mantengo il sangue freddo d’un chimico che dosa un medicinale. Inserisco un grammo d’intrigo, un grammo di libertinaggio, un grammo di spirito d’osservazione. Mescolo come mi riesce meglio. E prevedo a colpo sicuro l’effetto che produrranno.

Si può affermare che Feydeau sia stato un uomo di teatro in tutti i sensi. Egli aveva iniziato a scrivere commedie già da bambino dopo avere assistito ad una rappresentazione per la prima volta. In seguito aveva anche recitato in opere di Moliere e di Labiche.

Come avviene a molti attori egli aveva un’attenzione primaria alle qualità percettive del pubblico.

Sapeva e sentiva che per essere comunicativi bisogna in primo luogo comprendere il modo di ascoltare altrui.

Antonio Lo Presti

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