Enrico Crispolti presenta a Messina “l’invenzione futurista. Case d’arte di depero”

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StrettoWeb

Sala 3 - foto ArgentycaOnori di casa resi da Giovanni Cupaiuolo, coordinatore del collegio dei prorettori, nell’aula magna dell’Università di Messina, stamattina, alla sessione di presentazione de “L’Invenzione Futurista. Case d’arte di Depero”, la mostra-evento che si inaugura oggi alle ore 18 all’Ex Filanda Mellinghoff, promossa dal Museo Regionale di Messina in collaborazione con il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.  “Siamo molto grati al Museo per aver scelto l’Università di Messina come sede della presentazione della Mostra”, dice Cupaiolo. “Da parte del Rettore e di tutta l’Università l’apprezzamento e le lodi per la capacità e la vivacità nell’organizzazione di eventi di grande importanza in un contesto non sempre facile”.

Interviene, subito dopo, Sergio Alessandro, dipartimento regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. “Questo .- sottolinea – è un momento importante: si conclude un lavoro finanziato con fondi strutturali, tra l’altro uno dei primi lavori finanziato con questi fondi che arriva a conclusione. Altri due elementi importanti di questa mostra: la collaborazione con gli amici del Mart e la volontà di fare nostro il titolo e l’intenzione della mostra stessa. ‘L’Invenzione Futurista’ deve essere per tutti noi un invito a riflettere sul futuro di Messina e della nostra Regione, delle nostre attività culturali e dei nostri musei. In questo senso la direzione scelta dall’Assessorato che rappresento è il lavoro sul miglioramento della fruizione dei beni culturali”.

“Questa presenza a Messina è un’opportunità prestigiosa per il nostro Museo – aggiunge Gianfranco Maraniello, direttore del Mart, Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto –  specie considerato il contesto in cui ci siamo trovati a operare. Ringrazio le istituzioni messinesi, per l’accoglienza ma soprattutto per la disponibilità e la voglia di collaborazione che hanno dimostrato. In Italia e in Sicilia i beni culturali ci sono. Tocca a noi, ai musei e alle istituzioni organizzare momenti dal forte valore specifico come quello di cui si discute stamattina”.

“Questa mostra permette di ammirare una serie di opere straordinarieL'esposizione - Particolare, sezione editoria - foto Argentyca e fa nascere una riflessione precisa: quale può essere oggi l’eredità del Futurismo, l’unico grande movimento italiano di valenza internazionale? Una considerazione a parte merita l’ottimo allestimento del percorso espositivo che riesce ad esaltare la fattualità degli oggetti, creando situazioni ambientali che attirano l’attenzione su forma e fisicità delle opere”. Enrico Crispolti, storico dell’arte, professore emerito dell’Università degli Sudi di Siena, comincia così la sua relazione, “Il Futurismo come reinvenzione dell’universo”. “E’ proprio, da metà anni Dieci, che, in prospettiva problematica di ‘ricostruzione futurista’, si formula una partecipazione futurista siciliana anche nell’ambito plastico-visivo ambientale e comunicativo fra attività di Balla e più estensivamente di Depero, nella Sicilia orientale. Attorno alla Messina di Jannelli e de La Balza (che, fra l’altro, pubblicò il progetto disegnativo dell’ultima scultura polimaterica di Boccioni, già intuitivamente verso un’aspirazione plastica ‘sintetica’). Negli anni Venti – ricorda ancora Crispolti, la massima autorità nel campo degli studi sul Futurismo – la partecipazione pittorico?plastica futurista siciliana attraversa infatti anche (fra Rizzo e Corona, a Palermo) prospettive di produttività d’arredo e oggettuale consapevolmente nella mentalità della ‘ricostruzione’ (rispondendovi D’Anna a Messina). Una partecipazione temporalmente circoscritta ma certamente significativa, che, com’è noto, brevissimamente coinvolse la prima identità ‘moderna’ del giovanissimo Guttuso”. E la “partecipazione siciliana, nel quadro stesso del futurismo meridionale – sottolinea lo studioso – è fortemente distinta, proprio nei suoi caratteri di particolari nessi etnogeografici, in un proficuo caratteristico riscontro immaginativo con un dinamismo naturale e panico anziché con un dinamismo meccanico?metropolitano”. “Dal 1909 al 1944, anno della morte di Marinetti – conclude Crispolti – si realizza “un patrimonio di esperienze certamente ormai da definire ‘storiche’ ma dal cui ambito risultano operativi e stimolanti tuttora numeorsi nessi”.

Nessi, dunque, che ritornano anche nell’ideazione della mostra a Messina. “Il percorso espositivo del nuovo Museo dalla sezione archeologica si chiude, non a caso, con un’opera del 1907”, sottolinea Caterina Di Giacomo, direttrice del Museo regionale di Messina e curatrice dell’esposizione insieme con Nicoletta Boschiero del Mart. “Filippo Tommaso Marinetti, coordinatore e figura chiave del movimento futurista, ritarda infatti la pubblicazione del primo manifesto programmatico su Le Figarò, al marzo del 1909 proprio a causa del Terremoto di Messina messinese, che la storia conferma essere stato, un banco di prova della consolidata unità nazionale. Messina azzerata dal terremoto assume peraltro una valenza eccezionale, specie per il fervore e la volontà di rinascita delle prime fasi ricostruttive, nell’immaginario dell’avanguardia italiana, mentre un manipolo, nell’accezione hegeliana del termine, qui quanto mai calzante, di intellettuali a ridosso della incombente Grande Guerra, partecipa all’affermazione degli ideali rivoluzionari futuristi addirittura promuovendo nel 1915 la pubblicazione della rivista ufficiale La Balza  in sostituzione de Lacerba. La mostra ‘L’Invenzione Futurista’ ci sembra possa riallacciare quel cordone spezzato, nell’esigenza di proiettarci oltre, reimpossessandoci di quel XX secolo offuscato dal perdurante trauma della catastrofe. Anni a torto dimenticati, come già segnalava la rassegna organizzata al Museo nel 1998. Con questa mostra si fa quindi un altro passo verso la modernità, si indaga il momento della virata decorativista del futurismo attraverso Depero, personaggio incredibile, affascinato dal meridione, che a Messina intrattiene proficui rapporti e mantiene lunghi sodalizi, per quella strana alchimia che più volte si è stabilita tra due regioni come il Trentino e la Sicilia, agli antipodi climatici, geografici, culturali dello Stivale, non ultimo durante la lunga e faticosissima gestazione di questa mostra. E con questa alchimia, celebriamo anche la riapertura della Filanda e l’importanza di questo spazio espositivo. Celebriamo un cordone che da oggi non è più spezzato: quello tra Messina e il Futurismo, un rapporto all’interno del quale nell’immediato post terremoto e nei decenni successivi sono state scritte pagine eccellenti di storia messinese”

Collaborazione proficua,”incastro” di storie e territori. L'esposizione - Balla, Fiore futurista - Foto ArgentycaEd ecco la mostra, che presenta, tra l’altro, opere di Balla, Severini, Prampolini, Soffici, Crali, e molte opere editoriali, “La Balza” anzitutto, attorno alla produzione di Fortunato Depero e alle “Case d’arte”. “Depero – ricorda la cocuratrice Nicoletta Boschiero, responsabile mostre e collezioni del Mart e responsabile della Casa d’arte Futurista Depero – svolge la sua attività artistica in ambiti diversi. Non esplora soltanto il classico (pittura e scultura) ma lavora sul design, sulla pubblicità, produce arazzi e questa mostra è in grado di raccontare a 360 gradi la sua attività artistica attraverso una serie di opere ritenute simboliche. Con una premessa ed una conclusione dedicata al futurismo e ai futuristi, compagni di viaggio di Fortunato Depero”. E, più nel dettaglio, aggiunge Boschiero, “quello che rimane del movimento alla fine del primo conflitto mondiale –– è quella più operativa, quella legata all’arte applicata. Nel 1915 la dinamica dell’immaginazione non si presta più all’assolutezza dei teoremi elencati nei manifesti di Marinetti, ma si piega a sostenere la proposta di Giacomo Balla e Fortunato Depero in ‘Ricostruzione futurista dell’universo’, il cui programma racchiude il sogno di un’opera d’arte totale, capace di inglobare tutti i linguaggi della ricerca artistica, producendo testi poetici,oggetti, arredi, pubblicità e design ripensati con estro e divertimento. futuristi, durante la guerra mondiale e nel periodo immediatamente successivo, non rinunciano ad affermare la propria identità, sebbene i loro principi risultino indeboliti. Depero, rientrato definitivamente a Rovereto nel 1919, dopo aver trascorso un periodo di apprendistato a Roma e poi a Capri, durante la guerra, si adopera per seguire i dettami futuristi espressi nel manifesto ‘Ricostruzione futurista dell’universo’. L’apertura della casa d’arte è da intendersi come promozione dell’arte applicata in uno spirito di rinnovamento e di ricerca, come un laboratorio in cui si realizzano le idee. Quando, terminata la guerra, Depero torna a Rovereto l’artista improvvisa, in una stanza di pochi metri quadrati in via Vicenza, la sua officina. E già nell’agosto 1920 Depero si trasferisce nella nuova sede di casa Keppel in via Due Novembre (oggi via Santa Maria 44). All’inizio si limita alla produzione di arazzi e cuscini con l’intento di creare un ambiente atto ad accogliere ‘l’arte avanguardista’. E dai quadri in panno che incontrano subito il favore del pubblico, accresce la propria attività ampliando la gamma di prodotti da presentare, realizzando dunque oggetti d’arte, mobili, giocattoli, maquettes”.

Oggi alle ore 18:00 avrà luogo l’inaugurazione nella sede del Museo, alla presenza dell’Assessore regionale Beni Culturali Antonio Purpura, del dirigente generale del dipartimento regionale Gaetano Pennino e delle autorità regionali e cittadine. La mostra, oggi free entry fino alle ore 22, sarà aperta sino a giorno 15 novembre (dal martedì al sabato biglietteria ore 9,00/18,30 e chiusura 19,00, domenica e festivi biglietteria ore 9,00/12,30 e chiusura ore 13,00, lunedì chiusura, biglietti intero euro 8,00, ridotto euro 4,00, gratuità ex D.M. 20 aprile 2006, n. 239, prenotazioni tel. 090 361292 – fax 090 361294, mail museo.messina@regione.sicilia.it, urpmuseome@regione.sicilia.it).

Info e contatti stampa: cogliani.itam@gmail.com – tel. 329 8346593

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