Reggina, i numeri oltre le riflessioni

La Reggina non ha l'obbligo di andare in Serie A, quantomeno quest'anno. Quanto arriva, dunque, è tutto guadagnato. Ha però l'obbligo di provarci e su questo nessuno può muovere alcun dubbio. Ma, oltre a queste riflessioni, cosa dicono i numeri?

StrettoWeb

Criticare eccessivamente, severamente o duramente questa Reggina non è solo fuori luogo, ma risulta anche quasi blasfemo. Basta ricordarsi come (cioè con quale punteggio e con quale atteggiamento) si perdeva non 14 anni, ma 14 mesi fa. E il nostro pensiero, su questo aspetto, lo abbiamo già espresso in altro articolo. La Reggina non ha l’obbligo di andare in Serie A, quantomeno quest’anno. Quanto arriva, dunque, è tutto guadagnato. Ha però l’obbligo di provarci e su questo nessuno può muovere alcun dubbio. E’ chiaro che poi, oltre alle riflessioni, ci sono i numeri, e su quelli c’è ben poco su cui dibattere. Numeri sono e tali restano.

  • Da quatto partite, ad esempio, la Reggina va sempre in svantaggio. In tre casi ha provato a riprenderla, pareggiando, ma solo in uno di questi (Ternana) ha ottenuto punti. Nel girone d’andata è accaduto quasi sempre il contrario. Da quattro partite, quindi, la Reggina subisce almeno un gol.
  • Negli ultimi due mesi, poi, ad esclusione  di Reggina-Ternana, gli amaranto non hanno mai segnato più di un gol in una partita. L’ultima volta fu Reggina-Brescia, 4 dicembre. Da lì in poi, ben otto partite e solo una volta, come detto, sono arrivati i due gol. Anche in questo caso nel girone d’andata è accaduto quasi sempre il contrario.
  • Prima di ieri, la Reggina aveva subito solo un rigore contro in questa stagione, in casa contro il Perugia. A Palermo è già record: in una partita, subiti due rigori, più di quanto non si è fatto per più di un girone.
  • Ci sono poi numeri che rispetto all’andata non sono cambiati. Sono quelli relativi alla produzione offensiva, leggasi occasioni create, corner conquistati, possesso palla o pressione in area avversaria. Ma sono anche quelli relativi alla difesa, ovvero le parate realmente effettuate dai portieri amaranto (anche ieri Contini, al netto di due gol, non è mai stato chiamato in causa). In questo caso, però, a cambiare rispetto all’andata è la capacità di rendere questi numeri realmente concreti ai fini dei punti in classifica. Da una parte, quindi, essendo questi numeri uguali all’andata, la consapevolezza che la Reggina è sempre viva e non si è snaturata nel gioco e nelle idee, per cui non c’è da perdere la fiducia. Dall’altra, però, anche la presa di coscienza che la brillantezza – generale ma anche di qualche singolo – non è la stessa di settembre se ad oggi si riesce a mettere in pratica solo una parte di ciò che si produce.

Sono momenti. Nel calcio sono sempre esistiti. Pensiamo proprio alla prima parte di campionato di Sudtirol e Palermo, ad esempio. Pensiamo alla crisi del Genoa pre Gilardino. O, in A, pensiamo alla preoccupante involuzione del Milan o alla disastrosa Juve di inizio stagione. Nel corso di un torneo i momenti di appannamento possono arrivare e, senza timore di smentita, possiamo tranquillamente affermare che quello della Reggina è adesso. Chi conosce la Serie B, poi, sa bene che è ad aprile che si “entra in fibrillazione”; che è ad aprile che si tirano le linee e si fanno i calcoli; che è ad aprile che bisogna arrivare pronti fisicamente e mentalmente. Non abbiamo la bacchetta magica sulla Reggina, possiamo solo sperare che i numeri di cui sopra tornino ad avvicinarsi a quelli dell’andata.

Condividi