Ponte sullo Stretto di Messina, l’importanza del progetto a campata unica

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Ponte sullo Stretto di Messina, Inverno demografico e carenza infrastrutturale

di Tiziana Drago * – Un tempo, i villaggi, comunità di nuclei familiari, nascevano lungo i corsi d’acqua. I fiumi, ad esempio, fungevano da vere e proprie fonti di vita e non solo: rappresentavano a tutti gli effetti vere e proprie vie di comunicazione… Oggi, le giovani coppie scelgono di “insediarsi” laddove la rete infrastrutturale è efficiente. Le famiglie scelgono di abitare laddove è possibile con facilità raggiungere asili nido, scuole, ospedali, palestre: insomma scelgono di dar vita a nuovi nuclei familiari laddove la conciliazione dei tempi lavoro famiglia è più armonica, strutturata e consolidata.

Da qualche decennio, infatti, stiamo assistendo ad un progressivo spopolamento di quelle zone storicamente conosciute come “terre fertili”, in tutte le sue accezioni e significati. Assistiamo, ormai, al fenomeno a tutti noto, secondo un’espressione utilizzata da esimi demografi ed economisti, come “inverno demografico”, caratterizzato sia da un decremento delle nascite che dall’emigrazione giovanile. In quest’ultimo caso ci riferiamo alla cosiddetta generazione core, ovvero ai giovani compresi tra i 19 ed i 39 anni, la cui presenza in un Paese è preziosa per tanti motivi: come risorse umane, culturali, lavorative; come impulso all’economia, essendo coloro che, completati gli studi ed inserendosi nel mondo del lavoro, reimmettono nel mercato quanto guadagnato, stimolando l’indotto. Immaginiamo una coppia di trentenni che nel metter su famiglia acquista casa, automobili, mobili, genera figli, con conseguente fruizione di beni e servizi. Ma la logica semplicità di una tale lettura, appare complessa a chi debba assumere responsabilità governative. In verità, la cultura dell’austerity non ci ha mai abbandonato, impostando tutte le azioni di governo nell’ottica della spesa e non dell’investimento. Manca una visione macroeconomica.

Da “siculo-italiana”, ad esempio, in un momento storico in cui si dibatte molto sulle candidature a  presidente della regione, evidenzierei due obiettivi che il futuro Presidente di una delle 5 regioni a statuto speciale dovrebbe perseguire, ovvero l’attuazione dello Statuto Regionale Siciliano, in tutte le sue componenti, e la costruzione del Ponte sullo Stretto. Nel primo caso, basti evidenziare come siano trascorsi ben 76 anni dalla nascita dello Statuto più antico d’Europa e…mi fermo qui; nel secondo caso assistiamo ad almeno 20 anni di passi indietro, sugellati dallo stanziamento di 50 milioni di euro per lo studio di fattibilità (prima fase di progettazione) di un ponte a tre campate, in barba a  53 anni di studi e a tre fasi di progettazioni nel caso del ponte a campata unica. Ironia della sorte? Il progetto a tre campate, che viene presentato come innovativo, sia in sede istituzionale che nei salotti popolati da opinionisti più o meno avventati, in verità fu anch’esso scartato, insieme ad altre tipologie, al concorso di idee sulle modalità di realizzazione dell’attraversamento stabile sullo Stretto di Messina che ANAS lanciò il 28 maggio 1969. Quindi, quale sarebbe la ragione per cui occorrerebbe ricominciare con uno studio di fattibilità? Procediamo con un ragionamento per opposti: analizziamo i motivi che giustificherebbero a pieno titolo il ripristino della situazione ex ante, cioè quella subito precedente al famigerato decreto Monti del 2012 che pose fine all’iter di realizzazione del progetto a campata unica. Son 4 le fasi progettuali per la costruzione di un’opera? Bene, nel 2012 si era giunti alla terza fase di progettazione…

Proverò, quindi, ad elencare, i pilastri portanti per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina (a campata unica). Tale sintesi è il risultato dell’ascolto di tecnici che dagli anni ’70 seguono ”le magnifiche sorti e progressive”.

  1. Il Ponte sullo Stretto di Messina è un’opera cantierabile. Il vincolo principale del pilone del Ponte interferente con la ferrovia è stato superato con l’apposito spostamento nel 2013 dell’asse ferroviario nella località di Cannitello. Una decisione che testimonia l’avvio in concreto di una fase fondamentale di realizzazione del progetto.
  2. Non è un’opera costosissima: infatti il costo esclusivo per la costruzione del solo attraversamento sospeso su pile non supera i 4 miliardi di euro. Sembrerebbe che vi sia la disponibilità di un imprenditore a farsi carico dell’intero costo, in cambio della gestione del pedaggio, ad esclusione dei 2 mld relativi alle opere a terra, risorse queste ultime che potrebbero essere reperite, anche se in minima parte, stornando i 50 mln destinati allo studio di fattibilità del progetto ritenuto “innovativo” (innovativo per chi negli anni ’70 non era ancora nato) che potrebbe essere destinate, in alternativa, all’aggiornamento del progetto. Del resto nel 2020-21 i Presidenti delle regioni Sicilia e Calabria, Nello Musumeci e Antonino Spirlì, si resero disponibili a farsi carico di parte delle spese.
  3. Il Ponte sullo Stretto è stato già previsto dalla Unione Europea che nel 2005 l’ha inserito all’interno delle reti Ten-t, nel  corridoio ferroviario ad alta velocità Berlino-Palermo. La presenza dell’opera all’interno della rete Ten-t Berlino-Palermo è stata confermata dalla Ue di nuovo nel 2013. In sostanza il Ponte sarebbe, insieme all’asse Torino-Lione e al Terzo Valico dei Giovi, l’unico progetto infrastrutturale già approvato dalla Unione Europea!
  4. La costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina è stata in più occasioni già approvata dalla Regione Siciliana e dalla Regione Calabria, che hanno sottoscritto gli atti di Intesa Stato-Regione con l’approvazione del progetto preliminare nel 2003 e successivamente hanno anche raggiunto formalmente apposite intese nell’ambito del decreto legislativo 190/2002 ed espresso entrambe pareri positivi nelle Conferenze dei Servizi sul progetto definitivo nel 2012.
  5. E’ un’opera sottoposta a un procedimento ad evidenza  pubblica. L’appalto per la sua costruzione è stato, infatti, aggiudicato al termine di una gara internazionale.
  6. Il Ponte sullo Stretto di Messina chiuderebbe di fatto il corridoio ad alta velocità ferroviaria che va da Helsinki fino a La Valletta. Oltre al salto tra Calabria e Sicilia, l’ultima tratta rimasta fino ad oggi scoperta nel corridoio Baltico-Adriatico era quella del Fehmarn Belt (il tunnel che collegherà l’isola danese di Holland con quella tedesca di Fehmarn), sul quale sono già partiti i lavori. Fuori dalla tratta ferroviaria europea rimane, quindi, solo il collegamento tra le due regioni italiane, Calabria e Sicilia…
  7. La costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina può essere finanziata attraverso diversi fondi comunitari : il fondo delle reti Ten-t o  le risorse del Recovery Fund. Necessita, quindi, revisione sulla ripartizione dei fondi.
  8. Attraverso la costruzione del ponte verrebbero messe in collegamento le aree urbane di Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Messina e Catania, e si offrirebbe a questa vasta area la possibilità di accedere a tre impianti aeroportuali, quelli di Catania, Reggio Calabria e Lamezia Terme.
  9. Il Ponte sullo Stretto di Messina rappresenta uno stimolo fondamentale per la modernizzazione della rete ferroviaria in Sicilia, oltre che dell’alta velocità anche alta capacità ferroviaria che dovrebbe collegare Salerno, Reggio Calabria, Messina e Palermo. Attraverso il collegamento stabile, quella che ad oggi è una rete locale diventa uno strumento strategico per i trasporti tanto di persone quanto di merci in chiave sostenibile. Inoltre, introduce nella Città di Messina un servizio metropolitano essenziale per la mobilità locale.
  10. Investire sulla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina significa investire nelle infrastrutture e quindi nello sviluppo del Mezzogiorno. Ad oggi le risorse previste per il Mezzogiorno nei prossimi cinque anni, comprese le opere in corso di realizzazione, non superano i 6 miliardi di euro. Troppo poco rispetto ai 40 miliardi di opere previste nel Centro Nord. Un disequilibrio che tradisce la logica del 34% di investimenti complessivi da stanziare per il Sud. I progetti finora finanziati per le opere infrastrutturali del meridione, e della Sicilia in particolare, sono i cosiddetti “progetti sponda”, cioè finanziati da EE.LL. , ma contabilizzati con fondi europei… Quindi nessuna novità!
  11. Il Ponte sullo Stretto di Messina potrebbe (siamo ancora in tempo) essere inserito nel Recovery Plan, perché il vincolo del completamento dell’opera entro il 2026 deriva da una errata interpretazione del nostro Paese: per la data del 2026 devono esclusivamente essere in corso avanzato i lavori con tutte le fasi realizzative e con il supporto analitico dei relativi stati di avanzamento lavori.
  12. Il ponte sullo Stretto di Messina azzera il danno causato dalla attuale insularità della Sicilia, un danno stimato dalla società Prometeia nell’ordine di 6 miliardi di euro all’anno in termini di mancato contributo alla crescita del Pil nazionale.

Il contesto geopolitico europeo sta rapidamente subendo dei cambiamenti sostanziali, per cui l’aerea dell’attività commerciale si sposterà inevitabilmente dal nord Europa al  Mediterraneo, per cui non si potrà protrarre per molto tale miopia politico-economico-legislativa.

Concludo allegando link (https://fb.watch/erpSzHJKCg/) di un webinar organizzato in pieno lockdown, allo scopo di comprendere “oggettivamente” lo stato dell’arte e dirimere ogni dubbio. Il tutto grazie alla partecipazione di tecnici, che da decenni, oltre ad offrire competenze, hanno anche donato parte del loro “cuore”!

Tiziana Drago, Senatore della Repubblica, Fratelli d’Italia (Articolo anticipazione di ‘Galileo’)

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