Reggio Calabria, l’imprenditore Quattrone si incatena al Cedir: “assolto dopo 12 anni, ma non mi restituiscono i beni sequestrati” | INTERVISTA

  • Imprenditore Quattrone si incatena Reggio Calabria
    Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
  • Imprenditore Quattrone si incatena Reggio Calabria
    Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
  • Imprenditore Quattrone si incatena Reggio Calabria
    Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
  • Imprenditore Quattrone si incatena Reggio Calabria
    Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
  • Imprenditore Quattrone si incatena Reggio Calabria
    Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
/
StrettoWeb

Francesco Gregorio Quattrone, noto imprenditore di Reggio Calabria, dopo più di 10 anni di “calvario” ha deciso di incatenarsi al Cedir per protesta: “io vittima dell’ingiustizia italiana”. Tutta la storia e l’intervista di StrettoWeb

Proprio due giorni dopo i referendum, che avevano il compito di porre l’attenzione anche su alcune dinamiche relative alla Magistratura italiana, arriva l’ennesimo caso di malagiustizia. Protagonista un noto imprenditore di Reggio Calabria, Francesco Gregorio Quattrone, che dopo più di 10 anni di “calvario” ha deciso di incatenarsi al Cedir per protesta. Un segnale forte, con l’obiettivo di attirare l’attenzione su un tema delicato e che è stato sollevato negli ultimi anni da tante persone, comuni e non.

“Sono incatenato al Cedir per l’ingiustizia italiana, esordisce Quattrone ai microfoni di StrettoWeb. Nel 2010, l’imprenditore viene posto agli arresti per associazione mafiosa. Dopo 20 giorni, però, il Tribunale della Libertà lo scarcera perché non ci sono i gravi indizi. Tutto finito? Macché: una mattina, infatti, “arrivano e mi sequestrano tutti i beni, ovvero due ristoranti, due pizzerie, un albergo e tutti gli altri beni, compresi i conti correnti, anche se in rosso. Mi lasciano – sottolinea – solo con 372 euro in tasca, dicendomi: ‘da oggi partite con questi'”.

Una mazzata, per Quattrone, che vorrebbe difendersi ma non ha il denaro per rivolgersi ad un Avvocato. Parla così con alcuni parenti legali, che provano ad aiutarlo, ma i tre gradi di giudizio gli confermano la confisca di tutti i beni. Dopo 10 anni dall’arresto, però, nel 2020 il processo si completa e, afferma, “vengo assolto per non aver commesso il fatto. E qui viene il bello: “mi dovrebbero tornare i beni – riflette l’imprenditore reggino – e invece non accade, perché sono definitivi. Così io presento un’istanza per la revisione del processo, ma il 25 maggio 2022 mi rigettano la proposta dicendomi che non si può fare nulla“.

Dopo oltre 10 anni, Quattrone non ne può più. Assolto dopo l’arresto e la confisca, non si vede più restituire quei beni che gli avevano ingiustamente tolto: “sono una vittima dell’ingiustizia italiana”, ammette amaramente. “Deve pagare qualcuno? E che facciano pagare chi ha sbagliato. Io ora posso solo gridare al mondo intero l’ingiustizia che c’è in Italia e se possibile correggerla”. Di seguito il video con l’intervista completa.

L’imprenditore reggino Quattrone si incatena: “io, vittima dell’ingiustizia italiana” | VIDEO

Condividi