“Ciro Russo era un figlio che ha smarrito la strada”: lo strazio di papà Carlo dopo la condanna

StrettoWeb

Ciro Russo condannato a 18 anni e 8 mesi, lo sfogo di Papà Carlo: “la mia battaglia inizia oggi contro tutte le disattenzioni che lo stato ha avuto nei riguardi di mia figlia”

Carlo Rositani, l’ormai arcinoto papà di Maria Antonietta che ha accompagnato la figlia nella sua sfida più grande dimostrando un cuore enorme, ha oggi pubblicato una riflessione dopo la condanna a 18 anni e 8 mesi di carcere comminata dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria a Ciro Russo, l’ex marito di Maria Antonietta Rositani. La condanna arriva per il tentativo di omicidio di quel maledetto 13 marzo 2019, quando l’uomo – evaso dai domiciliari dove si trovava ristretto ad Ercolano – ha raggiunto la donna e l’ha cosparsa di benzina dandole fuoco in via Frangipane.

Carlo Rositani, dopo la drammatica esperienza vissuta nella sua vita, oggi vuole sostenere tutte le donne succubi dei mariti violenti in modo particolare quando non ricevono il dovuto sostegno dalle istituzioni pubbliche: “la mia battaglia inizia oggi contro tutte le disattenzioni che lo Stato ha avuto nei riguardi di mia figlia e di tutte quelle donne che hanno denunciato e lo Stato ha fatto orecchie da mercante. Non mi fermo…vado avanti per cercare di arrivare con amore alla gente che ci governa per indurla a fare il loro dovere”.

E’ tanto il dolore che si legge nelle dichiarazioni di Papà Carlo che lotta da 3 anni per una tragedia che ha visto coinvolta l’intera famiglia Rositani. Sono stati mesi difficili per questa famiglia che ha rischiato di perdere una figlia, una sorella, una mamma e che per fortuna però grazie alla forza di volontà che contraddistingue Maria Antonietta, adesso sta ritornando a vedere la luce dopo un lunghissimo periodo di sofferenze atroci e grandi paure.

“Oggi in me c’è dolore, – afferma papà Carlo – Ciro Russo era un figlio: un figlio che ha smarrito la strada, avrei voluto che ciò non accadesse mai”. La Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado del luglio 2020 aggiungendo 8 mesi per la continuazione con una condanna per maltrattamenti nei confronti della ex moglie rimediato in passato. Al termine della camera di consiglio, la Corte ha accolto la richiesta del procuratore generale Gerardo Dominijanni e del sostituto pg Francesco Tedesco. Secondo l’accusa, quella di Russo fu un’azione pianificata. Con la sentenza dell’Onorevole Corte Di Appello di Reggio Calabria non è stata per noi famiglia Rositani una vittoria ma la naturale conclusione di una triste vicenda giudiziaria avvenuta tra le mura domestiche come tante altre triste storie di violenza che quasi quotidianamente avvengono in questa nostra povera Italia”.

“Non bisogna dimenticare mai che il criminale chi si comporta così è sempre una persona a noi cara che tradisce, offende, schiaffeggia, umilia fino a cancellare ogni ragione della mente di chi con convinzione fino alla fine dice  d’amare. E lo fa privo di cuore fino a chiuderle gli occhi uccidendo alle loro compagne anche l’ultimo respiro del cuore. Spesso queste donne sono anche mamme dei loro figli” continua Rositani.

“Che essere non essere è questo che si comporta così? Non riesco a chiamarli uomini. Ma sono pochi grazie a Dio questi “Mali” che affliggono gli’ amori di una coppia all’interno di una famiglia. Ecco perché non posso gioire per la giusta sentenza perché il condannato ovvero l’Orco “di turno è la stessa persona che fino a quattro anni fa viveva, respirava, dormiva tra le stesse mura domestiche di mia figlia e dei miei due nipoti Annie e William e accanto a loro la mia dolce mamma morta per il dolore non appena conosciuta la verità sul barbaro agguato alla sua dolce nipotina”.

“Infatti in quelle stesse mura abitava la mia dolce mamma, Maria Antonietta e il piccolo dolce cagnolino Diuk. Vittime di questa tragedia. Loro oggi non ci sono più. La mia stessa famiglia non è più la famiglia di ieri, afferma Rositani. Ciro per me era un figlio, la sua famiglia d’origine, una famiglia per bene, erano la mia stessa famiglia. Come si può gioire quando hai portato per tanto tempo nel cuore il bene dell’amore. Da Padre non posso essere felice perché ancora oggi ho nel cuore l’immagine di quel “Si” davanti a Dio sull’Altare. Su quell’Altare che unisce per la vita in serenità e amore un figlio e una figlia di questa terra. È il momento più bello della vita per noi esseri viventi di turno il giorno del matrimonio. E’ la scintilla da dove poi nasce la luce della famiglia”.

“I figli il bene più grande per noi genitori è ciò che resta di bello a chi viene dopo di noi a ricordo di ieri. Ecco perchè non gioisco, ma posso dire oggi di essere più sereno anche se in cuore mio da padre e da italiano che crede nella legge ero certissimo di questa giusta sentenza. Infatti In Primo Grado quel Giudice che aveva condannato Ciro non aveva sbagliato nel decidere nel dargli quella condanna ritenendolo sano di mente. Aveva avuto modo durante il lavoro del lungo processo di pronunciarsi senza alcun dubbio che “La violenza non è pazzia Ma è violenza e basta!”.

“Nella sentenza di primo grado, infatti, il gup del Tribunale di Reggio Calabria Dottor Valerio Trovato ha scritto che l’imputato ha pianificato “nel dettaglio il progetto criminoso“. Durante il viaggio da Ercolano a Reggio, “avrebbe potuto recedere dalla volontà di portare a compimento il piano. Invece, giunto in città ha contattato la ex moglie per verificare che fosse in casa, si è posto al suo inseguimento e, dopo averla trovata, ha realizzato la sua vendetta“. In quell’occasione prima della sentenza in aula, accanto al Pubblico ministero Paola D’Ambrosio, era presente anche il Procuratore capo Giovanni Bombardieri che ha sostenuto la tesi accusatoria e chiesto venga applicata la pena massima senza attenuanti”. 

“Siamo abituati a processi di mafia – ha detto Bombardieri – e quello davanti al quale ci troviamo di fronte è l’atto più grave commesso a Reggio Calabria”. È criminale chi si comporta così, un vigliacco criminale dalla mentalità patriarcale che si crede di essere Dio, re in casa. Un essere superiore alla donna a quella stessa Donna che diceva d’amare e che da essere sudicio pretende di proteggere a suon di privazioni schiaffi e umiliazioni la donna che avrebbe dovuto condividere la vita con lui”.

“Ai genitori – commenta papà Carlo – dico state accanto alle figlie dopo il matrimonio, loro sorridono ma spesso dietro quel falsi sorrisi si nasconde paura, terrore, disagio è morte. Ai fratelli e alle sorelle e agli amici  dico se vi accorgete di qualcosa che non va bene  non fatevi in questo caso “I fatti vostri” ma aiutate la persona che amate a uscirne fuori da quel fuoco che le brucia la vita senza sperare in una soluzione futura pacificatoria tra i due. Denunciate se lo ritenete giusto”.

“Questi esseri non esseri non cambiano! Hanno qualcosa dentro che li rendi diversi da tutti noi. Non hanno un cuore che sa veramente amare, dicono di amare e di avere un codice d’onore ma l’unico vero momento d’amore che hanno vissuto nella loro vita è solo quell’attimo del primo vagito che si legge negli occhi dei loro genitori. È il momento della nascita che è il vero mistero della vita dono di Dio. La vita che nasce da un atto d’amore dal grembo di  una madre. Dal grembo di una donna. La Donna è madre!”.

“Genera la vita ed ‘e il dono più grande insieme alla parola amore lasciato a noi figli da Dio. Da padre e da italiano non posso che dire grazie a tutta l’onorevole Corte D’Appello di Reggio Calabria. E un grazie grande dal cuore va ai nostri legali, gli avvocati Alessandro Elia, Massimiliano Santaiti e Maria Lombardo e poi alle associazioni che hanno aderito come Parte Civile UDI e Insieme per Mariana e infine un grazie ai nostri periti. Il dottore Taglieri, la Dottoressa D”Aniello e il Professore Marasco che hanno avuto modo di osservare e studiare il comportamento di ciro arrivando alla conclusione che quando Ciro Russo diede fuoco all’autovettura sulla quale viaggiava l’ex moglie, Maria Antonietta era capace di intendere e di volere e che “non è affetto da alcun vizio di mente”. Alla stampa alle testate giornalistiche e a tutti i programmi televisivi che ci sono stati accanto fin dal primo giorno va il mio infinito grazie” continua Rositani.

“La libertà di parlare è sacra. Bisogna dire che è vero che i processi si fanno nelle aule dei tribunali ma è anche vero che spesso molte cose importanti restano al buio dentro quelle aule ma  prendono poi vita anima e corpo dentro le scritture di giornali e su i grandi palchi televisivi. Un ultimo grazie grande quanto il bel Paradiso di Dio a tutti voi amici dei social dai tanti volti sconosciuti che specialmente durante l’attesa della sentenza, in migliaia mi avete seguito su i social per attendere la verità della  Giustizia. La voce della Giustizia di questa nostra bella Italia. Migliaia e migliaia sono state le vostre testimonianze di affetto e d’amore. Il bene esiste sulla terra”.

“Ma questo è un primo passo non dimentichiamo che ancora chi ha sbagliato in questa disumana storia deve darci delle risposte. E sono tante!Una tra le tante: Perché i Carabinieri di Ercolano quella mattina alle ore 8,05  del 12 marzo del 2019  dopo aver accolto la denuncia del Papà di Ciro Russo che denunciava l’evasione del figlio e che sicuramente si stava recando a Reggio Calabria dalla sua ex moglie non hanno subito allertato le forze dell’ordine di Reggio Calabria che erano all’oscuro di tutto. Perché Dio mi domando perché,! Si poteva evitare tutto questo massacro di vite. E a tutte le donne che mi scrivono perchè vivono dei momenti difficili, dico non abbiate paura. Noi ci saremo e ci saremo per sempre. Non vi lasceremo  sole. Vi vogliamo bene. La violenza non è pazzia. Tu, Papà e Mamma Stato fai di più per i tuoi figli che ti chiedono aiuto. E’ tuo dovere ! Da genitore. #stopviolenza. Papà Carlo”conclude papà Carlo.

Condividi