Reggio Calabria, processo “Thalassa”: assolto “perché il fatto non sussiste” Peter Battaglia

StrettoWeb

Reggio Calabria: dopo un iter processuale durato 4 anni, oggi la Corte d’appello ha assolto con la formula piena l’ex funzionario comunale Peter Battaglia

E’ stato assolto da ogni accusa con la formula piena, “perché il fatto non sussiste“, Peter Battaglia: l’ex funzionario del Comune di Reggio Calabria, fratello dell’attuale Assessore comunale Mimmo Battaglia nonché figlio dello storico sindaco e parlamentare democristiano Piero Battaglia. L’ex funzionario comunale era stato coinvolto nell’operazione Thalassa che nel maggio 2018 aveva portato a sei arresti in città a seguito di un’inchiesta della Dda secondo cui tecnici e funzionari del Comune che, stando all’impianto accusatorio, avrebbero rilasciato documentazioni per la realizzazione di un grande complesso residenziale ad Archi. Oggi pomeriggio la Corte d’appello di Reggio Calabria, presieduta da Giancarlo Bianchi, ha rideterminato le pene inflitte in primo grado dal gup Pasquale Laganà agli imputati.

Peter Battaglia era stato condannato in primo grado a 3 anni e 4 mesi di reclusione perché, oltre a firmare le successive varianti al progetto, era sospettato dalla Dda di avere ricevuto anche due appartamenti nel complesso residenziale “ottenendo modalità di pagamento agevolate e l’accollo sostanziale di parte del mutuo ipotecario contratto con un istituto di credito da parte della Tegra Costruzioni Srl“. La sentenza odierna fa giustizia di ogni sbrigativo e superficiale giudizio che originariamente era stato formulato nei confronti del funzionario pubblico, al quale non erano state risparmiate accuse ingiuste e ingenerosi attacchi. La pronuncia, attesa compostamente per quattro anni nella piena certezza che il processo avrebbe riconsegnato i fatti alla loro piena verità, pur non cancellando la grande sofferenza umana e professionale, conferma la dimostrazione della sua innocenza affermata sin dalle prime battute del procedimento.

L’avvocato Sergio Laganà, che ha difeso Battaglia assieme agli avvocati Giuseppe D’Ottavio e Giuseppe Zampaglione, ha affermato che “la sentenza fa giustizia di ogni sbrigativo e superficiale giudizio che originariamente era stato formulato nei confronti del funzionario pubblico, al quale non erano state risparmiate accuse ingiuste e ingenerosi attacchi. La pronuncia, attesa compostamente per quattro anni nella piena certezza che il processo avrebbe riconsegnato i fatti alla loro piena verità, pur non cancellando la grande sofferenza umana e professionale, conferma la dimostrazione della sua innocenza affermata sin dalle prime battute del procedimento“. Inizialmente, infatti, Peter Battaglia è stato processato anche per concorso esterno con la ‘ndrangheta. Accusa da cui, però, è stato assolto in primo grado. “D’altronde – aggiunge l’avv. Laganà – per Battaglia non è mai venuta meno la fiducia nella magistratura giudicante che ha valutato gli atti del fascicolo della Procura e la documentazione e le indagini della difesa con serenità, malgrado da alcune parti si sia tentato di instaurare un clima mediatico persecutorio, al quale non si è mai replicato mediaticamente, attendendo con fiducia che le sentenze avrebbero restituito la piena verità dei fatti“.

Il dott. Battaglia, tramite StrettoWeb, vuole esprimere un ringraziamento al suo collegio difensivo e in particolare, all’avvocato Laganà per “il lavoro straordinario e la vicinanza personale durante questo travagliato percorso“.

Dall’accusa di corruzione sono stati assolti anche Anna Maria Cozzupoli e Pietro Zaffino che, però, sono stati condannati a 2 anni e 8 mesi per intestazione fittizia. Per quest’ultimo reato, essendo intervenuta la prescrizione, è stato dichiarato il non luogo a procedere per Giuseppe Crocè. Sono stati condannati per associazione mafiosa, invece, Andrea Vazzana, Francesco Polimeni (entrambi 16 anni), Francesco Vazzana, di 52 anni (9 anni) e Francesco Vazzana, di 56 anni (8 anni e 8 mesi). Ritenuti espressione delle cosche Tegano e Condello di Archi, questi ultimi in primo grado avevano preso pene più pesanti.

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