La storia di Massimo Della Pergola, l’uomo che ha inventato il Totocalcio in un campo di internamento

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La storia di Massimo Della Pergola, il padre del Totocalcio: il gioco che ha appassionato milioni di italiani è nato in un campo di internamento

1, x, 2. La triade che ha accompagnato milioni e milioni di italiani ogni domenica. Azzeccare il segno giusto da accoppiare alle partite di Serie A, poi incrociare le dita e aspettare il risultato con il sogno di arricchirsi, magari, esultando insieme alla propria squadra del cuore. Il Totocalcio fa parte della storia dell’Italia, dello sport e del calcio tricolore, ma la sua di storia nasce nel periodo più buio che l’umanità abbia vissuto. Per conoscerla dobbiamo tornare indietro al 1938. In quell’anno, Massimo Della Pergola, che di professione fa il giornalista, viene improvvisamente espulso dall’albo. Nessun errore, Della Pergola conosce bene la sua professione, ha talento e scrive anche per la Gazzetta dello Sport. La sua unica colpa? Essere ebreo.

Il giornalista, all’età di 26 anni, insieme alla moglie Adelina e al figlioletto Sergio, si ritrova a dover cercare disperato rifugio per sfuggire alle grinfie dei nazi-fascisti. Presto si rende conto che non basta nascondersi, l’Italia non è più un posto sicuro per un ebreo. Alla vigilia di Natale del 1943 decide di scappare attraversando il confine svizzero. Si traveste da mendicante, sembra avercela fatta, ma finisce internato in un campo di internamento a Pont de la Morge, nel Cantone Vallese. Scopre uno dei lati più macabri della Guerra, la vita, o per meglio dire il lento percorso verso la morte, degli internati nei campi di prigionia. Intorno a lui storie di sopravvivenza, vestigia di un’umanità ormai perduta, anime che sopravvivono un giorno di più alla morte, in attesa che la guerra finisca.

Massimo Della Pergola, diventato il prigioniero numero 21.915, lavora come manovale alla bonifica del Rodano, un giorno riesce a sottrarre carta e penna a un sergente e traduce su carta un’idea che aveva in testa da tempo. Scommettere sul gioco del calcio, utilizzare tre simboli associati alle partite: “1-2-3” sembra infantile, “A-B-C” scolastico, opta per “1-X-2“. Il resto è storia. La Germania si arrende, gli Alleati liberano i campi di internamento, i sopravvissuti tornano a vivere, questa volta per davvero, da persone nuovamente libere. Massimo Della Pergola fonda la “Sisal” insieme a due soci, nel 1946 fa stampare oltre 5 milioni di schedine. Ma il gioco è un fallimento: poco più di trentamila puntate, milioni di tagliandi inutilizzati finiscono ai barbieri d’Italia per pulire le lame dei rasoi. Il successo (e il conseguente fiume di lire) arriverà solo qualche anno dopo quando l’Italia, ormai uscita dalla Guerra, tornerà a sognare la domenica grazie al calcio e al Totocalcio.

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