Ponte, la farsa dello studio di fattibilità e quella dell’intergruppo parlamentare

StrettoWeb

Lascia tra lo sconsolato e l’incredulo l’ennesimo annuncio del Ministro per le infrastrutture e la Mobilità Sostenibile di voler affidare uno “studio di fattibilità” per il Ponte sullo Stretto ad RFI, sulla scorta della relazione ministeriale che, circa dieci mesi fa, evidenziò la necessità di realizzarlo.

C’è da chiedersi cosa sia stato fatto nel frattempo, ma è evidente che un’opinione pubblica distratta da una pandemia e dai mille problemi ad essa correlati non può certo occuparsi di un tema che è stato associato, ormai da decenni, al novero delle imprese impossibili.

Eppure parliamo di un vero e proprio scandalo che si sta verificando nel silenzio generale e che non riguarda soltanto i tempi biblici con cui si continua ad affrontare il tema, contrapponendo uno studio di fattibilità, le cui conclusioni sono dense di incognite, ad un’opera progettata e persino appaltata.

Un inutile approfondimento già scartato alla fine degli anni ’80, reso ancor più ingiustificato dal rischio di dover pagare una quasi miliardaria penale, per un’opera già iniziata (variante ferroviaria di Cannitello) di cui sarebbe bastato aggiornare il progetto per riprendere i lavori. Senza neanche disturbarsi ad indire una nuova gara, visto che la realizzazione era già stata contrattualizzata.

Un’Italia distratta accoglie quindi l’ennesimo annuncio di avvio di uno studio di fattibilità, appena propedeutico alla prima fase progettuale. Una scelta folle che ci riporta ai primi anni  ’90, quando autorevolissimi esperti internazionali bocciarono l’ipotesi delle due o tre campate per problematiche pressoché irrisolvibili: fortissime correnti, faglie e gravi rischi per la navigazione dello Stretto. Nel silenzio degli ambientalisti sui milioni di tonnellate di materiali d’ogni genere che si disperderanno nello Stretto a causa degli scavi per posizionare i piloni. Nel bel mezzo di uno dei bracci di mare più trafficati al mondo, con gravi pericoli per la navigazione e per i poveri cetacei che, sempre più numerosi, transitano tra lo Ionio e il Tirreno.

Nessuno protesta davanti allo spreco di centinaia di milioni e all’azzeramento di un lavoro di altissimo valore scientifico, portato ad esempio in tutto il mondo. Dove sono i bempensanti che oggi non fanno una grinza di fronte ad un ulteriore impegno di 50 milioni (basteranno?) per rifare tutto daccapo? Lavorando anche sul nulla rappresentato dalla ridicola “opzione zero” tanto cara a Giovannini, che significherebbe non fare niente, ed abbandonare la Sicilia alla schiavitù dei traghetti.

Con tanti saluti all’Alta Velocità che, nell’isola, avrà per sempre il volto del Frecciabianca che impiega oltre 4 ore per percorrere i 200 km tra Palermo e Messina. Con buona pace di chi voleva fare di Augusta, Pozzallo e Marsala porti gateway di livello europeo, coerentemente con il tanto sbandierato ruolo di una Sicilia “piattaforma logistica” del Mediterraneo, colossale presa in giro per milioni di siciliani e calabresi che ci hanno creduto per decenni. O di chi voleva la metropoli dello Stretto, con le due città finalmente unite con un’infrastruttura stabile. In sintesi, Giovannini mostra di infischiarsene del disastro socio-economico in cui decenni di politiche dissennate hanno condannato la Sicilia, dei suoi 25.000 giovani in fuga ogni anno verso il ricco nord, del disastro che l’isola condivide, e condividerà, con tutto il Meridione.

Ci chiediamo, a questo punto, che senso abbia tenere in vita l’Intergruppo parlamentare per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, la cui coordinatrice, senatrice Silvia Vono, ha persino ritenuto “sicuramente positiva” la notizia dello studio di fattibilità, augurandosi che “che i lavori comincino prima della fine della legislatura”… Due clamorose ed imperdonabili gaffe, alla luce delle iniziative intraprese dal Ministro e dell’improbabile voglia di ridiscutere il problema nel 2050, a studi completati. Non sarebbe stato più dignitoso tacere, e procedere di corsa allo scioglimento dell’Integruppo, prima che i tanti pontisti calabresi e siciliani si accorgano che è l’ennesima farsa nella farsa italiana ?

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