Con Terranova rinasce il Roof Garden, un pezzo della Reggio bella e gentile. Ma dal divano solo critiche da Megapolis…

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Dopo oltre 30 anni, è prossima la riapertura dell’ex Roof Garden: ci sarà Terranova, ma le critiche dei reggini non mancano…

Ho letto i commenti sui social, ieri. Lo faccio spesso. Ho anche ascoltato testimonianze dirette di amici e parenti. Mi piace confrontarmi, avere nuovi spunti, guardare le cose da una prospettiva che non conoscevo. Il riferimento, in questo caso, è alla riapertura dello stabile dove sorgeva l’ex Roof Garden, nel pieno centro di Reggio Calabria. Il simbolo della Reggio bella e gentile, che ha chiuso i battenti oltre 30 anni fa, prende di nuovo vita. Svelata la facciata ieri: al suo posto ci sarà “Terranova”, catena di negozi d’abbigliamento.

Contentezza, felicità, eccitazione. La notizia era nell’aria già da un po’ e questo è bastato per esaltarmi all’idea di veder nascere qualcosa di nuovo. Ma aver visto le foto con gli esterni rifiniti, ieri, mi ha davvero riempito il cuore. Troppo smielato, vero? Ammetto che non fa per me, ma è la verità. E pensare che il Roof Garden operativo, io, non l’ho mai visto, se non in cartolina e in quelle pochissime (ma davvero poche) fotografie che si trovano in rete. Ma la sola immagine della fontana di Piazza Indipendenza, delle vecchie auto anni ’70, di quelle luci tipiche dell’epoca… ecco, tutto quello è come se mi trasportasse lì, ad allora, con il solo sguardo. Come un viaggio nel tempo, nel passato. In quel “bel” passato, perlomeno così veniva definito.

Io sono nato dopo la chiusura dello storico locale. Passando di lì, quasi tutti i giorni, da oltre 20 anni a questa parte non ho visto altro che una struttura triste, buia, “nera”, abbandonata. Muri penzolanti, osceni teloni di copertura, reti di plastica. E proposte. Tante. Proposte su proposte, idee per sviluppare qualcosa di nuovo. Niente. E ora? Ora che finalmente quella struttura tornerà a “sprizzare” vita non posso che essere felice, a prescindere da ciò che vi sarà. E invece – e qui mi ricollego all’incipit dell’articolo – ho letto tante critiche. Forse inspiegabili. E mi sono un po’ arrabbiato. E’ lo stesso sentimento provato mesi fa, al disfattismo percepito dopo l’annuncio del Museo del Marea di Zaha Hadid inserito tra le opere del Pnrr del Governo. E’ lo stesso sentimento percepito dopo l’inaugurazione della scalinata del Waterfront. E’ lo stesso sentimento percepito per qualsiasi altra operazione simile che abbia come obiettivo quello di fare solo del bene a Reggio Calabria.

Sia chiaro: ogni pensiero, ogni punto di vista, è libero e legittimo in democrazia, e ci mancherebbe. Anzi, il solo fatto che ce ne siano, di critiche, dimostra che il reggino ha ancora interesse – e non totale indifferenza – verso quello che è considerato un bene affettivo. Ma anch’io ho il diritto di esprimere la mia e sono stra-convinto che, se al posto di “Terranova” fosse stato aperto un Bar o un Ristorante, c’è chi lo avrebbe criticato perché lì avrebbero dovuto far nascere un centro commerciale o magari un Museo. E’ ovvio che alcuni commenti social non possano rappresentare il pensiero della città nella sua totalità. Così come è vero che Reggio Calabria conta 180 mila abitanti e non si possono mettere tutti d’accordo. Ma mi aspettavo, anzi mi aspetto, di vedere la gente entusiasta perché un simbolo di Reggio ha ritrovato la luce, in tutti i sensi.

Forse, per me che non ho vissuto il locale dal vivo, è diverso, è più semplice. Chi ha vissuto le stagioni d’oro (ma sono sempre meno se consideriamo il massimo splendore negli anni ’60 e ’70) probabilmente avrebbe voluto rivedere, come in passato, il Bar al piano terra e la sala col terrazzo nei piani superiori. Per ricongiungersi a quell’epoca e “ritrovare la nostalgia”. Non è possibile, al momento, ma non è detto che non lo sia in futuro. Il passo più importante, quello di rimettere in sesto lo stabile, è stato compiuto. E chi ha avuto il coraggio di investire denaro e risorse per farlo, va solo lodato, applaudito, incoraggiato. Non si tratta di un bene di dominio pubblico, in cui si fanno gli interessi della comunità. Si tratta di un bene gestito da privati e affidato a privati. Ed evidentemente entrambi hanno trovato la soluzione maggiormente conveniente. Il mondo cambia, le città cambiano, le richieste di mercato cambiano, le esigenze dei cittadini cambiano. Tutto si evolve, va avanti. E, in una Reggio che va spesso indietro, guardare avanti ogni tanto non guasta.

Volete sapere una cosa? Anch’io avrei preferito Bar e Ristorante, lì, ma non rifiuto di certo qualsiasi altra iniziativa e anzi faccio i complimenti a chi ha avuto risorse e coraggio per investire. Purché sia nel bene di Reggio Calabria. Perché tanto, dal divano, è troppo facile. Per quello basta andare su Play Store e scaricare “Megapolis“…

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