Roccella Ionica, arrivato il secondo barcone di migranti in 24 ore. Spirlì: “sanità in Calabria troppo debole per sopportare tutti questi sbarchi”

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Anche questo gruppo di migranti, dopo il salvataggio, è stato sottoposto a tampone molecolare e sistemati momentaneamente nel centro di primo soccorso di Roccella gestito dalla locale sezione della Protezione Civile

C’è stato un altro sbarco di migranti in Calabria, il secondo della giornata odierna. I migranti, che sono in tutto 68, così come era avvenuto stamattina per altri 53, sono stati portati nel porto di Roccella Ionica dopo essere stati soccorsi in mare da una motovedetta della Guardia costiera. Il gruppo di migranti, composto da uomini adulti, si trovava a bordo di un vecchio peschereccio con i motori in avaria. I migranti, dopo lo sbarco, sono stati sottoposti a tampone molecolare e sistemati momentaneamente nel centro di primo soccorso di Roccella gestito dalla locale sezione della Protezione Civile. Con quest’ultimo arrivo sale a quota 28 il totale degli sbarchi di profughi negli ultimi tre mesi nella Locride, 24 dei quali a Roccella Ionica. Una situazione che sta provocando problemi anche tra i volontari della Protezione civile e tra le forze dell’ordine, impegnate nei servizi di controllo 24 ore su 24.

“Le coste calabresi sono prese d’assalto dagli sbarchi di clandestini provenienti, quasi esclusivamente, dal Medio Oriente. Iraniani, pakistani, afghani, iracheni: persone di tutte queste nazionalità sono arrivate oggi in foltissimo numero a Crotone, a Roccella Ionica, a Badolato. Si tratta di 190 tra uomini, donne e bambini arrivati a Crotone, più altri 123 a Roccella e 86 a Badolato. Il totale? Oltre 400 clandestini: un numero elevatissimo che la Calabria non si può permettere di ricevere, nemmeno per le poche ore necessarie per i controlli sanitari e l’identificazione degli eventuali contagiati”. È quanto dichiara il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì“Il problema – aggiunge – non si risolve smistando i contagiati verso le navi da crociera o cercando di ripararne altri nei luoghi destinati all’accoglienza, in Calabria come in altre parti d’Italia. Questa regione, con la sua debolissima sanità, non è in grado di sopportare sbarchi che stanno diventando quasi quotidiani. Questo vuol dire che non c’è controllo al largo delle coste italiane e che si è dato una sorta di lasciapassare agli scafisti, di fatto liberi di arrivare sulle coste calabresi senza problemi. Vien da pensare che, ormai, non c’è più neanche bisogno dell’intervento delle navi delle ong, considerato il flusso costante di barchini e barchette che trae origine dalle coste dell’est Europa e della Turchia”. “È veramente inconcepibile – conclude Spirlì – che il Governo non intervenga in maniera definitiva per bloccare le partenze e, conseguentemente, questi arrivi oltremodo pericolosi per la salute pubblica”.
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