Parte da Messina e gira tutto il mondo, la storia del calciatore Stelitano: “ho imparato a rispettare ogni cultura, in Spagna come i musulmani non facevo la doccia nudo”

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Dopo tante esperienze, ecco adesso il ritorno in Repubblica Dominicana. Nell’isola caraibica c’è un aspetto che gli ricorda la Sicilia: “qui la gente al ‘come stai?’ rispondono sempre ‘grazie a Dio bene’”

Ha girato già tre continenti, non ha ancora intenzione di fermarsi. Si chiama Antonio Stelitano il calciatore giramondo, partito da Messina e passato dall’Asia e dal Sud America. Italia, Argentina, Romania, Spagna, Uruguay, Repubblica Dominicana, Lituania, Mongolia: questi sono gli Stati in cui ha giocato a livello professionistico, spinto dalla sua passione per il calcio che lo ha convinto a lasciare le rive dello Stretto. Sulle pagine del portale gianlucadimarzio.com è stata raccontata la sua carriera, iniziata 2009-10 con la prima stagione tra i pro all’Igea Virtus in Serie C. Poi da lì il lungo viaggio lontano dalla propria terra di origine: “in Argentina quando giravo per strada mi chiamavano ‘eltano’, italiano. Spesso capitava anche di incontrare persone che parlassero il dialetto pugliese”. Stelitano viveva a Rosario, la patria di Di Maria e Messi, definita una “città bellissima ma pericolosa”. E’ stata quella soltanto la prima di tante valigie preparate e biglietti aereo prenotati, che adesso lo hanno portato in Centro America, in Repubblica Domenica: “qui ci sono molte persone di origine italiana. Ci sono stati europei dove la differenza si sente di meno, come in Spagna o Romania”. Nell’isola caraibica invece di differenze ce ne sono eccome: “qua il silenzio non esiste. Già quando ti svegli la mattina senti la musica a palla, la gente che urla”. Poi però c’è l’aspetto che per Stelitano è il più positivo: “loro sono molto religiosi, questo è un bene perché anche io lo sono. Le prime partite le ho perse per i calcoli renali. Quando ero in ospedale chiedevo a chi stava peggio di me come stessero e mi rispondevano sempre ‘Grazie a Dio bene’ o ‘Spero in Dio di guarire’. Prima delle partite pregano sempre per esempio, anche solo prima di salire sul pullman”.

antonio stelitanoPer Antonio è la seconda volta nella Repubblica Dominicana. La prima volta era stata a Moca, nella zona costiera, ora è a Jarabacoa: “Non conoscevo questa zona ed è molto bella. Ci sono montagne, cascate e il clima è molto fresco. Prima a Moca giocavo partite con 37°”. Prima di tornare nella Repubblica Dominicana altre opzioni, dall’India all’Indonesia, fino al Giappone, dove l’avrebbe portato un amico calciatore conosciuto in Lituania: “non parlava in inglese, per capirci parlavamo spagnolo, è così che è nato un gran rapporto”. Tante realtà diverse lo hanno anche arricchito culturalmente ed ampliato la sua visione. Questo ha portato Stelitano a diventare quasi un intermediario negli spogliatoi in cui ha girato: “quanto giocavo a Melia, in Spagna, c’erano molti musulmani in squadra e sapevo che loro la doccia non la fanno nudi per motivi religiosi, quindi mi sono sempre adeguato e l’ho spiegato agli altri. A Malta c’erano brasiliani e argentini e io facevo da traduttore”. A breve comunque lascerà per la seconda volta la Repubblica Dominicana, il prossimo timbro sul passaporto ancora deve essere deciso: “il Brasile mi ha incuriosito. Vorrei tornare in Asia, come Mongolia o andare in un campionato degli Emirati. Sono andato a San Marino perché volevo fare l’Europa League. Potrei anche tornare in Italia per dimostrare il mio valore”. Insomma, non è detto che il momento di tornare a Messina sia arrivato, Antonio ha ancora tanto da dimostrare.

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