La Superlega non si farà! Fallita la ‘rivoluzione’ delle 12 ribelli: ma il calcio necessita di un cambiamento

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La Superlega non si farà: il fronte delle 12 ribelli si spacca fra pressioni dei tifosi e alleanza UEFA-FIFA. Ma il calcio necessita un cambiamento

È durata appena 3 notti. Un’idea arrivata con il favore delle tenebre, quasi un colpo di stato. Ma il calcio ha resistito. La Superlega, la volontà di creare un torneo in cui raccogliere l’èlite del calcio in uno spettacolo condito da cascate di milioni, è naufragata. Prima il rifiuto di Bayern Monaco, Borussia Dortmund e PSG, 3 delle 15 ‘privilegiate’, divenute 12. Subito dopo UEFA e FIFA hanno appianato le loro divergenze facendo fronte comune: minacce di sanzioni economiche, esclusione dei 12 club dissidenti dai campionati nazionali e dalle coppe internazionali, nonchè esclusione dei calciatori dalle nazionali. Calciatori e allenatori hanno espresso il loro dissenso, anche la politica si è espressa in maniera energica. Il colpo decisivo ad un’impalcatura già traballante è arrivato dai tifosi: sì alla meritocrazia, no al calcio dei ricchi.

CNL / Ansa

Le sicurezze dei club si sono sgretolate. Nella giornata di ieri i giocatori del Liverpool (che ha perso uno sponsor importante) hanno boicottato la scelta del club. Il CEO del Manchester United si è dimesso. Chelsea e Arsenal hanno mostrato la volontà di studiare un piano d’uscita. Il Barcellona ha rimandato la scelta al voto dei soci. L’Atletico Madrid ha iniziato a vacillare. Il Manchester City è stata la prima squadra a chiamarsi fuori ufficialmente, riaccolta a braccia aperte dall’UEFA. Da Real Madrid, Tottenham e dalle italiane nessun segnale. In serata i 12 club si sono riuniti in un meeting straordinario per decidere le sorti del torneo: subito dopo la dispora delle 6 inglesi.

Foto di Neil Hall / Ansa

Arsenal e Liverpool hanno parlato di grave errore e hanno chiesto scusa ai tifosi: due dichiarazioni non solo mirate a risanare il rapporto con la tifoseria, ma anche quello con l’UEFA che ha accettato di buon grado. Ceferin ha definito “ammirabile ammettere di aver commesso un grande errore”. Manchester United, Chelsea e Tottenham si sono chiamate fuori. Nella mattinata odierna, dopo l’uscita dell’Atletico Madrid, anche Inter e Milan hanno preferito fare un passo indietro: i nerazzurri hanno fatto riferimento a “inclusione e innovazione” come cardini della filosofia interista; il Milan si è invece rivolto ai tifosi spiegando di essere stato “sensibile alle loro preoccupazioni“. Per ultima la Juventus che, in quanto club fondatore insieme a Manchester United e Real Madrid, ha scelto una posizione più neutrale parlando di buoni presupposti, ma anche di progetto irrealizzabile per il forfait di alcune big.

‘Rivoluzione’ fallita dunque, ma è stato lanciato un segnale importante. Il calcio mondiale soffre un’importante crisi economica, unita ad una certa disaffezione dei giovani tifosi, come sottolineato da Agnelli. Il sistema necessità dunque di nuove riforme (nazionali e internazionali), maggiori introiti e una rivalutazione dello spettacolo offerto pur senza perdere i valori fondamentali che hanno fatto appassionare migliaia di tifosi a quello che resta, nonostante tutto, lo sport più bello al mondo.

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