Da Reggio Calabria a Roma, l’imprenditore Quattrone continua la protesta e si incatena alla Cassazione

StrettoWeb

Dopo essersi incatenato davanti al Cedir due settimane fa, continua la protesta dell’imprenditore reggino Francesco Gregorio Quattrone, che si è spostato a Roma per manifestare proprio davanti alla Suprema Corte di Cassazione

Aveva fatto tanto parlare di sé, lo scorso 14 giugno, con un gesto eclatante che aveva proprio il compito di attirare attenzione. Oggi, 13 giorni dopo, la protesta continua, ma si sposta a Roma. L’imprenditore reggino Francesco Gregorio Quattrone, infatti, è incatenato proprio davanti alla sede della Suprema Corte di Cassazione, nella capitale.

La vicenda è nota, da lui spiegata ai nostri microfoni proprio il giorno dell’inizio della sua protesta al Cedir, a Reggio Calabria: arrestato 12 anni fa, viene scarcerato 20 giorni dopo, spogliato però successivamente di tutti i beni, tra cui soprattutto le diverse attività di ristorazione in suo possesso. I beni rimangono sotto sequestro perché così decidono i tre gradi di giudizio ma, nel 2020, l’imprenditore viene assolto per non aver commesso il fatto. A distanza di due anni, però, quei beni non li ha più riavuti indietro e sono questi i motivi della sua protesta prolungata. “Sono una vittima dell’ingiustizia italiana”, aveva detto Quattrone ai nostri microfoni giorno 14. “Deve pagare qualcuno? E che facciano pagare chi ha sbagliato. Io ora posso solo gridare al mondo intero l’ingiustizia che c’è in Italia e se possibile correggerla”.

Condividi