Ponte (o tunnel) sullo Stretto: Draghi chiama, WeBuild e Saipem rispondono. Ecco le imprese italiane pronte a collegare Messina e Reggio Calabria

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I progetti non mancano e subito le due importanti aziende italiane si sono messe in evidenza e hanno avanzato la propria disponibilità alla costruzione di un’opera in grado di garantire il rilancio del Meridione d’Italia

Un sogno che Sicilia e Calabria sperano di realizzare ormai da decenni, ed ora finalmente le basi sembrano esserci davvero. Una visione politica che punta sulle infrastrutture, quella del nuovo premier Mario Draghi, delle circostanze che permettono di investire in ottica futura, quella del Recovery Fund. I presupposti ci sono, adesso servono idee e voglia di fare: il Ponte sullo Stretto è sul tavolo del presidente del Consiglio, anzi, sembra che l’ex governatore della Bce voglia occuparsi personalmente della questione e sciogliere il nodo in tempi brevi. E quando Draghi chiama, figuriamoci se qualcuno non risponde. I progetti, infatti, non mancano e subito due importanti aziende italiane si sono messe in evidenza e hanno avanzato la propria disponibilità alla costruzione di un’opera in grado di garantire il rilancio del Meridione d’Italia.

tunnel isole faroe ponte sullo strettoTra queste c’è Saipem, che addirittura crede fermamente nel progetto di attraversamento sottomarino dello Stretto di Messina attraverso un tunnel galleggiante, sul modello degli oleodotti e dei gasdotti realizzati nel mondo ed è pronta ad esportarlo ovunque. Lo ha detto l’amministratore delegato Stefano Cao conversando con i giornalisti dopo la presentazione dei conti annuali agli analisti finanziari. “Per noi – ha spiegato il manager – il tema di attraversamento applicabile allo Stretto di Messina è la sintesi di tutte le nostre tecnologie sottomarine e non acquisite dall’azienda nel corso della sua vita”. “E’ la perfetta sintesi per ingegnerizzare e costruire l’infrastruttura sulla base delle nostre tecnologie – ha sottolineato – e una volta aperto un cammino lo andiamo a proporre anche in altre parti del mondo”. “Vedremo come mettere a punto questo tipo di capacità”, ha concluso il manager. L’esempio più recente, lo abbiamo raccontato qualche tempo fa, è stato nelle Isole Faroe dove è stato pubblicato un tunnel dal costo totale di 180 milioni di euro, utilizzato dai viaggiatori al costo di 13 euro a tratta (non i 38 euro dei traghetti): con la nuova viabilità basterà un quarto d’ora per coprire i soli 17 km, di cui oltre 11 all’interno del tunnel (il triplo della lunghezza rispetto alla distanza tra Sicilia e Calabria), che separano le due sponde.

ponte sullo stretto mario draghi“Noi abbiamo partecipato a una gara a suo tempo in cui c’era un ponte da fare, si chiama Ponte sullo Stretto. Se ce lo fanno costruire lo costruiamo, sarà lavoro per 100mila persone e sarebbe una buona occasione. Non sta a me decidere di farlo ma se ce lo fanno fare, noi siamo molto contenti di farlo. Abbiamo già costruito ponti per oltre mille chilometri nel mondo, penso che qualcosa sappiamo fare e siamo pronti a farlo”. Ha parallelamente risposto all’ANSA l’amministratore delegato di WeBuild, Pietro Salini, interpellato sull’opera sullo Stretto di Messina. L’impresa è un gruppo multinazionale italiano che opera nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria che ha messo insieme alcuni dei più rilevanti Gruppi italiani nel settore delle Costruzioni, tra cui “Salini” e la “Impregilo”, ovvero le stesse società che riunite nel Consorzio Eurolink che hanno vinta la gara del General Contractor e avrebbero realizzato il Ponte se il Governo Monti non ne avesse interrotto le procedure.

Da quel momento, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, si è aperto il lunghissimo contenzioso tra lo Stato ed Eurolink che ha chiesto penali pari a 700 milioni di euro per il mancato avvio dell’opera già aggiudicata. “Ancora non si vedono, ma sono fiducioso”, avrebbe risposto Pietro Talini ad un giornalista curioso di sapere se, alla fine, quelle penali sono state mai versate. Qualora si dovessero considerare le spese di mantenimento della Società Stretto di Messina in liquidazione dal 2013 (solo per lo stipendio del commissario liquidatore, il prof. Vincenzo Fortunato, sono stati impegnati 120 mila euro annui lordi, che per sette anni fanno 840 mila euro), si può comprendere come allo Stato italiano converrebbe in maniera evidente realizzare il Ponte anziché temporeggiare, rinviare sempre a ulteriori approfondimenti, a nominare nuove commissioni, con costi che si aggiungono a costi. Adesso è il momento delle scelte chiare e definitive: i progetti ci sono, come ad esempio quello della Funivia sullo Stretto, ideato dall’Ing. D’Armini, che, oltre ai collegamenti commerciali, avrebbe una funzione turistica, vanno sicuramente aggiornati e adattati alle più moderne tecnologie. Messina e Reggio Calabria aspettano e, stavolta pretendono, che alle parole seguano i fatti… e i canteri!

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