Messina, medico positivo al Covid racconta la sua esperienza: “USCA e specialisti, mani esperte sottratte all’emergenza. Restano i missionari del 118”

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Messina: la seconda parte del racconto di Giovanni Caminiti, medico positivo al Covid e sintomatico

Giovanni Caminiti, Medico di Medicina Generale e Paziente Covid19 sintomatico, racconta la sua esperienza con il Coronavirus. Nella “parte seconda” di un racconto a serie intitolato “medicina generale e Covid19“, Caminiti ripercorre la prima fase della sua malattia: “Domenica 10, mattina: tampone positivo. Mi sento smarrito. Che fare? Salgo in macchina penso a mille ma intanto sale la febbre. Isolamento a casa. Avverto: sto tornando e sono positivo. Sento al telefono lo smarrimento, lo colgo negli occhi di chi mi accoglie al rientro. Corro a chiudermi in camera. Ho bisogno dei farmaci. Dovrò rivolgermi al Medico di Famiglia ma è domenica. Ma sì, tanto i Medici di Medicina generale, rispondono alle chiamate anche di domenica e si mettono a disposizione del paziente. Lunedì: febbre alta. Difficile farla scendere. Martedi: la febbre è alta e non riesco proprio a farla scendere. La saturazione di ossigeno, quella si, invece scende. Arriva la notte e cresce l’ansia per una situazione che non migliora. La luce dell’alba porta un po’ di conforto morale. La condizione generale però non migliora. Ho la necessità di capire di più. Non chiedo al MMG di venire a infettarsi a casa. Lo farebbe certamente ma mi metto nei suoi panni, non lo chiamo. Quindi Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA, per gli amici) nate appositamente per l’emergenza Covid19. No, dalla solerte ASP sono state destinate solo a fare tamponi. Ma stiamo scherzando? Cosa fanno fare a tutti i Medici interni? Pare che, per esempio, presso i Punti di Primo Intervento (PPI) non sia consentito l’accesso a pazienti ma siano presenti i Medici lasciati li a non fare nulla: preziose mani sottratte all’emergenza. Restano i missionari del 118, addetti a tutto. Chiamo. Non è facile prendere la linea. Poi: tutte le unità impegnate, a tempo indeterminato. È angosciato l’operatore della centrale operativa. Mi richiama ogni 6 o 7 minuti e mi aggiorna. “Si sta liberando un’ambulanza al policlinico” – “Non posso mandarla, c’è un codice rosso”- “se ne sta liberando un’altra. Sa sono tutti fuori, trasporti, urgenze, alcune a sanificare, non sappiamo come dividerci …” Devo essere io a tranquillizzarlo.

Finalmente arriva una ambulanza non medicalizzata. Grazie di cuore a tutti gli addetti del 118, sempre sulla breccia, sempre pronti, sempre professionali, sempre attenti alle esigenze del paziente. Mi accudiscono come un bimbo e mi portano al pronto soccorso dove passo il pomeriggio facendo tutti gli esami necessari. Polmonite monolaterale lobare. Chiedo di tornare a casa e cominciano i problemi per avere l’ossigeno. Ancora una volta vittima sacrificale è il MMG: deve fare il “piano terapeutico” una volta onere degli specialisti dell’ASP e ora carico, oltre al resto anche questo, per i MMG. Ma l’ASP, agli specialisti, cosa fa fare visto che sono state ridotte anche le visite specialistiche? Altre buone mani sottratte all’emergenza ed a scapito della Medicina Generale. E i rappresentanti dei Medici tacciono. Anzi no: qualcuno sparge, anche a mezzo stampa, veleno contro la Medicina Generale fomentando acredine contro queste vittime sacrificali. E ancora non avevo visto tutto quello che c’era da vedere”.

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