Coronavirus a Messina, la paura di chi vive nella baraccopoli: “molti vanno in giro anche se positivi”

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Non è solo la condizione igienico-sanitaria in cui vivono circa 8mila messinesi a destare preoccupazione, ma c’è anche la possibilità che esploda un incontrollabile focolaio di contagi

Un viaggio all’interno delle baracche di Messina al tempo del Coronavirus. Il servizio andato in onda durante il programma Tagadà, sulle frequenze di La7, ha messo in luce una situazione allarmante legata al problema dei contagi. Perché non è solo la condizione igienico-sanitaria in cui vivono circa 8mila messinesi a destare preoccupazione, ma c’è anche la possibilità che esploda un incontrollabile focolaio. Dopo alcune positività al Covid-19 è iniziato il tracciamento di massa mirato e bloccare sul nascere il cluster, anche se sembra che risposta non sia stata quella immaginata. “Molti vanno in giro nonostante abbiano contratto il virus. La paura c’è, se una vicina viene a chiedermi una foglia di prezzemolo io ho pure il timore di dargliela”, giurano alcune persone di fronte alle telecamere del giornalista Salvo Catalano.

“Le baraccopoli sono 86, è chiaro che non è facile effettuare il tracciamento, ma anche impedire che le persone non violino la fase dell’isolamento”, afferma Marcello Scurria, presidente di A.Ris.Me, l’azienda del Comune per il risanamento voluta dal sindaco Cateno De Luca. Una potenziale bomba pandemiologica era stata definita durante il primo lockdown e tra i primi a muoversi era stato l’attore Nino Frassica: “siamo nel 2020 e a Messina ci sono le baracche: nel 2020! Ci sono 2500 famiglie, forse di più – affermava meno di un anno fa il comico messinese – . Dobbiamo intervenire urgentemente, un solo positivo per creare una strage”. Quello che si immaginava nei mesi di marzo e aprile 2020, alla fine si è verificato e sono gli stessi abitanti a denunciarlo. “Viviamo in mezzo alla fogna, ci sono blatte e topi grandi quanto i gatti. Siamo cinque famiglie tutte vicine – si sfoga una signora quasi rassegnata – per questi motivi non è possibile qui rispettare la quarantena. Nelle case c’è molta umidità, non abbiamo dove andare, non c’è la possibilità economica di spostarci per vivere altrove.

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