Elezioni Comunali, la lettera aperta alla città di Angela Marcianò: “La Reggio che verrà sarà una città nuova”

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    Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
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Comunali Reggio Calabria, il testo integrale della lettera aperta che Angela Marcianò ha letto alla città stasera dal palco di piazza Duomo

In occasione dell’ultimo comizio per la chiusura della campagna elettorale, Angela Marcianò ha letto pubblicamente dal palco di piazza Duomo una lettera aperta che pubblichiamo alla città.

Di seguito il testo integrale delle sue parole:

Ve lo confesso, ma so che lo avete intuito ben prima che io ve lo rivelassi: non ho vissuto queste settimane come una campagna elettorale a caccia del consenso a qualunque costo, perché, per me, è stata, molto semplicemente, la continuazione dell’impegno pieno di passione di una cittadina qualunque che, trascinata dall’amore incondizionato per Reggio e la sua gente, si è immersa nell’oceano di drammi e di sogni custoditi in ciascuno di voi, in ciascuno di noi. Sono stata lì. con gli occhi spalancati per vedere la luce che circonda ogni singola persona incontrata, con le orecchie tese per ascoltare il battito dei cuori di chi ancora e ancora e ancora, nonostante tutto, insiste nel voler abbattere, con tutta la forza che ha in corpo, i muri dell’indifferenza e della prepotenza. Sono fiera di essere riconosciuta, istintivamente, come Angela: una donna da avvicinare con fiducia, non una candidata da allontanare con l’animo indurito dalle tante delusioni patite nel corso degli anni. I miei sguardi si sono sempre tuffati in quelli di un popolo rimasto troppo tempo ad aspettare fuori dal cancello del riscatto, personale e civile. E’ per questo che non ci sarà barriera di diffidenza che potrà mai separarci: siamo seduti, assieme e vicini, su desideri comuni che nessuno ci potrà sottrarre, perché sono nostri e per difenderli daremo battaglia, dalla stessa trincea, quella trincea in cui, uniti, ci siamo calati coperti dalla fede irremovibile nel futuro. Non un futuro astratto, ma un futuro ben visibile, fatto di quotidianità e sudore, di sforzi e soddisfazioni, di fatica e gioia; un futuro in cui a comandare saranno talento e moralità. Saremo noi a costruirlo: tutti, senza distinzioni, perché non c’è un noi e un voi, esiste solo un’unica meravigliosa comunità che ha solo bisogno di qualcuno che strappi il velo posto davanti a quel tempo finora reso oscuro da una minoranza di compari e parassiti, i nostri unici avversari da allontanare con ferma risolutezza. E’ così, solo così, che qualunque preoccupazione emerga dalle viscere di un borgo, di un rione, di un quartiere, avrà finalmente la forza di spazzare via gli egoismi e le viltà. Meglio tacere, ci dicevano, provandoci a spingerci verso il quieto vivere, ma noi no, non vogliamo vivere quietamente, non vogliamo sopravvivere nell’attesa che l’amico al Comune, con il ghigno soddisfatto del padrone indispensabile al soddisfacimento di un problema del suddito, se ne occupi per poi chiederci il conto: e il conto è stato salatissimo perché abbiamo dovuto pagare cedendo pezzi sempre più grandi di rispettabilità. Il favore, come stile, come principio e nei fatti è destinato a rimanere fuori dal portone di Palazzo San Giorgio e dalle porte degli uffici. Se vorrà entrare, sarà costretto, con pudore civile ed educazione al vivere sociale, a cambiare le vesti ed indossare quelle del Diritto, il tetto sicuro sotto cui trovano riparo i giusti. E’ finita l’epoca nella quale i reclami dei cittadini sono fastidi da scalciare con supponenza, inauguriamo quella dominata dal soddisfacimento della sete di dignità, quella dignità che ci siamo trasmessi reciprocamente guardandoci negli occhi, stringendoci le mani o nei tanti abbracci scambiatici in questo stupendo percorso. Abbiamo gioito e pianto, ci siamo lasciati trascinare dalla corrente delle opportunità realizzabili e siamo rimasti impigliati nelle reti della malignità liberandocene come solo donne e uomini profondamente genuini sanno fare. Reggio non può più trascinarsi con il capo piegato sul terreno della frustrazione, Reggio ha urgenza di marciare con vista sulla normalità ed è quello che abbiamo già iniziato a fare attorniandoci di persone e domande, sofferenze e sacrifici, silenzi che urlano e discorsi timidamente sussurrati. Non siamo disponibili a rimanere alla finestra a guardare impotenti lo scempio di anni e anni di trascuratezza. Quel posto lo occupino i responsabili passati, prossimi e remoti: per loro non c’è più tempo, per loro non c’è più spazio. Reggio è dei veri reggini, di quelli che la coccolano, non di quelli che l’hanno massacrata né di quelli atterrati da chissà dove senza aver condiviso i racconti delle nostre vite. Siamo noi, gli autentici reggini, che ci respiriamo a vicenda, distinguendoci l’uno con l’altro anche senza guardarci perché a far sussultare il nostro spirito sono emozioni e turbamenti impossibili da percepire dagli altri. La Reggio che verrà sarà la Reggio che si china con devozione verso i più umili e non si lascia mettere il bavaglio dai potenti che l’hanno dissanguata. Una Reggio che non resterà muta, solo per convenienza politica, rispetto ai soprusi subiti; non resterà cieca dinanzi alle angherie patite dai suoi figli; non resterà sorda alle loro grida di affanno e lo potrà fare perché la nostra Reggio non è vassalla di signorotti che ci considerano solo carne da macello elettorale. Non nascondiamocelo, hanno provato a fiaccare il nostro impeto, hanno tentato di far appassire i fiori del nostro trasporto verso la città, ma il risultato ottenuto è stato uno soltanto: quello di innaffiare lo slancio incontenibile nei riguardi di una terra della quale siamo, e saremo, semi fecondi e vividi germogli. Agitiamo con onore la bandiera della semplicità e alziamo con vanto il vessillo del rispetto verso la Storia, la nostra Storia. Mentre lo agitiamo, è commovente vedere quanto ogni giorno la marcia intrapresa si sia ingrossata con un numero sempre maggiore di teste e di cuori. Una sensazione entusiasmante come entusiasmante è avere piena coscienza che la marcia in direzione della liberazione di Reggio dagli sfruttatori vecchi e nuovi ci ha portato fin qui, il punto di arrivo di una sfida lanciata a coloro i quali hanno sporcato il nostro nobile decoro, il punto di partenza da cui scoccare la freccia infuocata della nostra venerazione per Reggio. Sono queste le sorgenti del coraggio che ci ha indotto a combattere, forti del potere della libertà e dell’audacia dell’indipendenza.

Vi abbraccio
Angela

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