Reggina-Cosenza, il doppio ex Savoldi a StrettoWeb. Le provocazioni di Di Sole, l’accoglienza al San Vito e lo striscione di oggi: “Mi viene da sorridere…”

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Reggina-Cosenza, ai microfoni di StrettoWeb il doppio ex Gianluca Savoldi: tra aneddoti, campanilismi e striscioni

“Pronto, Gianluca?”. “Sì, adesso ci siamo. Scusami. E’ che è un periodo un po’ così, gli ultimi numeri hanno fatto ripartire la psicosi, siamo un paese che agisce troppo di pancia e a farne le spese sono i settori giovanili. I prossimi poi saranno i parrucchieri”. Gianluca Savoldi è il solito fiume in piena. Troppo impegnato e, lo si capisce, anche un po’ arrabbiato. Mi rimanda alla chiamata di stamattina, mi concede poi l’intervista in tarda mattinata. Ma parte in quarta. E lo devo frenare.

Parliamo di calcio, che è meglio. Da doppio ex di Reggina-Cosenza, per chi tiferai questa sera?

“In questo caso è difficile per me diventare tifoso in una partita del genere. Personalmente sono due squadre molto importanti per quello che è stata la mia carriera da calciatore, quindi da tifoso mi astengo. Da addetto ai lavori, invece, non posso che provare piacere a rivedere questo derby in Serie B, l’ultima volta giocato quando ero in amaranto. Anni dopo queste squadre sono ripartite dopo momenti difficili ed è per questo che è bello rivederle ora in cadetteria. Dispiace soltanto che non possa esserci una degna cornice di pubblico”.

Per obiettivi, entusiasmo e altri fattori si può definire una partita simile a quella di 20 anni fa?

“Le similitudini sono tante, ma allora si giocò a febbraio (1-0, gol di Jiranek, ndr), con delle classifiche già delineate e delle consapevolezze acquisite. Forse quello di stasera è più simile al derby d’andata, che si giocò a Cosenza. Era inizio stagione, c’erano ancora tanti punti interrogativi e quella vittoria ci diede proprio la consapevolezza di poter ambire a qualcosa di importante, come poi accadde”.

E proprio in quella partita ci fu il tuo ritorno al San Vito pochi mesi dopo il tuo trasferimento da Cosenza a Reggio. Non proprio una bella serata…

“Pensavo che il pubblico avesse compreso la necessità che il Cosenza aveva di mandarmi via. Ero destinato alla cessione, almeno così mi disse la società, che doveva fare cassa ed era stato deciso che quella di Savoldi sarebbe stata la cessione più importante. Furono loro a decidere il mio destino, ma i tifosi non lo capirono e per tanti fu considerato un tradimento”.

Ci rimanesti male?

“Non mi aspettavo quell’accoglienza, diciamo. Tra virgolette, lì per lì, mi sono anche offeso, ma a prescindere da questo ho comunque un bel ricordo di Cosenza, per l’annata da calciatore e in generale per la città. Anni dopo sono anche tornato e ho ritrovato grande affetto”.

Anche perché la Reggina non arrivò subito. Stavi per firmare con il Chievo, giusto?

“Sì, la Reggina arrivò dopo una serie di proposte, ma inizialmente non si era fatta viva. Avevo già firmato per il Chievo, in pratica, ma poi è saltato l’accordo tra le due società e la Reggina si è fatta avanti”.

A proposito di rivalità, tradimenti, campanilismo e quant’altro, proprio questa notte alcuni ultras rossoblu hanno affisso degli striscioni fuori dal Granillo.

“Sì, li ho letti, e mi veniva da sorridere…”

Perché?

“Penso facciano parte di tutto il contorno legato all’attesa per un derby del genere, proprio come gli insulti che mi presi io e di cui parlavamo prima. Ma anche per come io vivevo, da bambino e da tifoso, il derby Atalanta-Brescia, o per come ho vissuto da calciatore anche Pisa-Livorno o Reggina-Messina”.

Quindi non prendi gli striscioni seriamente?

“Non sono per i falsi perbenismi o per il politicamente corretto. Per me, nel calcio, certi sfottò allo stadio vanno presi per sfottò. Questi ragazzi troppo spesso sono presi di mira. Anche a me in partita spesso insultavano la mamma. Che dovevo fare? Ridevo. Ho imparato a conviverci grazie anche al ruolo che ho ricoperto. Poi, ti dico una cosa…”

Prego.

“Secondo me sono i tifosi avversari, ed insultati, i primi a farsi una risata, magari col tempo. Tutti ricordiamo la corsa di Carletto Mazzone tra Atalanta e Brescia. Fondamentalmente, anche se non lo dice, il bergamasco dentro di sé ride di fronte a quelle immagini. Sa che Mazzone è un sanguigno. E io questa la trovo una cosa per cui sorridere. Anche perché poi nella vita reale abbiamo degli esempi positivi”.

Tipo?

“Dopo il terremoto di Amatrice tanti gruppi ultras rivali si sono ritrovati insieme a dare una mano ai terremotati dopo che per anni si sono insultati e se ne sono dette di ogni”.

Torniamo al derby di stasera. Verso chi pende l’ago della bilancia?

“Sono partite, queste, in cui conta molto l’aspetto emozionale. Si deve tenere la tensione a bada, può giocare brutti scherzi. Ti posso raccontare un aneddoto?”

Vai.

“Il riferimento è proprio a quel Reggina-Cosenza del 2002. Io attaccante della Reggina mi trovo in marcatura Di Sole, tra l’altro ex amaranto e l’anno prima mio compagno di squadra a Cosenza. Lì la tensione gli ha giocato brutti scherzi. Infatti, mi aveva provocato tutta la partita. Risultato? Si è preso due gialli ed è andato sotto la doccia”.

Quindi tu pensi che gente come Menez o Denis, che ha calcato grandi palcoscenici, possa farsi prendere dalla tensione in una partita del genere?

“Certo. L’esperienza dovrebbe essere, nella maggior parte dei casi, un vantaggio, ma non lo è sempre. Queste partite nascondono delle grosse insidie. In un Pisa-Livorno di Serie C ricordo l’espulsione a Igor Protti, che poi si prese 10 giornate di squalifica. Parliamo di un professionista, di un grande attaccante. Eppur, pur non essendo di Livorno, quella volta si fece sopraffare dalla tensione”.

Però non mi hai risposto alla domanda: chi è favorito?

“La Reggina, pur neopromossa, ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per giocarsi il campionato alla grande. Il Cosenza, anche se l’anno scorso ha sofferto, ha trovato una buona dimensione con Occhiuzzi. Non mi sbilancio, è una gara troppo particolare”.

La guarderai?

“Non lo so, non prometto nulla. E’ difficile. A quell’ora sto ancora coi ragazzi. Magari la vedrò dopo con più calma, a risultato acquisito sento meno la pressione” (ride, ndr).

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