Le ricette di StrettoWeb: ricetta e tradizione degli Arancini Calabresi con Nduja
La ricetta degli arancini fa parte della tradizione siciliana ma ha origini remote e resiste da secoli perché ci regala un cibo così delizioso da essere inserito nell’elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle Politiche Agricole. Nella versione calabrese la farcitura è di ‘nduja e provola filante, davvero difficile resistere!
Difficoltà: media
Preparazione: 35 minuti
Cottura: 10 minuti
Porzioni: 4 persone
Costo: basso
INGREDIENTI
250 gr. di riso Arborio
150 gr. di farina
3 uova
1 bustina di zafferano
50 gr. di burro
‘Nduja
100 gr. di provola a dadini
50 gr. di pecorino
200 gr. di pangrattato
Olio di semi per la frittura
Preparazione
Portate ad ebollizione l’acqua, salate e aggiungete il riso, coprite e fate cuocere a fuoco moderato. A fine cottura il riso dovrà aver assorbito completamente l’acqua della pentola. A riso ancora caldo mantecatelo con lo zafferano sciolto in acqua, un uovo, il pecorino grattugiato ed il burro mescolando tutto. Fate raffreddare. Successivamente formate con il composto palle di circa 5 cm di diametro. Fate con il pollice un buco in ciascuno, riempitelo con una piccola quantità di ‘nduja e alcuni dadini di provola e poi chiudetelo. Passate gli arancini nella farina, poi nelle uova sbattute e salate, quindi nel pangrattato. Friggeteli in olio ben caldo.
Conservazione
Gli arancini si conservano a temperatura ambiente per un giorno, poi in frigo per circa tre giorni; possono essere congelati crudi ed essere fritti direttamente, senza scongelarli prima. Se non volete friggerli potete cuocerli in forno preriscaldato a 180 gradi per 30 minuti.
Curiosità sugli arancini
Gli arancini nascono nel periodo di dominazione araba, fra IX e XI secolo, quando, durante i banchetti, era consuetudine mettere a centro tavola un ampio vassoio pieno di riso aromatizzato con zafferano e unito a carne e verdure consumato direttamente con le mani. La panatura croccante viene inventata in un momento successivo e trasforma quel riso in cibo da viaggio: questa idea viene attribuita al re Federico II che poteva, così, consumare gli arancini anche durante le sue uscite di caccia. Se in Calabria li chiamiamo arancini, in Sicilia si utilizza la declinazione al femminile e il motivo, riportato in un testo di gastronomia araba del XVIII secolo, è che questo tipo di polpette prendevano il nome dai frutti più simili per forma e dimensione: da piccola arancia nasce quindi “arancina”.
Il consiglio della zia
La versione light degli arancini si realizza in forno con un ripieno di formaggio e verdure come spinaci e zucchine, per questa ricetta va usato il riso per timballi e non quello per risotti.