Torna lo spettro della Dad, l’allarme di bambini e adolescenti (ancora) sottovalutato: tre episodi di suicidio al primo giorno di scuola

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Due suicidi e un tentato suicidio in poche ore a Milano, tutti e tre episodi legati dal filo conduttore del primo giorno di scuola: gli inquirenti stanno facendo le dovute verifiche, potrebbe essere solo una drammatica casualità, ma chiudere gli occhi di fronti ai problemi psicologici causati dalla Dad sui giovani è un errore che lo Stato non deve commettere

Tre tragedie nel giro di mezza giornata si sono registrate a Milano, tutte e tre sono legate da un unico filo conduttore: l’inizio dell’anno scolastico. Il capoluogo lombardo è stato teatro di due suicidi e un tentato suicidio che hanno visto come vittime dei ragazzini ancora in età adolescenziale. Il ritorno in classe potrebbe essere un aspetto casuale, sicuramente da solo non basta a spiegare questi tre drammatici episodi, ma gli inquirenti non possono scartare nulla a priori. Il primo lutto si è consumato verso le 7 a Bollate, nel Milanese. Lì a perdere la vita è stata una giovanissima che è precipitata dal balcone al settimo piano dell’appartamento in cui viveva con i genitori. Poco meno di un’ora dopo, un’altra tragedia, in zona Cenisio. Una ragazzina che proprio lunedì avrebbe dovuto iniziare la seconda media è caduta dalla finestra di casa, al cui interno c’erano i familiari. Stabilizzata sul posto, è poi stata trasportata al Niguarda in condizioni disperate e ricoverata nel reparto di neurochirurgia. Stando a quanto appreso dal Corriere della Sera, anche in questo caso si sarebbe trattato di un gesto volontario: un testimone avrebbe visto la giovane lanciarsi nel vuoto, dal quarto piano. Resta il mistero, invece, sulle cause. Nel pomeriggio, un altro dramma, in un appartamento in zona Comasina. Un coetaneo della ragazzina di Bollate è precipitato dal balcone al 12esimo piano del condominio in cui abitava ed è morto praticamente sul colpo. I genitori del giovane, stranieri, sono stati ascoltati a lungo dalle forze dell’ordine, che hanno però avuto non pochi problemi di comprensione perché mamma e papà della vittima parlano a fatica la lingua italiana.

I tre casi sono stati tutti segnalati alla Procura dei minori del tribunale di Milano, che al momento non è ancora riuscita ad accertare le motivazioni che possano aver spinto i giovani al tragico gesto. È stata già aperta un’inchiesta a carico di ignoti con l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio per il giovane morto in zona Comasina. Fra i ragazzi non risultano comunque collegamenti evidenti e la vicinanza temporale fra le tre tragedie potrebbe essere soltanto un’assurda coincidenza. E se in realtà non si trattasse di circostanze casuali e si starebbe, invece, erroneamente sottovalutando il problema? Qualcuno il dubbio se lo pone, ad esempio la dott.ssa Sara Gandini, la quale afferma: “c’è chi ha il coraggio di dire che la DAD non c’entra nulla”. La direttrice dell’unità “Molecular and Pharmaco-Epidemiology” presso il dipartimento di Oncologia Sperimentale dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano è stata impegnata lo scorso autunno nella battaglia sulla riapertura delle scuole italiane, è stata inoltre la prima firmataria dello studio scientifico condotto nel contesto degli istituti nostrani che ha dimostrato come essi non abbiano contribuito in maniera significativa alla diffusione del contagio da Sars-Cov-2 nel nostro Paese.

I tre episodi accaduti a Milano hanno ovviamente attirato la sua attenzione e, in vista dell’inizio dell’anno scolastico, è ripartita la sua battaglia per difendere l’importanza dello studio in presenza. La Dad ha già provocato danni gravi, senz’altro irreversibili, sulla salute psicofisica dei ragazzi e anche delle loro famiglie. “Se c’è qualcuno che mostra un chiaro sbandamento qui sono i politici – ha proseguito l’epidemiologa Sara Gandini in un suo post pubblicato su Facebook – . Nonostante le tante belle dichiarazioni sull’importanza della scuola in presenza, nonostante la amplissima percentuale di vaccinati a scuola, i giovani stanno già andando in DAD per le quarantene. Per il terzo anno ancora in DAD. E una scuola con misure di prevenzione che sembra di essere in un ospedale. Quando arriverà un po’ di consapevolezza dei danni che stiamo causando a questi ragazzi? È un anno che parliamo dell’aumento dei suicidi nei minori. Qualcuno si assumerà mai le responsabilità delle conseguenze gravissime di decisioni in cui il benessere dei minori non è mai tenuto in conto?”. Effettivamente all’interno degli istituti in questi primi giorni di differenze se ne trovano ben poche e quella più significativa riguarda proprio il fatto che il personale scolastico è in gran parte vaccinato. Il vaccino anti-Covid però, ormai l’aspetto è acclarato, non immunizza il soggetto che ha ricevuto la doppia dose, quindi non è per nulla eliminato il rischio di infettare e infettarsi.

Le possibilità di ammalarsi, sviluppare una sintomatologia grave, trasmettere il virus, nei bambini e negli adolescenti rimangono comunque molto basse. Recenti studi scientifici e statistici, messi in luce proprio dalla dott.ssa Gandini, spiegano come i giovani trovati positivi abbiano il 74% in meno di probabilità rispetto agli adulti di favorire la diffusione virale e che i minori erano il 40% significativamente meno suscettibili al contagio rispetto agli adulti. Affrontare il tema del Covid-19 quindi per i giovani, utilizzando lo stesso approccio che si ha per gli anziani, è totalmente controproducente. “I tentativi di suicidio sono aumentati tra gli adolescenti dai 12 ai 17 anni, soprattutto tra le ragazze, durante la pandemia di Covid-19, secondo i dati dell’organismo americano CDC (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, ndr) – sottolinea ancora l’epidemiologa Gandini – . Tra le ragazze, la media delle visite settimanali al dipartimento di emergenza per sospetti tentativi di suicidio da febbraio 2021 a marzo 2021 è stata del 50,6% più alta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo studio probabilmente sottorappresenta il numero reale di sospetti tentativi di suicidio perché gli americani erano esitanti ad andare negli ospedali durante la pandemia, per paura di contrarre il Covid-19”.

Allora a cosa serve la vaccinazione, se a scuola tutto resta come prima? Perché gettare il peso della pandemia sui giovani quando il problema riguarda esclusivamente gli anziani e i fragili? Che senso hanno frasi del tipo “è possibile togliere le mascherine nelle classi dove sono tutti vaccinati”, quando poi sistematicamente si ripiomba nell’incubo Dad come lo scorso anno? E’ chiaro che l’approccio da riservare ai minori dovrebbe essere quello di tipo precauzionale e non allarmistico. Abbiamo assistito nei mesi autunnali e invernali come la scuola a distanza abbia prodotto maggiore stress e disturbi del sonno per i più piccoli e gli adolescenti. Nelle bambine la Dad ha generato soprattutto ansia, depressione, nel peggiore dei casi anche il ritiro dalla scuola; nei maschi invece rabbia, aggressività e opposizione. Un aumento dei problemi psicologici è stato rilevato, in particolare, da un’indagine italiana dello scorso febbraio che ha potuto osservare gli stessi bambini in questo periodo e negli anni precedenti. E, così, è stato registrato un aumento del 24% dei problemi psicologici. L’appello è di liberare i bambini da questo peso enorme e trovare definitivamente un modo concreto per restituire motivazione ad alunni sempre più arrabbiati, stressati, psicologicamente deboli. Ciò che avrebbero bisogno è solo quello di riappropriarsi della scuola come spazio di socialità e di apprendimento, perché non bisogna dimenticare che saranno proprio loro a costituire il futuro del nostro Paese.

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