Superlega, Florentino Perez contrattacca: “ci hanno voluto uccidere. Una inglese ha influenzato gli altri, ma c’è un accordo”

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Superlega, parla Florentino Perez: secondo il presidente del Real Madrid il progetto è ‘parcheggiato’, non terminato, e la colpa e di una squadra inglese

Ci hanno voluto uccidere, come se avessimo tirato una bomba atomica. In vita mia non avevo mai visto tanta aggressività. Aggressività di gente che non vuole perdere i propri privilegi”. Parole dure quelle espresse da Florentino Perez ai microfoni di ‘El Larguero’ alla radio Cadesaner. Il bersaglio è ovviamente costituito da UEFA, Liga, Ceferin e Tebas, i grandi nemici del presidente del Real Madrid. Anche, o meglio ancora, presidente della Superlega. Sì, perchè “la Superlega non è morta. Dicono che la Juventus se n’è andata, e non è così. Dicono che il Milan se n’è andato, e non è così. Anche gli inglesi sono ancora dentro, come il Barça. Siamo ancora tutti dentro perché per uscire bisogna pagare una penalizzazione. Abbiamo deciso di prenderci una pausa per cercare di spiegare un progetto al quale abbiamo lavorato per tre anni. E che forse abbiamo illustrato male. Ma non ce ne hanno dato il tempo, ci hanno attaccato con un’aggressività incredibile”.

Il presidente spagnolo lancia una stoccata ad un club inglese: “tra noi 12 c’è sempre stata una società inglese meno convinta degli altri, e che ha contagiato negativamente il gruppo. Tra le altre società inglesi ci sono diverse persone in là con gli anni, si sono spaventati. Ci sono tanti americani che hanno club in Nfl, in Nba, hanno altri interessi, non si aspettavano questa aggressività, si sono preoccupati. Avevamo un accordo vincolante ma abbiamo preferito farci da parte. No, non possiamo intraprendere azioni legali però si, tra noi c’è un accordo vincolante”. Per concludere, un riferimento alla crisi del calcio: “il nostro non è un campionato chiuso, può entrare chiunque; non vogliamo uccidere i campionati; i giovani non guardano più il calcio, vogliono vedere un Nadal-Federer tutte le settimane; il calcio è asfissiato dalla crisi, non arriveremo al 2024 se non troviamo più soldi”.

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