Reggina, “Vitti Baggiu o catastu”: storia di un sogno rimasto leggenda. Foti a StrettoWeb: “Ecco come nacque l’idea di provare a prendere il Divin Codino”

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Reggina-Brescia e quel sogno quasi realtà di nome Roberto e di cognome Baggio: il racconto dell’ex presidente Foti a StrettoWeb

Se pronunciate la frase “Vitti Baggiu o catastu” davanti a un tifoso della Reggina non giovanissimo, questi si metterà sicuramente a ridere. “Vitti Baggiu o catastu” è una delle frasi iconiche del tifoso reggino. Nasce 20 anni fa, nell’estate del 2000, quando il club amaranto fu ad un passo dall’acquisizione di Roberto Baggio, uno dei più forti – se non forse il più forte in assoluto – calciatore italiano di ogni tempo.

Leggenda narra che, per via del tam-tam giornalistico relativo alle notizie su un possibile approdo del campione in riva allo Stretto, qualcuno lo abbia intravisto addirittura al Catasto, già sbarcato a Reggio Calabria e pronto ad iniziare la sua avventura. In realtà, ovviamente, purtroppo non fu così. Fu una sorta di “miraggio”, quello, trasformato poi in diceria e tramandato negli anni. E così, ogni volta che un calciatore forte o un nome roboante viene accostato agli amaranto, rispunta magicamente fuori, come per Menez l’estate scorsa.

Baggio a Reggio non arrivò mai, ma Reggio da Baggio sì. Nella persona del presidente Foti, che nell’agosto di 20 anni fa, dopo la salvezza nel primo anno di Serie A, stava per mettere a segno un qualcosa di pazzesco per tutta la piazza: “L’idea di prenderlo – rivela l’ex patron della Reggina ai microfoni di StrettoWeb – nasce dalle opportunità e dai confronti. Dal confronto e dall’apertura dell’agente di Baggio fino agli sviluppi e alla disponibilità col calciatore stesso”.

Il resto, poi, è storia nota. Mazzone, allenatore del Brescia, viene a conoscenza della trattativa e prova ad inserirsi, sfruttando la vicinanza a casa (Baggio è di Caldogno e Brescia è sicuramente più vicina di Reggio Calabria): “Diciamo – prosegue Lillo Foti ai nostri microfoni – che di fronte al clamore mediatico legato ad un possibile suo arrivo in riva allo Stretto ci fu la possibilità da parte di qualche club di inserirsi. Il Brescia, in quel caso, che sfruttò la corsia preferenziale che il calciatore aveva nei loro confronti per via della vicinanza alla sua residenza abituale”.

Quel “Vitti Baggiu o catastu“, per Reggio e i reggini, da diceria – mista a sogno e poi possibilità concreta – si trasforma in rimpianto e rammarico per un colpo desiderato, quasi toccato con mano, ma poi svanito improvvisamente: “Successivamente a quell’episodio – confessa Foti – ci siamo incontrati altre volte, scambiandoci un sorriso reciproco pensando a quello che sarebbe potuto essere”. Quello che sarebbe potuto essere, ovviamente, non lo sapremo mai. A Reggio, allora, non rimase altro che il sogno ad occhi aperti e l’utopia diventata quasi realtà. Ad essere sinceri, però, Baggio a Reggio Calabria ci arrivò comunque, qualche mese dopo, ma da avversario. E condannò – tra i fischi dei tifosi amaranto – la squadra di Colomba all’ennesima sconfitta e alla brutta pagina di una contestazione che racconteremo in altra pagina.

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