Reggio Calabria, tabaccaio ucciso brutalmente perchè disse “no” al boss della cosca Tegano: la ricostruzione, i NOMI e le FOTO degli arrestati [DETTAGLI]

  • uscita arrestati questura
    Foto StrettoWeb / Salvatore Dato
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Reggio Calabria, il Gip ha emesso l’esecuzione di 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio premeditato, tentata estorsione, rapina e tentato omicidio

La polizia, con l’operazione “Giù la testa” che ha portato a 4 arresti, ha individuato mandante ed esecutore dell’omicidio di Bruno Ielo, il tabaccaio ucciso con un colpo di pistola alla testa il 25 maggio 2017. Il commerciante 66enne, per l’accusa, fu ucciso su mandato di un esponente della ‘ndrangheta in modo plateale con una pistola abbandonata accanto al cadavere, perchè non si era voluto piegare al diktat della cosca di chiudere la tabaccheria facendo concorrenza a quella del mandante dell’omicidio, elemento di spicco della famiglia Tegano. Ielo fu ucciso la sera del 25 maggio con un colpo sparato da distanza ravvicinata mentre rientrava a casa con lo scooter sulla strada Nazionale per Catona. Gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria, coordinati dalla Dda, hanno fatto luce sul delitto commesso per strada e con modalità plateali. Il delitto, secondo gli investigatori della Squadra mobile, “con la sua efferatezza e connotazione simbolica, doveva riaffermare di fronte a tutta la comunità la perdurante operatività della cosca, pronta a reprimere chiunque osasse metterne in discussione la sua potenza criminale e il dominio sul territorio“.

Il Gip ha emesso l’esecuzione di 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio premeditato, tentata estorsione, rapina e tentato omicidio aggravati, ad eccezione del tentato omicidio, dal metodo mafioso e dall’avere agevolato la ‘Ndrangheta unitaria, nella sua articolazione della cosca Tegano operante nel quartiere Archi di Reggio Calabria. Nel corso dell’operazione sono state eseguite anche diverse perquisizioni domiciliari. Tra gli arrestati ci sono i soggetti ritenuti sicario e componenti del commando dell’omicidio di Bruno Ielo, il tabaccaio ucciso con un colpo di pistola alla testa il 25 maggio 2017. Si tratta di Francesco Mario Dattilo, indicato come il killer operativo, e Francesco Polimeni e Cosimo Scaramozzino che seguivano la vittima a bordo di una Fiat Panda di colore rosso. I tre avrebbero agito in stretto raccordo operativo alternandosi ripetutamente nelle attività di pedinamento e di osservazione lungo la strada che Ielo stava percorrendo per ritornare a casa al termine della giornata di lavoro. Ai presunti responsabili dell’omicidio gli investigatori sono giunti attraverso un lavoro di acquisizione, estrapolazione, studio e analisi delle immagini di numerosi di impianti di videosorveglianza realizzati in tantissime ore di registrazione e che ha consentito agli investigatori di ricostruire la dinamica dell’azione delittuosa e individuare i componenti del commando.

La polizia ha ricostruito anche la precedente rapina dell’8 novembre del 2016, nel corso della quale Bruno Ielo rimase gravemente ferito al volto da un colpo di pistola esploso da uno dei due malviventi che avevano fatto irruzione all’interno della sua tabaccheria di Gallico. La rapina, organizzata con finalità intimidatorie da Francesco Polimeni, fu “appaltata” a Francesco Mario Dattilo e Giuseppe Antonio Ciaramita, il quale aveva sparato in faccia alla vittima per avergli opposto resistenza. La rapina – secondo gli investigatori della Questura reggina – sarebbe stata finalizzata a costringere Ielo a chiudere l’attività commerciale per consentire a Polimeni, gestore di una vicina tabaccheria, di avere il monopolio nella zona. Gli investigatori hanno studiato le abitudini degli indagati, monitorato le loro condotte, analizzato le fattezze fisiche e il modus operandi particolarmente irruento e sono riusciti ad individuare elementi in comune alla rapina e all’omicidio. La Scientifica ha accertato che l’arma abbandonata da Dattilo dopo l’omicidio era dello stesso modello di quella impugnata sempre da lui durante la rapina dell’8 novembre 2016: una Beretta cal.7.65. Non è escluso che l’arma sia la stessa utilizzata in occasione della rapina. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11.30 nella Questura di Reggio Calabria alla presenza del procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri.

Reggio Calabria, operazione “Giù la testa”: le immagini degli arrestati che lasciano la Questura [VIDEO]

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