La Rivolta di Reggio 50 anni dopo: 1970-2020, lo Speciale di StrettoWeb per non dimenticare

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La Rivolta di Reggio Calabria del 1970, una storia da non dimenticare: in occasione del 50° anniversario, online uno speciale di StrettoWeb con interviste, documenti e resoconti storici

Sono passati 50 anni dalla Rivolta di Reggio Calabria, uno degli eventi più importanti della storia della Repubblica italiana e della millenaria civiltà reggina: su StrettoWeb pubblichiamo lo speciale “La Rivolta di Reggio” con l’intenzione di fornire un contributo all’importanza di non dimenticare i fatti che caratterizzarono la città dello Stretto. Lo faremo con interviste, approfondimenti, resoconti e documenti storici riportando stralci di “Buio a Reggio“, il libro di Luigi Malafarina, Franco Bruno e Santo Strati che è e rimane dopo dieci lustri il più prezioso e prestigioso documento storico che ricostruisce quanto accaduto in città in quei mesi drammatici.

Gli autori, nell’introduzione del volume pubblicato da “Parallelo 38” nel 1972, scrivevano:

Il 7 giugno 1970 la popolazione calabrese si reca alle urne per eleggere il massimo consesso regionale. 
E’ un avvenimento di portata storica, in quanto la Calabria, finalmente, si potrà amministrare da sè, senza dipendere dal Governo centrale: dovrebbe sancire l’unione di tutti i calabresi, il superamento dei vieti motivi campanilistici che per secoli hanno travagliato la vita pubblica di questo estremo lembo d’Italia. 
Si ritorna, invece, al Medioevo, alla lotta per la supremazia politica di una città sull’altra. Reggio Calabria, riconosciuta da sempre come il centro pilota dell’intera Regione, quale capoluogo statuito per antica tradizione, viene ingiustamente degradata ed emarginata. 
La città dello Stretto vive allora per tanti lunghissimi mesi le pagine di una storia fatta di morti, di feriti, di disperazione, di odio, di rancori, di rabbia, di follie. Si trasforma in una piazza d’armi, nel simbolo morale di una rivolta che viene dal Sud. 
Tutto quanto è accaduto deve avere una ragione, ci sono delle responsabilità, ci sono colpe e ingiustizie, errori e giusti risentimenti. Si poteva evitare? 
La storia drammatica di una città di centosettantamila persone è resa da queste semplici ma insieme paurise cifre: cinque morti, non meno di dieci mutilati e invalidi permanenti, oltre cinquecento feriti tra le forze dell’ordine, un migliaio tra i civili. Milleduecentotrentuno persone denunciate, delle quali ottocentoventicinque a piede libero e quattrocentoquarantasei in stato di arresto per complessivi duemila reati. 
I danni economici alla città, paralizzata in ogni sua attività per molti mesi, si aggirano sull’ordine di diverse decine di miliardi; enormi le spese sostenute dallo Stato. 
A Reggio si sono trovati impegnati migliaia e migliaia di agenti e carabinieri di ogni parte d’Italia, la città ha visto candelotti lacrimogeni, mezzi cingolati, artiglieria leggera. Tra i soldati che presidiavano la linea ferrata, cinque le morti accindentali, cinque giovani vite stroncate, che forse, senza i fatti di Reggio, non sarebbero state sacrificate. 
E’ un bilancio amaro, ma soprattutto allarmante. Tutto ciò non può non far meditare la gente: il politico e l’uomo della strada, la casalinga e il professionista, l’operaio e lo studente. Tutti hanno da trarre una grande lezione da quanto è avvenuto. 
La storia dei fatti di Reggio deve e può insegnare molto, soprattutto a quanti credono e sperano e operano nella democrazia. Oggi che, come ieri, la democrazia e non la falsa democrazia, ha bisogno delle sue lotte, delle sue vittorie, dei suoi martiri, per la conquista del bene più grande dell’uomo: la libertà“.

Luigi Malafarina 
Franco Bruno
Santo Strati

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