Morte Maradona, Lapo Elkann commosso: “ho perso un fratello. Sarebbe potuto toccare anche a me”

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Lapo Elkann si commuove pensando alla morte di Maradona: l’imprenditore ha provato sulla sua pelle la stessa dipendenza e le sofferenze che ha provato Diego

Soldi, fama e qualche eccesso di troppo. Diego Armando Maradona e Lapo Elkann sono stati spesso accomunati secondo queste tre caratteristiche, la quarta, la peggiore, è la dipendenza dalla cocaina. Entrambi ne sono usciti attraverso anni di cure, su Maradona, ben più grande di età, le ripercussioni sono state importanti; Lapo è riuscito riprendere in mano la sua vita appena in tempo.

Appena saputa la notizia della morte di Diego Armando Maradona, il rampollo della famiglia Agnelli ha provato un forte dolore. Trattenendo a stento le lacrime, alla trasmissione ‘Verissimo’ ha dichiarato: “era un amico vero, con un cuore immenso. Era quasi un fratello per me. Diego ha combattuto in un mondo molto complicato. Aveva delle qualità umane pazzesche e va ricordato per le sue grandi doti, che andavano oltre quelle calcistiche. È stato il più grande calciatore della storia, ma Maradona per me era una persona generosa, con una grandissima bontà d’animo, sempre pronto ad aiutare i più fragili e i più deboli. La sua scomparsa è una delle più grandi perdite per tantissimi di noi. È come se fossi morto io perché quello che è successo a lui poteva succedere a me. Le battaglie che ha combattuto lui, le sofferenze che ha provato per via delle dipendenze sono le stesse che ho provato anch’io e che affrontano milioni di persone. Hanno ironizzato spesso sul web su noi due ma io ero orgoglioso e onorato di essere affiancato a Diego perché era un uomo che generava luce, passione e amore per tutti. Lui veniva dal nulla a differenza mia, ma in comune avevamo i vuoti che combattevamo e colmavamo con le sostanze. È sempre stato vicino a me come ad altre tantissime persone. Aveva una generosità d’animo a 360 gradi, in tutto quello che faceva. Mi ha sempre supportato ed è sempre stato affettuoso con me perché, pur essendo adulti, eravamo rimasti dei bambini molto sensibili”.

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