Le baracche di Messina, una bomba ad orologeria: “basta un caso di Coronavirus e sarà l’apocalisse”. L’allarme su Rete4

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Le baracche di Messina su Rete4. La deputata Matilde Siracusano ospite a Dritto e Rovescio: “Avoglia che il governo stanzia 11 miliardi per l’ecobonus e poi consente che 8 mila persone stiano sotto i tetti in eternit”

La storia delle baracche messinesi ha origini lontane nel tempo. Risale a più di un secolo fa, quando il 28 dicembre del 1908 un terremoto di magnitudo 7,2 rase al solo buona parte della città, portando via tra le 90 e le 120 mila anime tra Messina Reggio Calabria.

L’immane tragedia però non si esaurì al termine dei 37 interminabili secondi del sisma ma produsse sofferenze, danni e disagi per lunghissimo tempo fino ad arrivare ai giorni nostri.
Seppelliti i morti, infatti, moltissimi dei sopravvissuti si ritrovarono senza una casa e vennero sistemati in degli alloggi “provvisori” che vennero costruiti grazie al contributo dei primi soccorritori.

Difficilmente qualcuno si sarebbe potuto aspettare che quegli agglomerati di abitazioni di fortuna, per buona parte costruite in legno, che in un simile momento saranno anche potuti apparire ai loro abitanti come uno scoglio a cui aggrapparsi in mezzo alla tempesta sarebbero diventati i progenitori delle odierne baraccapoli che oggi intrappolano i loro abitanti, obbligandoli spesso a vivere tutta la vita in luoghi che favoriscono l’esclusione sociale, oltre a presentarsi in condizioni sanitarie estremamente precarie.
Si stima che chi risiede stabilmente nelle baraccopoli messinesi viva in media 7 anni in meno di un proprio concittadino che vive in un’altra zona. Secondo le ultime stime di Arisme (l’Agenzia per il risanamento e la riqualificazione della città di Messina) attualmente il numero di baracche si aggirerebbe intorno alle 2.300 per un totale di circa 7 mila persone.

Un fenomeno di proporzioni enormi a cui nel 1990 si tentò di porre una soluzione con una legge speciale approvata dalla Regione in ordine alla quale sarebbero dovuti essere stanziati 500 miliardi di lire. Cifra della quale però ne fu erogata solo una minima parte, anche a causa dell’attuazione della legge speciale tramite procedure ordinarie.

Oggi però, complice anche l’attenzione che il sindaco De Luca è stato in grado di riaccendere nei confronti del fenomeno durante la sua campagna elettorale e nei primi tempi del suo mandato, pare che qualcosa si stia muovendo.
Il tema è tornato in auge anche a livello nazionale e nella Commissione Ambiente della Camera dei deputati è in fase di analisi una proposta di legge relativa al superamento dell’emergenza relativa ai nuclei abitativi degradati nella città di Messina, al secolo lo sbaraccamento. Prima firmataria della proposta è la deputata messinese Matilde Siracusano di Forza Italia. Esistono inoltre altre due proposte di legge promosse da altrettanti deputati messinesi. Si tratta di quella di di Francesco D’Uva (Cinque Stelle) e Pietro Navarra (PD). L’ipotesi di fondo è che le tre proposte riescano a trovare una sintesi in un unico provvedimento.

Ulteriore elemento valido nel sottolineare che la questione abbia riacquisito visibilità e peso anche nell’ambito del dibattito a livello nazionale, il fatto che se ne sia discusso questa sera alla trasmissione televisiva “Dritto e Rovescio” in onda su Rete4 e presentata da Paolo Del Debbio.
L’inviato di De Debbio ha visitato le famiglie di Fondo Fucile dove stima che vivano circa 600 persone. Le storie che raccontano sono tristemente note a noi messinesi: tetti in amianto case umide che quando piovono non sono sufficienti a riparare dall’acqua, i tumori.

Dopo il servizio si è collegata la deputata messinese alla camera Matilde Siracusanomatilde siracusano che ha dichiarato: “La prima cosa che ho fatto una volta diventata parlamentare è stata presentare una proposta di legge per risolvere lo scempio che avete visto in queste immagini. Il governo però mi ha chiesto di aspettare perché prima vogliono valutate se esistono questioni di legittimità costituzionale, ad esempio conflitti di competenza tra governo e regione. Proporrei di spostare chi abita nelle baracche tra i damaschi gialli del palazzo della Consulta e spostare i suoi funzionari nelle baracche a valutare se ci sono questioni di legittimità da sollevare, così almeno fanno presto. Quella di Fondo Fucile – ha proseguito Siracusano – è solo una delle 85 baraccopoli di Messina, 2500 nuclei familiari. 8000 persone, italiani, che nel 2020 vivono in capanne con tetti in eternit, fogne a cielo aperto e bambini che giocano in mezzo ai topi. L’autorità sanitaria ha accertato un alto rischio di contrarre malattie polmonari in quei luoghi. Se ci fosse un caso di coronavirus lì ci sarebbe un’ecatombe. Avoglia che il governo stanzia 11 miliardi per l’ecobonus e poi consente che 8 mila persone stiano sotto i tetti in eternit. Bisogna dare risposte subito ed aiutare un’Amministrazione comunale che da due anni sta facendo i salti mortali”.

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