Atzori racconta Acerbi, dalla Reggina a leader di Lazio e Nazionale: “così è nato un Campione”

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StrettoWeb

Intervista a Gianluca Atzori: nove anni fa alla Reggina ha lanciato Acerbi, oggi tra i migliori difensori della Serie A e della Nazionale in vista degli Europei 2020

Estate 2010, Francesco Acerbi è un ragazzino di 22 anni e dal Pavia (Seconda Divisione di Lega Pro) arriva alla Reggina di Lillo Foti, in serie B. Gli osservatorio del club amaranto erano andati a scovarlo nel cuore della pianura Padana, e quando hanno deciso di acquistarlo il Presidente Foti ne parlò all’allenatore Gianluca Atzori: “mister, cerchiamo di farlo diventare calciatore“.

Nel volo per andare in ritiro a Saint-christophe, sull’aereo Atzori e Acerbi si trovarono casualmente seduti uno accanto all’altro visto l’ordine alfabetico dei cognomi: “una chiacchierata intensa – rivela oggi Atzori ai microfoni di StrettoWebho parlato subito con lui e mi ha confidato che il suo sogno era arrivare a giocare in serie A e in Nazionale. Ancora ricordo quel viaggio e quando ci vediamo glielo dico sempre con il sorriso“.

Atzori oggi è tornato in panchina e sta facendo bene all’Imolese, nel girone B di serie C dove è subentrato prendendo una squadra ultima in classifica tra mille difficoltà con l’obiettivo di portarla alla salvezza. E’ partito nel modo migliore: la squadra adesso non perde da 4 partite, in casa ha battuto il Carpi e fermato sul pareggio il Sudtirol che stanno lottando per la promozione in serie B e in trasferta ha ottenuto un punto utile sia a Gubbio che e Pesaro: “sono motivato a fare bene, ieri purtroppo non abbiamo potuto giocare per il maltempo una partita che avevamo preparato a mille ma sono fiducioso per il futuro“.

Foto di Ketty D’Atena / StrettoWeb

Ma Gianluca Atzori è anche il mister che nove anni fa, appunto, fece diventare Acerbi calciatore. “Doveva volerlo lui, e tutti i meriti sono suoi: è stato duro e caparbio a superare mille difficoltà” racconta Atzori con la sua solita signorilità. Ma il suo zampino, nella carriera di Acerbi, c’è eccome. Quell’anno in serie B il difensore ex Pavia fu il vero leader della squadra, nonostante la giovane età: 40 presenze in campionato, due gol bellissimi, da fuori di sinistro, al Granillo contro Albinoleffe e Triestina. Poi altre 2 presenze ai playoff e una in Coppa Italia. Che per quel ragazzo la serie B è intermedia si capisce subito: dalla Reggina lo acquista il Milan, infatti quella rimarrà l’unica stagione della storia di Acerbi nella serie cadetta. Oggi Acerbi ha 236 presenze, 16 gol e 2 assist in serie A: ha giocato nel Milan, nel Chievo Verona, cinque lunghe e intense stagioni al Sassuolo e adesso è il leader della difesa della Lazio con cui l’anno scorso ha vinto la Coppa Italia. Ha giocato anche in Champions League con il Milan e ha 22 presenze in Europa League tra Sassuolo e Lazio. Ma soprattutto, sta diventando un punto fermo della Nazionale di Mancini: il gol contro la Bosnia è stato soltanto il coronamento di un percorso che l’aveva già visto titolare nelle partite decisive per la qualificazione agli Europei contro Finlandia e Grecia.

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Atzori, che l’ha lanciato dandogli grande fiducia quando nessuno lo conosceva, ricorda tutto quello che c’è dietro questo ragazzo eccezionale: “sono contento per lui, sappiamo che il percorso che ha dovuto affrontare per arrivare lassù ai vertici del calcio nazionale è stato difficile, peggio di scalare una montagna. Ha dovuto affrontare la malattia, la morte del padre, ostacoli enormi per un ragazzo della sua età. Sono contento che ce l’abbia fatta perchè è la dimostrazione di quanto la tenacia e la volontà ti premino sempre. Lui è stato fantastico, gli faccio i complimenti più sentiti perchè è un esempio da portare avanti. I principi che ha Francesco sono la forza di un uomo: viene da una famiglia straordinaria che ho conosciuto, quindi la sua base valoriale era forte. Quell’anno alla Reggina lo vedevi subito che il ragazzo era maturo, molto più rispetto all’età che aveva, appena 22enne. Poi ha fatto il grande salto, ha avuto difficoltà ma ha avuto la fortuna di capitare a Sassuolo: lì è riuscito, nell’ambiente ideale per un calciatore, a trovare serenità e consapevolezza della sua forza grazie a una società forte come quella del Presidente Squinzi e a un allenatore come Di Francesco che sa lavorare molto bene sui giovani e che gli ha fatto avere la stima dei compagni. E’ stato un percorso fondamentale per lui dopo le batoste di Milan, Chievo, Genoa che lo avevano destabilizzato. A Sassuolo ha ritrovato se stesso e la tranquillità di quel posto gli ha consentito di esprimere tutta la forza che ha. Adesso è maturato anche a livello anagrafico e l’esperienza fatta gli ha consentito di arrivare alla Lazio ed essere un baluardo in grado di prendersi in mano persino la Nazionale. Così quel ragazzino che quel giorno Lillo Foti mi ha messo accanto sull’aereo del ritiro amaranto, si è trasformato in un uomo e ci ha fatto vedere robe come quella dell’altra sera in TV“.

Con l’occasione, Atzori ricorda con piacere anche quella fantastica esperienza alla Reggina con la cavalcata verso la Serie A infranta da Rigoni al 90° minuto di Novara: “ricordo l’inizio difficile, nel ritiro a Saint-christophe avevo 31 ragazzi con molti esuberi, tra loro c’era anche Franco Brienza. Una situazione in cui facevi fatica a lavorare. Poi abbiamo scelto una squadra giovane, prendendo 14 ragazzi del settore giovanile, del Centro Sportivo Sant’Agata, il fiore all’occhiello della Reggina. Ancora me lo ricorda il Presidente, sono stato il primo allenatore a trasformare il vivaio in prima squadra: Missiroli, Adejo, Giosa, Cosenza, Barillà, Rizzo, i fratelli Viola, Castiglia, Dall’Oglio, Louzada, Maita e Di Lorenzo, che oggi gioca alla grande in Champions League e io ho fatto esordire proprio quell’anno. Oggi sono tutti calciatori, molti in serie A, altri in serie B, a testimonianza della bontà del calcio che si insegnava in quella struttura e con quella società che aveva già lanciato i vari Perrotta, Cozza, e lavorato in modo fondamentale alla crescita di Pirlo, Baronio e molti altri campioni fino a Bianchi, Nakamura…“.

Lapresse / Paolo Giovannini

Atzori ricorda quell’esperienza con emozione: “anche se la squadra più forte era quella dell’anno dopo di me, quando io ero alla Sampdoria. E all’inizio con Breda stava anche facendo molto bene: in attacco c’erano Bonazzoli, Ceravolo, Missiroli che era tornato dal Cagliari, Ragusa, Campagnacci e Louzada, andavano a mille. Adesso mi fa molto piacere rivedere la Reggina in alto, lì dov’è, spero che torni in serie A al più presto, ma almeno in serie B subito, perchè il suo habitat più congeniale è superiore alla serie C che Reggio Calabria non merita. Sto seguendo la città e la squadra rinascere: quando la testa è forte, la società è così seria, non ci sono problemi: le vittorie sono una conseguenza. Molto bravo anche mister Toscano: in serie C ha sempre fatto molto bene, ma vincere non è mai facile. Sono contento di sentire che Reggio stia tornando grande perchè lo merita davvero“. E anche Reggio ricambia con un ricordo sempre affettuoso di un suo pezzo, importante, di storia calcistica.

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