Sanità, in Campania il “miracolo” del Colonnello Bortoletti: debito di 1,5 miliardi recuperato in un anno, ecco cosa serve alla Calabria

StrettoWeb

La ricetta del Colonnello Bortoletti è semplice, potrebbe essere usata da esempio in Calabria per sanare i debiti della Sanità: organizzazione del personale e stretta comunicazione con i medici del territorio sono alla base del lavoro svolto all’Asl di Salerno

Giornata decisiva oggi per il destino della sanità in Calabria. Il Premier Giuseppe Conte ha affermato che oggi si terrà il Consiglio dei Ministri per la nomina del neo Commissario ad acta chiamato ad assumersi l’impegno di risanare un debito che negli ultimi sei anni, fino alle dimissioni del generale Saverio Cotticelli, è ritornato a salire intorno ai 180 milioni di euro. Una situazione che mette in risalto la totale inefficienza del sistema che pur di “non sporcarsi le mani” tiene nel limbo un’intera Regione, negando di fatto il diritto alla Salute a due milioni di cittadini italiani. Qualcuno potrebbe, giustamente, dire: “a parole son tutti bravi, ma la soluzione non ce l’ha nessuno”. In realtà non è vero, la soluzione esiste, è molto più semplice di quanto si possa immaginare. I segreti per una sanità che funziona sono l’organizzazione e la comunicazione. Lo ha spiegato benissimo il Colonnello Maurizio Bortoletti, ovvero l’“alter ego buono” dei vari Commissari che nell’ultimo periodo hanno operato in Calabria.

Come rivelato nel corso del programma “Non è l’Arena”, condotto da Massimo Giletti e in onda su La7, Bortoletti riuscì a risanare la Asl di Salerno, recuperando un debito da 1.5 miliardi di euro nel giro di un anno e poco più. “Ho aggiunto su tre principali raggi d’azione – spiega il Colonnello – , mettendo al centro tutte quelle persone che prendono una pensione minima e non hanno le possibilità per curarsi fuori regione. Ho deciso di non effettuare tagli lineari, di non chiudere, di non togliere qualcos’altro ai cittadini salernitani”. Questo ha permesso di limitare la cosiddetta emigrazione sanitaria, pietra al collo di molte Regioni del Sud Italia e una delle principali causa di debito per la sanità territoriale.

“Inoltre ho dato ampia parola a tutti coloro che volevano conferire con me – continua Bortoletti – , imponendo soltanto una regola, cinque minuti a testa per dirmi qualcosa di importante. Ho risposto sempre a tutte le chiamate, aprendo l’azienda a tutti i cittadini, che erano i nostri clienti. Ho lavorato utilizzando la parola “insieme” dando ascolto ai dipendenti, alle associazioni sindacali, ai sindaci del territorio e ai medici privati. E sottolineo i dipendenti, perché nella pubblica amministrazione noi non assumiamo banditi, ma gente perbene che va motivata, stimolata e organizzata”.

Insomma, è chiaro. Quel che serve in questi casi è un manager, figura capace certamente di vigilare sulla trasparenza, ma fondamentale nel percorso di organizzazione dell’intero sistema coinvolgendo ogni reparto che compone la grande macchina della sanità locale. Bortoletti ha poi spiegato anche l’importanza di evitare gli sprechi e “di comprare solamente ciò che serve, valorizzando il magazzino si utilizzava il materiale che si aveva dentro. Questo avveniva in primis per la mancanza di collaborazione, c’erano al mio arrivo dei grossi buchi funzionale, per cui di fatto non si riusciva a far collaborare tutte le parti del sistema, generando ulteriore debito perché la spesa era completamente fuori controllo. L’Asl era come un bancomat dove chi arrivava per primo prendeva quel che gli serviva senza alcuna valutazione. Con la cooperazione tra dipendenti, sindaci e aziende private tutto è cambiato in poco tempo. Abbiamo saldato i debiti con tutti i creditori e fornitori, pagando tutte le fatture non scadute e la marce in attesa di essere consegnata. Al termine del mio mandato ho lasciato 11 milioni di euro di gestione caratteristica positiva alla fine del secondo trimestre 2012”.

enzo amodeo
Foto StrettoWeb / Salvatore Dato

L’importanza della comunicazione, del continuo scambio di idee e di confronto con chi il territorio e le sue problematiche le vive ogni giorno, era stato messo in evidenza dal Dott. Enzo Amodeo nel corso di un’intervista rilasciata negli studi di StrettoWeb qualche giorno fa. La mancanza di questo aspetto fondamentale è stata la principale pecca di chi negli ultimi anni ha gestito la sanità calabrese. “I commissari sono rimasti chiusi nella loro torre d’avorio – afferma Amodeo – , gestendo tutto con l’unica finalità di tagliare le spese e perseguire le persone che ipoteticamente in qualche maniera erano state coinvolte nei brogli precedenti. Andava fatto, e io mi auguro che venga fatto in maniera compiuta, ma fare soltanto i commissari di polizia non basta, è più importante fare i commissari della sanità. E’ mancato il dialogo”.

Oggi quindi, come detto in precedenza, il Consiglio dei Ministri provvederà alla nomina del nuovo commissario. Il Premier Giuseppe Conte non ha voluto fare nomi, viste probabilmente le figuracce raccolte in queste settimane con i vari Zuccatelli e Gaudio. Il nome del Colonnello Bertoletti stimola grande fiducia, anche per questo il Movimento civico Noi dell’area urbana cosentina ha inviato una lettera al Presidente al Ministro Roberto Speranza per indicarlo come proposta serie ed alternativa per risolvere la crisi del sistema sanitario calabrese, orfano da quasi due settimane del Commissario ad acta. Non sarebbe neanche uno totalmente estraneo, in quanto è stato anche a Reggio Calabria nella struttura investigativa di pubblica sicurezza, allestita in seguito all’omicidio Fortugno. Bertoletti o no, comunque, la tipologia di figura che serve a questa terra per rialzare la china è ormai chiara. E’ l’ultima chance a disposizione del Governo per dimostrare interesse verso una Regione che grida aiuto, martoriata da criminalità o lobbies, e vuole uscirne a tutti i costi una volta per sempre.

Condividi