Reggio Calabria, Ciro Russo condannato a 18 anni di carcere: bruciò viva l’ex moglie Maria Antonietta Rositani

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Reggio Calabria, Ciro Russo ha tentato di uccidere l’ex moglie in Via Frangipane

E’ stato condannato a 18 anni di reclusione Ciro Russo, l’uomo che il 12 marzo 2019 aveva tentato di uccidere l’ex moglie Maria Antonietta Rositani dandole fuoco a Reggio Calabria. La sentenza e’ stata emessa dal gup Valerio Trovato che ha accolto la richiesta di condanna formulata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Paola D’Ambrosio. L’uomo era stato arrestato nel marzo del 2019, poche ore dopo il tentato omicidio. Russo era evaso dai domiciliari che stava scontando a casa dei genitori a Ercolano (Napoli), ed era arrivato a Reggio Calabria dove, in via Frangipane, ha prima speronato l’auto dell’ex moglie Maria Antonietta Rositani e poi si e’ avvicinato allo sportello con una tanica di benzina che ha versato addosso alla donna. Rositani, ustionata in gran parte del corpo, ha subito diversi interventi e si trova tutt’ora ricoverata agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria dopo lunghi mesi di ricovero all’ospedale grandi ustionati di Bari. Dopo averle dato fuoco e dopo avere abbandonato l’auto, Ciro Russo si era dato alla fuga ma il giorno successivo era stato arrestato dalla squadra mobile in via Melacrino, nei pressi dell’ospedale. Nei suoi confronti, la Procura aveva chiesto 20 anni di carcere.

Reggio Calabria, Ciro Russo condannato a 18 anni di carcere: UDI ed Insieme a Marianna Onlus  accolgono “positivamente questo verdetto”

“Oggi il GUP di Reggio Calabria ha ritenuto Ciro Russo – l’ex marito di Maria Antonietta Rositani che le diede fuoco il 12 marzo del 2019, lasciandola in fin di vita con il corpo coperto di gravissime ustioni – responsabile dei delitti ascrittigli e lo ha condannato alla pena di 18 anni di reclusione, al risarcimento delle parti civili ovvero la sua ex moglie, i suoi figli, il papà Carlo Rositani e le associazioni UDI Unione Donne Italiane ed Insieme a Marianna Onlus- nonché alla libertà vigilata a decorrere dalla fine della pena“. E’ quanto scrivono in una nota l’avv. Stefania Polimeni dell’Unione Donne Italiane e l’avv. Licia D’Amico di Insieme a Marianna Onlus. “UDI ed Insieme a Marianna Onlus – proseguono- accolgono positivamente questo verdetto, che riafferma anche un principio etico fondamentale: le donne non sono un oggetto nelle mani di un potere patriarcale che offende la vita, la sicurezza, la dignità, la libertà, l’autodeterminazione del genere femminile. Oggi ha ottenuto giustizia prima di tutto Maria Antonietta, che non si è rassegnata alle violenze subite per anni e culminate nel fuoco, che ha gridato al mondo la sua libertà e la sua determinazione di essere donna. Con lei hanno ottenuto giustizia anche le tantissime altre donne che quotidianamente, e spesso nel totale silenzio, subiscono volenze e maltrattamenti, Per tutte loro Maria Antonietta è diventata un punto di riferimento, una interlocutrice ed un esempio da cui partire per ribellarsi ad un sistema culturale che riduce le donne a meno di oggetti. La storia di Maria Antonietta non è e non può esaurirsi nella semplice- e pur importantissima – vicenda processuale conclusa con una giusta sentenza di condanna, ma deve esser vista come una tappa, sia pure dolorosa, di un percorso che possa delineare una società nuova, nella quale i diritti e le libertà, le potenzialità , le risorse, la visione del mondo delle donne possano affermarsi pienamente. Le Associazioni UDI ed Insieme a Marianna Onlus- che lavorano quotidianamente accanto alle vittime di violenza, accanto ai giovani, affinché si affermi una cultura rispettosa delle identità e delle libertà- esprimono la convinzione che questa sentenza incoraggerà tante vittime ad uscire dal silenzio ed a chiedere anche esse- come ha fatto Marianna Antonietta- sicurezza, rispetto, libertà e giustizia”, concludono.

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