I Moti di Reggio, 50 anni dopo: il diario della rivolta, il 14 luglio 1970 i cittadini innalzano le prime barricate e si scontrano con la Polizia

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La Rivolta di Reggio 50 anni dopo, lo speciale di StrettoWeb: il racconto del 14 luglio 1970 quando in molte zone della città furono alzate le prime barricate che portarono allo scontro con la Polizia

La protesta dei cittadini di Reggio Calabria cresce sempre più e in diverse zone della città sorgono le prime barricate con lo scopo di bloccare i collegamenti stradali e ferroviari. La folla arriva allo scontro con la Polizia, ciò porta a molti feriti e arresti.Grazie alla ricostruzione del libro “Buio a Reggio” scritto da Luigi MalafarinaFranco Bruno e Santo Strati nel 1972 e pubblicato da Parallelo 38, continuiamo a ripercorrere su StrettoWeb quanto avvenuto in quei giorni drammatici.

Martedì 14 Luglio – Lo sciopero continua. La protesta si apre con i lunghi cortei attraverso il Corso Garibaldi. Gli uffici, i negozi e le banche sono chiusi. Mentre una parte della folla si ferma in piazza Italia ad ascoltare le parole del Sindaco e del consigliere provinciale Fortunato Aloi (MSI), tanti altri si danno da fare per innalzare le prime barricate: sul Corso, sul Lungomare, in prossimità della Stazione Centrale, in via Pio XI, al rione Sbarre, in via XXI Agosto, al rione S. Caterina. Lo scopo di intralciare il traffico è raggiunto. Il movimento dei veicoli è lentissimo, a volte impossibile. Un blocco stradale che pregiudica il collegamento del capoluogo con il versante tirrenico della provincia è attuato sull’autostrada, allo svincolo di S. Trada con alcuni autobus portati là nơn si sa da chi.
Le barricate sono innalzate con quanto capita sottomano. Si saccheggiano i cantieri edili di sbarre di ferro, tavoloni, sacchi pieni di cemento; sul Corso vengono persino trascinate alcune panchine di ferro divelte alla Comunale.
La polizia e i carabinieri si adoperano per rimuovere i blocchi, ma accade che, mentre essi si prodigano in una certa zona, altrove sorgono nuove barricate. Naturalmente restano fermi per tutto il giorno gli autobus, sia dell’Azienda municipale che delle autolinee private.
Nel pomeriggio, i vigili del fuoco accorrono al Ponte Calopinace, dove i dimostranti hanno dato fuoco alle barricate. Ancora nel pomeriggio giunge notizia da Roma che il Presidente della Camera, Pertini, ha annunciato ai deputati l’avvenuta presentazione della proposta di legge dell’on. Reale, in base alla quale dovrebbe essere il Parlamento a indicare il capoluogo di regione. In serata la situazione precipita improvvisamente. I primi scontri si hanno nei pressi della pineta, in via Marina, tra un gruppo di dimostranti che occupa i binari della ferrovia e agenti di polizia. Nel corso degli incidenti si hanno feriti e contusi tra i dimostranti – che ricorrono alle cure dei medici privati, per evitare di venire identificati e quindi arrestati – e tra gli agenti. Vengono operati dieci fermi.
La notizia percorre la città ed un’immensa folla si raduna in piazza Italia a protestare. Tramite la mediazione del Sindaco Battaglia, il Prefetto De Rossi fa rilasciare i fermati, dopo la denuncia a piede libero per vari reati (resistenza, oltraggio a pubblico ufficiale e blocco stradale e ferroviario). La folla, però, non si disperde e la polizia, verso le 21, opera cariche durante le quali cresce il numero dei feriti e contusi da ambo le parti. All’azione piuttosto decisa della polizia fa seguito la reazione dei dimostranti che con lancio di pietre cercano di frenare l’impeto dei tutori dell’ordine.
Scrive Gazzetta del Sud: «Dopo, il centro della città appariva come un campo di battaglia dopo un’aspra contesa. Dovunque pietre, sbarre di ferro, improvvisati manganelli di legno; numerose autovetture capovolte, qualcuna bruciata. Danneggiati l’edificio della Cassa di Risparmio, sul Corso, parte dell’impianto di illuminazione cittadina e distrutte e date alle fiamme le recinzioni dei cantieri edili».
Intanto il numero dei fermati sale a venti. In serata, Battaglia rilascia la seguente dichiarazione: «La presentazione da parte dei deputati reggini e di altri parlamentari della proposta di legge per la definizione del capoluogo delle regioni a statuto ordinario, restituisce l’iniziativa al Parlamento sottraendola a qualsiasi compromesso…
«Si afferma la linea di serena e responsabile azione perseguita in ogni momento dalla classe politica reggina. L’enormità del sopruso trova finalmente un argine nella iniziativa dei parlamentari. È amaro che incidenti di inaudita gravità abbiano turbato una pacifica manifestazione, che anche in futuro, ne siamo convinti, verrà condotta con serena e responsabile fermezza. «Nel mentre, esprimiamo un augurio affettuoso – continua Battaglia – ai cittadini rimasti feriti negli incidenti di stasera, reclamiamo una severa inchiesta per accertare le gravi responsabilità di chi ha determinato i gravi incidenti. Invitiamo la cittadinanza tutta a tenersi unita e serena nella severità della prova, avendo di mira l’obiettivo ultimo che è quello di salvaguardare gli irrinunciabili diritti di Reggio».
La prima giornata di sciopero si conclude cosi con la totale adesione della popolazione; anche i ferrovieri aderiscono allo sciopero, abbandonando i convogli di manovra in maniera tale che nessun treno possa muoversi, si da paralizzare i collegamenti con la capitale e le città del Nord, tenendo in nessuna considerazione il comunicato diramato dalla Cgil nella tarda sera di lunedì.
« Il Comitato Direttivo – diceva il comunicato della Camera Confederale del lavoro – … circa i problemi posti sul tappeto (Università, capoluogo e investimenti industriali) ritiene che le relative scelte ubicazioni e settoriali nonché i modi e i tempi degli insediamenti, vanno visti nel quadro di insieme degli interessi della regione calabrese e pertanto sottratti a spinte municipalistiche e a sollecitazioni clientelari…
«Appare, quindi, strumentale ogni iniziativa rivolta a distrarre l’attenzione dei lavoratori e della pubblica opinione dai problemi reali della provincia per coprire annose responsabilità di gruppi dirigenti screditati che tentano di riconquistare il credito perduto, trascinando le popolazioni sul terreno della rissa campanilistica e qualunquista… Il Comitato Direttivo, pertanto, nel dichiarare l’assoluta indisponibilità della Cgil per battaglie di questo tipo, fa appello ai lavoratori e alle forze politiche democratiche…»

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