Superlega, Lillo Foti non è sorpreso: “Dov’è la novità? Si discute da anni di riformare il calcio…”

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Sulla Superlega, argomento da caldo da ieri mattina, si è espresso anche l’ex presidente della Reggina Lillo Foti

Non è sorpreso. Ed è anche normale. Per lui, che ha sempre guardato avanti, il punto in cui si è arrivati era prevedibile. Lillo Foti parla di Superlega, l’argomento caldo da ieri mattina. L’ex presidente della Reggina, in un’intervista all’Agi, non si dice affatto meravigliato. “Dov’è la notizia, scusi? Ieri – afferma – con l’annuncio ufficiale si è giunti al compimento di un percorso avviato dai grandi club continentali da almeno due anni a questa parte. Caso mai c’è stata scarsa percezione da parte dell’Uefa e delle Federazioni nazionali sui cambiamenti profondi che stavano già maturando nel mondo del calcio. I segnali di difficoltà finanziaria dei grandi club – spiega Foti – aggravati significativamente dalla pandemia virale, hanno posto in evidenza tutte le difficoltà di gestire la governance del calcio da parte dell’Uefa e delle Federazioni. Questa miscela di oggettiva negatività ha impresso più velocità alle decisioni dei grandi club di convergere sul progetto che, ricordo, sta mobilitando già da tempo sponsorizzazioni miliardarie di multinazionali di ogni settore, in primis, delle televisioni”. 

“In Italia – prosegue ancorasi discute da almeno dieci anni su come ‘riformare’ il nostro calcio, senza alcun risultato tangibile. In passato, la presenza diretta di alcuni magnati alla guida delle maggiori società calcistiche aveva reso quasi irrilevante la gestione negativa dei bilanci. Adesso, con ben sette società della massima serie in mano a gruppi finanziari stranieri, quotate in borsa, è chiaro che questi azionisti avrebbero dovuto per forza di cose ricoprire i buchi di bilancio delle società con investimenti ‘a latere’, come la costruzione di nuovi stadi e centri di servizio, ricorso a laute sponsorizzazioni, cessione di diritti televisivi, per non perdere redditività. Ognuno, in tempi di crisi, tenta in tutti i modi di difendersi e rafforzarsi. Lo impone il mercato”.

E, alla domanda su quale sarà il futuro delle altre leghe nazionali, tra cui quella in cui c’è la “sua” Reggina, dice: “Le serie cadette dovrebbero occuparsi in futuro di ‘formazione del prodotto’, le famose canteras del calcio spagnolo, assumendo personale tecnico qualificato e valorizzando quanto più possibile i nostri aspiranti calciatori. Un’utilissima riserva di giovani talenti per le squadre di serie A, un’opera che anche i club della massima serie sosterrebbero con un loro aiuto economico”.

E poi una nota nostalgica a quel calcio più “nazionalista” e ricco di cui faceva parte lui, che adesso manca in Italia: “Oggi il calcio è cambiato profondamente – dice – mancano i grandi personaggi che hanno contribuito a fare la storia dello sport più amato dagli italiani. Moltissime società di primissimo livello sono passate di mano a investitori stranieri e la finanza detta le sue condizioni deprimendo la pura passione. Personalità come Berlusconi, Moratti, Sensi, Ferlaino, gli Agnelli, insieme ai loro manager – voglio ricordare particolarmente il sen. Adriano Galliani, verso il quale nutro grande e affettuosa stima – con la loro diretta presenza alla guida delle società hanno permesso al nostro calcio di diventarne uno dei riferimenti in campo mondiale”.

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