Milan, la confessione di Ibrahimovic: “volevo smettere, Pioli mi ha fatto cambiare idea. Ritiro? No, sto benissimo!”

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Zlatan Ibrahimovic si confessa con l’ex compagno Ambrosini: lo svedese ha pensato di ritirarsi dopo i primi 6 mesi al Milan ma Pioli lo ha convinto

La squadra qui mi ha preso bene perché mi hanno detto: tu facci vedere strada che noi ti seguiamo“. Ibrahimovic è pienamente consapevole del suo ruolo di leader nel Milan, quasi un faro che mostra la via ai compagni più giovani e affamati di vittorie. Eppure il gigante svedese, forse per la prima volta nella sua vita, ha pensato di smettere. Dopo i primi mesi al Milan la situazione non era delle migliori. Nella prima telefonata avuta con Pioli sull’argomento lo svedese espresse chiaramente la volontà di smettere con il calcio. Nella seconda l’allenatore lo convinse a restare: il risultato di questa scelta è sotto gli occhi di tutti, Ibrahimovic ne svela i retroscena all’ex compagno Massimo Ambrosini per Sky Sport.

Foto Getty / Marco Luzzani

Non mi piace chi mi dice sempre di sì. Sembra che sia un boss o il presidente, non è così. Sono me stesso e si discute. Metto tanta pressione, è vero, chiedo tanto e non vado in giro a dare baci a tutti. Ho visto “The Last Dance” (il documentario su Michael Jordan, ndr), la mentalità è quella. – ha raccontato Ibra – Ho vinto quello che ho vinto e sono ancora qui, c’è un motivo. Non tanti riescono a capire le pressioni che ci sono a questi livelli, io sono riuscito in tutta la mia carriera a stare a livello top. A questo livello o mangi o ti mangiano. E io ho scelto di mangiare. Cosa farò quando smetterò? Vedremo. Ai miei figli metto disciplina perché devono capire come funzionano le cose. Un futuro da allenatore? Non penso, fare l’allenatore è stressante. Non so se riuscirei a vedere giocatori che non riescono a fare quello che ho fatto io. Fino a quando posso stare bene, vado avanti. Se si sta bene fisicamente ce la fai, come Totti. Non manca la qualità. A volte i giocatori non accettano che è finita, ma quello è dovuto all’ego. Pensi che sei ancora il più forte, che ce la fai. Io non ce l’ho questo ego perché sono realista. Sono andato in America perché sapevo che non riuscivo più a fare le cose che facevo prima in Inghilterra. Lì il mio ego è sceso e sono andato in America a ripartire da zero. E in due anni lì mi sono sentito vivo, a quel punto ho deciso di tornare in Italia. Nei primi mesi al Milan non stavo benissimo, non mi allenavo da un po’. Dopo i primi sei mesi Pioli mi chiese: cosa vuoi fare? Non continuo, basta. Il sacrificio che dovevo fare era troppo, pensavo anche alla famiglia in Svezia, per sei mesi va bene, ma se faccio un altro anno come questi seni mesi, no. Il giorno dopo Pioli mi ha richiamato e mi ha detto: ti ho lasciato dire di no con troppa facilità, tu devi rimanere, se non resti qui sarà un’altra cosa. Non è stato per il contratto, che sono rimasto, a questa età non è importante. Contano i valori e il rispetto. La sfida era ancora più difficile. Non volevo avere rimpianti, così ho chiamato Mino Raiola e ho detto: va bene, chiudi tutto. Ora sono pronto a smettere? No, perché mi sento troppo bene“.

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