Reggio Calabria, il 39enne arrestato per violenza sessuale su 12enne fa scena muta nell’interrogatorio in carcere

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Reggio Calabria, uomo non risponde al giudice dopo l’arresto per violenza sessuale su 12enne

Il 39enne reggino arrestato nel pomeriggio di Martedì 13 Agosto a Reggio Calabria con l’accusa di “violenza sessuale aggravata” nei confronti di una 12enne ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere stamattina nell’interrogatorio che si è tenuto nel carcere di Arghillà con il giudice dott. Stilo. L’uomo, difeso dagli avvocati Demetrio e Maria Teresa Pratticò, è stato arrestato dalla Polizia dopo un’inchiesta flash avviata dal sostituto procuratore Alessandro Moffa e condotta dalla Squadra Mobile della Questura, quando il padre della 12enne, residente fuori dalla Calabria, si rivolgeva alle forze dell’ordine per segnalare che la figlia stava comunicando alle sorelle di essere vittima delle violenze da parte del 39enne reggino, un uomo di Pellaro e nuovo compagno della madre della piccola, conosciuto dalla donna su Facebook qualche mese fa.

Il padre riferiva che sua figlia, unitamente alla sua ex compagna e ad un’altra figlia di 5 anni, era giunta a Reggio Calabria la notte precedente dopo un viaggio in autobus di circa 12 ore ed aveva trovato ospitalità presso l’abitazione dell’uomo, aggiungendo, però, di non conoscere l’indirizzo e fornendo solo delle indicazioni generiche.

Ricevuta la segnalazione, personale della Squadra Mobile e dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico individuavano tempestivamente l’abitazione dell’uomo segnalato, dove trovavano la minore che, dopo essere stata tranquillizzata, veniva accompagnata in Questura insieme alla madre.Da quel momento, la piccola, sentendosi al sicuro, iniziava a raccontare agli investigatori tutto quello che aveva subito durante il pomeriggio; infatti, nell’occasione, si procedeva ad una audizione protetta, con l’ausilio di una psicologa e di una esperta in psicologia infantile.Nell’immediatezza, la Squadra Mobile poneva in sequestro il cellulare della minore sul quale era ancora possibile leggere la conversazione Whatsapp avvenuta tra la stessa e la sorella che si trovava con il padre, e che consentivano un fondamentale riscontro a quanto dalla stessa raccontato agli investigatori.

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