356 migranti tra la Sicilia e Malta a bordo dell’Ocean Viking: “Dateci un porto sicuro dove sbarcare” [FOTO]

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Da 13 giorni l’Ocean Viking si trova mezzo al mare tra la Sicilia e Malta. Dal 9 al 12 agosto ha soccorso 356 persone tra cui 103 bambini o minori sotto i 18 anni. L’appello di Medici senza Frontiere: “Ogni giorno la situazione peggiora. Abbiamo pasti per appena 5 giorni”

“Ci sono 356 sopravvissuti a bordo della Ocean Viking che devono sbarcare urgentemente in un luogo sicuro“. È l’appello di Sos Mediterranée e Medici Senza Frontiere, per la nave Ocean Viking. Da 13 giorni l’imbarcazione si trova mezzo al mare tra Sicilia e Malta e non è stato ancora assegnato un porto sicuro dove sbarcare. La nave, dal 9 al 12 agosto, ha soccorso 356 persone tra cui 103 bambini o minori sotto i 18 anni.

Pigozzi, medico di MSF: “356 persone vivono col terrore di essere riportati in Libia” 

Sono ormai 13 giorni che 356 persone vulnerabili sono bloccate a bordo della Ocean Viking. Ogni giorno la situazione peggiora. Abbiamo pasti per appena 5 giorni, prima di intaccare le scorte di emergenza. Ci sono persone le cui condizioni di salute potrebbero presto diventare critiche, fino al punto di dover richiedere un’evacuazione. In quasi due settimane ho curato nella clinica a bordo vittime di violenza sessuale, feriti di guerra e persone che hanno subito brutali percosse, scariche elettriche, torture, perpetrate anche con plastica fusa. Un terzo dei miei pazienti sono minori di 18 anni. Tutti hanno intrapreso un viaggio da incubo prima di essere salvati’‘. E’ quanto dichiara Luca Pigozzi, medico di Medici Senza Frontiere (Msf) a bordo della Ocean Viking.  “Ogni giorno che passa, continua il medico, “vedo la salute mentale delle persone soccorse deteriorarsi in modo preoccupante. Vivono nel terrore di poter essere riportate in Libia, dove sono state esposte a violenti abusi e detenzione arbitraria. In molti hanno tentato più di una volta la fuga dalla Libia ma sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica, finanziata dall’Europa, che li ha riportati nei centri di detenzione. Alcuni sono sopravvissuti a naufragi o bombardamenti. Tutti hanno bisogno di sicurezza. Come medico, non posso accettare le loro inutili e prolungate sofferenze”.

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