Siamo tutti Nino Barillà

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L’ex centrocampista della Reggina Antonino Barillà è vicino ad accasarsi al Monza. Si può criticare una scelta del genere? Fatichiamo a trovarne i motivi…

Siamo tutti Nino Barillà. Sì. Siamo tutti uomini con il diritto di valutare ed eventualmente accettare qualsiasi tipo di offerta proveniente da altre aziende. O, in questo caso, società. Siamo persone libere e non dovremmo essere condizionate dal giudizio altrui. Non dovrebbe esistere, nel 2020, la critica verso un professionista che doveva (DOVEVA?) accettare Reggio Calabria solo perché nato e cresciuto qui. O che, comunque, visto che non si è trasferito alla Reggina, non avrebbe dovuto farlo in nessun altro paese del mondo. Barillà è molto vicino ad accasarsi al Monza di Berlusconi, avversaria degli amaranto nella prossima Serie B. Ha scelto Monza, ma nessuno può dire che l’abbia realmente preferita a Reggio Calabria. Motivo? Non c’è mai stata una trattativa vera e propria, se non qualche informazione presa da Taibi con il suo procuratore, nata e morta lì. Quindi, in sostanza, di che cosa stiamo parlando?

Che scelga, Barillà, ciò che è meglio per lui, per la sua carriera, per la sua famiglia, per la sua “economia”. Che scelga di prendere 1, 2, 3, 10 milioni di ingaggio e di rifiutare tutte le mete che vuole e per cui non è obbligato ad “assuefarsi”. Scelga di accettare il Messina, se lo desidera, o scelga di accettare il Catanzaro. L’importante, e su questo nessuno può dir nulla, è portare rispetto ed onorare – prima con i fatti e poi con le parole – una squadra e una città che gli hanno dato tantissimo e per cui lui ha dato tanto. La squadra della città in cui è nato, si è formato come uomo e poi come calciatore e quella che gli ha permesso di spiccare il volo verso altri palcoscenici.

Nino Barillà è nato a Reggio Calabria e, non per questo, è obbligato a tornare. Anzi, lo fa anche spesso, se è per questo. Appena può fa sempre una “capatina” nella sua terra, a dimostrazione del grande attaccamento. E se vuole decidere di accettare un’altra sfida, che non sia quella della Reggina, nessuno glielo può impedire. Nel calcio abbiamo visto storie come quelle di Riva, Totti o Maldini. Abbiamo visto storie come quelle di Zola o, rimanendo in casa Reggina, di Belardi e Cirillo. Tutte scelte condivisibili ed apprezzabili. L’una e l’altra. Siamo nel 2020. A ben altre latitudini, Sarri ha accettato la Juve dopo tante guerre contro i bianconeri e Conte ha accettato l’Inter in seguito a 30 anni di accese rivalità. Ma sono professionisti. Hanno tutto il diritto di scegliere ciò che è meglio per loro.

Vorrei proprio capire, tra chi ha criticato la scelta di Barillà, cosa avrebbe fatto al suo posto. Chi realmente avrebbe fatto una scelta diversa dalla sua rispetto a quanto professa. Pochi, forse nessuno. E’ facile parlare da tifosi. A maggior ragione da tifosi entusiasti per un ritorno in B e con la possibilità di riportare a casa un “figlio del Sant’Agata”. Ma gli investimenti di Gallo e un mercato importante non significano “offro a Barillà tutti i milioni che vuole per riportarlo a Reggio perché DEVE andare così”. Il centrocampista di Catona è “fuori portata” (economicamente parlando) e si sta forse iniziando a pensare che questa società abbia o voglia sperperare denaro come se non ci fosse un domani. Non è così. Il presidente amaranto ha investito tanto ma non si chiama “Al-Gallo” e non viene dal Qatar. La società ha fatto le sue scelte e Barillà ha fatto le sue scelte. Ma forse, chi critica ora, qualche anno fa – nella fase calante dell’ultima gestione Foti, quella con Nino in campo – fischiava lui e tutti i reggini con la maglia amaranto appena sbagliavano un appoggio, un cross o un gol, invitandoli magari ad andarsene. Ora lo (li) condannano. Non resta che chiudere con la più classica delle espressioni, su cui ci mettiamo una piccola censura: Siamo tutti ***** con il culo degli altri…“.

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