Sea Watch 3, De Falco: “Divieto di ingresso? Anche i ministri M5S complici”

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Sea Watch 3, De Falco: “Decreto per vietare ingresso alla nave è stato tristemente voluto anche da ministri M5S, sono complici. A bordo di quella nave non ci sono migranti, ma naufraghi che erano in pericolo di vita e sono stati salvati”

Gregorio De Falco, senatore ex M5S, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sul caso Sea Watch 3. “Divieto d’ingresso? Si tratta di un decreto interministeriale –ha spiegato De Falco-. E’ dunque un decreto che, tristemente, anche i ministri del M5S hanno accettato. Se avessero commesso un reato sarebbero complici. Attualmente, con il decreto sicurezza bis, è stata modificata un’attribuzione di competenza che era prevista nel Codice di navigazione. Il codice prevede che il ministro delle infrastrutture ha la possibilità di vietare il transito a navi straniere nel mare italiano. Oggi lo possono fare in concerto tra di loro i ministri di infrastrutture, interni e difesa. Possono vietare il transito quando la nave abbia un comportamento ostile nei confronti dello Stato italiano e il carico della nave sia contrastante con le norme dello Stato. Il carico è rappresentato sia dalle cose che dalle persone. Nel caso delle persone, può darsi che i migranti a bordo della nave che vogliono fare ingresso in Italia siano da considerarsi carico illegale. Però, per dire che quella nave lì non deve entrare il ragionamento parte dal fatto che questi siano migranti, cioè che siano partiti dalla Libia e siano diretti a Lampedusa. Questo non è avvenuto. In realtà è avvenuto che c’è stato un evento della navigazione per cui queste persone sono state a un certo punto in pericolo di vita. Ecco perché c’è stato un coordinamento dei soccorsi e la nave Sea Watch li ha salvati. A bordo di quella nave non ci sono migranti, ma naufraghi. Che siano naufraghi è il motivo per il quale lo stesso Salvini dice che bisognava riportarli in Libia. Nel momento in cui queste persone sono state sottratte alla morte è una sciocchezza considerarli migranti. Essendo naufraghi, a rigore, non si dovrebbe applicare neanche la famosa regola di Dublino, non è detto che debba farsene carico il primo Paese d’approdo. Ed è questo che andava chiarito, invece di rimanere assenti da scuola come hanno fatto. Nel momento in cui un naufrago arriva sulle coste italiane, non si applica Dublino 3. Questo andava affermato nelle sedi dove si doveva discutere di Dublino 3 e dove il governo, soprattutto la parte rappresentata da Salvini, non è mai andato. Le Ong non fanno politica, fanno ciò che necessita laddove mancano le istituzioni. Se fossero in mare navi della guardia costiera, le ong non ci sarebbero. La geografia non è un’opinione. Vanno a Lampedusa perché è la più vicina. Malta è più distante dalla Libia rispetto a Lampedusa. Si andrà avanti così perché il governo, con la complicità di Bruxelles, sta alimentando il traffico di esseri umani. Noi stiamo pagando centinaia milioni di euro a delinquenti, fornendogli motovedette. La guardia costiera libica è composta da varie milizie, una di queste è comandata da una persona che è stata comandata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu perché è un conclamato trafficante di esseri umani. Il trafficante di esseri umani, giustamente additato da Salvini e dal governo, non è qui, è lì. Il governo deve rendersi conto che sta aiutando i trafficanti”.

Sull’inchiesta di Repubblica che ha rivelato che la Germania riporta in Italia i migranti via aereo. “Se si tratta di naufraghi noi dobbiamo escludere che si tratti di migranti e che siano soggetti al regolamento di Dublino. Quando si è andati a discutere del regolamento di Dublino bisognava mettere in campo proprio questo. I rimpatri sono sostanzialmente fermi, ci restituiscono 1200 persone dalla Germania, questo è il fallimento della politica di Salvini. La questione dei dublinanti andava affrontata quando si parlava di Dublino, ma noi non ci siamo in quelle sedi”.

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