Giovanni Veronesi parla a 360°: le rivelazioni su Valeria Solarino, Francesco Nuti, Pieraccioni, Favino, Papaleo e Asia Argento

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Le parole dello sceneggiatore Giovanni Veronesi nella notte a Radio 2

Giovanni Veronesi è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta ogni notte dall’1.30 alle 6.00 del mattino.

Lo sceneggiatore, scrittore e regista italiano, che su Rai Radio2 conduce quotidianamente il programma “Non è un Paese per giovani”, ha parlato un po’ di sé: “Il mio debutto è stato da attore. Sono andato a rompere le scatole a Pupi Avati, una domenica, mentre mangiava i tortellini a Via del Babuino. Mi inventai che mi mandava lì un’amica di Bologna, con la scusa che io suonavo il clarinetto e lui era un grande collezionista di clarinetti. Lui capì che in realtà volevo fare cinema e mi liquidò dicendomi che se un giorno avesse avuto un ruolo per me mi avrebbe chiamato. Dopo sei mesi mi arrivò una sua lettera in cui diceva che si ricordava di me e mi chiedeva se mi andasse di fare un provino per un suo film, ‘Gita scolastica’. Fu di parola“.

Sull’incontro con Pieraccioni: “E’ avvenuto per colpa o merito di Rita Cecchi Gori, che lo mandò da me con un soggetto. A lui piacevano tanto i film di Nuti, che avevo scritto io. All’inizio un po’ lo schifai, arrivava sempre il 24 dicembre, quando sapeva che io ero a Prato. Era già famoso in Toscana, faceva cabaret. Rita mi disse che le piaceva questo soggetto, di metterci le mani, di fare sceneggiatura e regia del film ‘I Laureati’. Io dissi che la regia era meglio che l’avesse fatta Pieraccioni. Lui all’inizio non voleva, ma dopo due settimane aveva già capito tutto. E poi è diventato Pieraccioni“.

Su Francesco Nuti: “E’ la mia nota dolente. Perché forse non ho capito in tempo quello che stava succedendo. E quando l’ho capito ho tentato, forse maldestramente, di aiutarlo. Io non sono uno psicologo, ho anche io i miei limiti, quando una persona beve, quando una persona è alcolizzata, non so come trattarla. E poi ero più giovane, mi spaventai, pensai che anche io stavo rischiando, che il pericolo incombeva anche nella mia vita. A un certo punto gli dissi che noi due non andavamo più d’accordo, e che lui doveva curarsi. Alla fine è tutto è degenerato. Prima che lui si facesse male siamo tornati amici, abbiamo ripreso a vederci, ma lui non era più lo stesso. Ho questa remora, forse se mi capitasse adesso una cosa del genere saprei come comportarmi. E’ stata una cosa che ci ha travolti, per me Francesco è sempre stato un fratello. A parte il lavoro che abbiamo fatto insieme, i film che abbiamo scritto, il successo che abbiamo avuto, io lo amavo proprio come persona, mi piaceva, era generoso, speciale, unico. Averlo perso in gran parte, per me è stato un bello choc. Ogni volta che posso, che ho tempo, che mi va, vado a trovarlo. Vivo insieme a lui questa vita silenziosa, però altrettanto importante per me. Certe persone dicono che forse per lui sarebbe stato meglio morire. Io ci ho pensato bene prima di rispondermi, credo che la vita anche se ridotta ai minimi termini, basta che ti faccia fare un sorriso e già ne vale la pena di viverla“.

Giovanni Veronesi ha parlato anche della sua compagna, l’attrice Valeria Solarino: “Stare con me l’ha vincolata nel lavoro, perché gli altri registi non prendono volentieri a lavorare la donna del regista. Lei è una persona straordinaria. E’ una persona che ti impone di essere migliore. Io sono migliore quando sto con lei. Ci siamo conosciuti sul set, a Santorini. Un posto meraviglioso, a picco sul mare. Passavo sempre davanti alla sua camera al mattino sperando di incontrarla per fare colazione insieme. Colazione dopo colazione, ci siamo messi insieme. Credo che abbia contato il fatto che io vivo per questo mestiere, che non saprei fare altro, e anche lei è così. Siamo molto monotematici, parliamo di questo, ci piace vivere attraverso le cose che facciamo, non abbiamo figli, magari la maggior parte delle persone si annoierebbe molto alle nostre cene“.

Sugli attori più bravi che ha diretto: “Elio Germano è un fuoriclasse. Favino è un fuoriclasse. Rubini e Papaleo anche. Sono tutte persone che hanno un istinto animalesco verso la macchina da presa. E’ come se la macchina fosse attratta da questi attori. Magari la gente non se ne accorge, ma io lo vedo. Nel cinema italiano ci sono sei o sette fuoriclasse, compresa Margherita Buy“.

Sul #metoo: “E’ stato utile per dare una regolata generale un po’ a tutti. Però negli specifici casi non lo so. Queste ragazze alla fine un po’ sprovvedute e un po’ umiliate non so se pensano in questo momento di aver fatto bene a denunciare questo o quello. Vedo anche Asia, per aver detto la sua verità improvvisamente il mondo le si è ritorto contro. E’ stata addirittura accusata lei di violenza. Ha vissuto un paradosso quella ragazza, ha vissuto veramente un mondo al contrario. Come concetto, come visione, il metoo è giusto. Poi nei casi specifici vai a guardare e vedi che nella maggior parte dei casi queste ragazze sono quelle che ne hanno pagato doppiamente le conseguenze“.

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